ArticoloOsservatorio

Sguardi urbani sul futuro

Intervista a Elena Granata a cura di Giuseppe Riggio SJ
Fascicolo: ottobre 2024

Prima che vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore della 50ª Settimana sociale, lei è un’urbanista: da questa prospettiva legge la realtà sociale e la sua evoluzione, e si interroga anche sulla democrazia e la partecipazione. In questa veste, quali temi ritiene prioritari per la costruzione di una società più vivibile, democratica, partecipativa?

 

Senza esitazione, posso dire che oggi sono due i temi che mi stanno a cuore. Il primo è la rigenerazione: dare una seconda vita ai luoghi, far rinascere qualcosa che ha perso vitalità, spirito, energia, anche economica. Qui è in gioco la qualità di vita, l’abitabilità dei luoghi, il diritto alla casa e a spazi belli. Il secondo è salvaguardare la salute e mettere in sicurezza le comunità e i luoghi rispetto alla crisi climatica. Vent’anni fa non avrei insegnato queste cose, ma l’urbanistica o è contemporanea o non esiste. Oggi il contemporaneo e i giovani ci chiedono strumenti per gestire la crisi climatica e per migliorare il benessere e la qualità degli spazi dove si vive.

Se penso all’Italia, ho l’impressione che il lavoro degli urbanisti sia poco considerato in questa prospettiva, a differenza di quanto avviene a livello internazionale. Nel nostro Paese l’urbanistica non ha una grande tradizione culturale e si ritiene che l’architetto possa svolgere il ruolo dell’urbanista, ma al contempo vi sono tante figure di innovatori urbani, che in un mio libro ho chiamato placemaker. Si tratta di un profilo ibrido, con competenze multidisciplinari, con un ruolo più di regia, in grado di inventare il nuovo a partire da quanto già esiste nei territori, di mettere mano alla città esistente per farla funzionare. L’attuale organizzazione spaziale delle città non coincide con i bisogni delle persone: da qui la necessità di inventare modalità diverse. Con creatività e immaginazione, urbanisti, imprenditori civili, sindaci illuminati, preti di strada rigenerano il territorio, promuovono i valori locali, pur non essendo stati incaricati da nessuno. [continua]

 

 

 

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