ArticoloOsservatorio
Sguardi urbani sul futuro
Intervista a Elena Granata a cura di Giuseppe Riggio SJ
Prima che vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore della
50ª Settimana sociale, lei è un’urbanista: da questa prospettiva legge la
realtà sociale e la sua evoluzione, e si interroga anche sulla democrazia
e la partecipazione. In questa veste, quali temi ritiene prioritari per la
costruzione di una società più vivibile, democratica, partecipativa?
Senza esitazione, posso dire che oggi sono due i temi che mi stanno a
cuore. Il primo è la rigenerazione: dare una seconda vita ai luoghi, far
rinascere qualcosa che ha perso vitalità, spirito, energia, anche economica.
Qui è in gioco la qualità di vita, l’abitabilità dei luoghi, il diritto alla casa e
a spazi belli. Il secondo è salvaguardare la salute e mettere in sicurezza
le comunità e i luoghi rispetto alla crisi climatica. Vent’anni fa non
avrei insegnato queste cose, ma l’urbanistica o è contemporanea o non esiste.
Oggi il contemporaneo e i giovani ci chiedono strumenti per gestire la crisi climatica e per migliorare il
benessere e la qualità degli spazi
dove si vive.
Se penso all’Italia, ho l’impressione
che il lavoro degli urbanisti
sia poco considerato in
questa prospettiva, a differenza
di quanto avviene a livello internazionale.
Nel nostro Paese
l’urbanistica non ha una grande
tradizione culturale e si ritiene
che l’architetto possa svolgere
il ruolo dell’urbanista, ma al
contempo vi sono tante figure
di innovatori urbani, che in un
mio libro ho chiamato placemaker.
Si tratta di un profilo ibrido, con competenze multidisciplinari, con
un ruolo più di regia, in grado di inventare il nuovo a partire da quanto già
esiste nei territori, di mettere mano alla città esistente per farla funzionare.
L’attuale organizzazione spaziale delle città non coincide con i bisogni
delle persone: da qui la necessità di inventare modalità diverse. Con
creatività e immaginazione, urbanisti, imprenditori civili, sindaci illuminati,
preti di strada rigenerano il territorio, promuovono i valori locali, pur
non essendo stati incaricati da nessuno. [continua]
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