ArticoloWelfare
Per contrastare la povertà: una proposta di riforma del Reddito di cittadinanza
Negli ultimi mesi le controversie politiche hanno trasformato il Reddito
di cittadinanza (RdC) nel simbolo del divanismo assistenziale e
della mollezza statale. Sono in troppi a sottolineare come il sussidio
vada nelle tasche sbagliate e pochi a ricordare come tuteli milioni di veri
poveri e sia stato un argine alla povertà nei mesi più bui della pandemia.
Attualmente ne beneficiano oltre 3,5 milioni di cittadini, quando, secondo
l’ISTAT, i poveri assoluti (cioè coloro che non dispongono di un reddito
sufficiente ad acquistare un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali) sono
oltre 5,5 milioni 1. C’è chi usa questo dato per affermare che il RdC non è
efficace, visto che non copre una parte rilevante delle famiglie in povertà
assoluta. La critica diventa ancor più accesa se si considera che dal lato della
lotta alla povertà di reddito e dell’inclusione sociale il RdC risulta
efficace solo in parte e a macchia di leopardo, e dal lato dell’inclusione
lavorativa mostra ancora vistose carenze. Non sono rilievi da sottovalutare. Ma gli studi compiuti da alcuni membri del comitato scientifico
dell’Alleanza contro la povertà dimostrano che senza i sussidi attivati durante
la pandemia, compreso il Reddito di emergenza, i poveri assoluti in Italia
sarebbero aumentati di oltre tre milioni di unità, anziché di uno solo. [Per continuare la lettura
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