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Proposte dell’Unione Europea per un’economia a basse emissioni

Fascicolo: ottobre 2021

al 31 ottobre al 12 novembre si terrà a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26). In questa sede, saranno oggetto di discussione i piani di impegno adottati dai Paesi partecipanti per ridurre le emissioni globali di gas serra. L’Unione Europea (UE) si presenta a questo appuntamento con un piano d’azione già adottato: il Green Deal, un pacchetto legislativo che punta a “decarbonizzare” l’economia europea, cioè a favorire la transizione verso un modello nel quale le emissioni nette di gas climalteranti, cioè le emissioni al netto degli assorbimenti, siano pari a zero. In questo articolo vedremo in che modo l’UE sta progettando questo cammino. In particolare, come caso di studio, approfondiremo la proposta del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), uno strumento di politica fiscale che intende incoraggiare un’economia a basso impatto di gas climalteranti. L’esempio consentirà di mettere a fuoco le complessità dello scenario internazionale nel quale si esprime l’impegno europeo.

 

Decarbonizzare l’economia: il Green Deal e “Fit for 55”

Il Green Deal è il principale strumento con il quale l’UE punta all’obiettivo di un’economia a impatto climatico zero entro il 2050. Alcuni passi in questa direzione sono già stati fatti: tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas climalteranti nell’Unione sono scese del 23%. Questo trend, tuttavia, porterebbe a ridurre le emissioni nette soltanto del 60% entro il 2050. Il Green Deal mira quindi a rendere più ambiziosa l’azione europea per il clima. Per questo scopo, sarà necessario rivedere i principali strumenti della politica climatica dell’UE: il sistema di scambio di quote di emissioni, gli obiettivi climatici degli Stati membri, la regolamentazione dell’uso del suolo, gli strumenti di fissazione dei prezzi e l’imposizione fiscale, specialmente per quanto riguarda la tassazione dei prodotti energetici.

 

Le ambizioni del Green Deal implicano un fabbisogno importante di investimenti: secondo le stime della Commissione europea, per conseguire gli obiettivi del 2030 saranno necessari investimenti extra di circa 26 miliardi di euro all’anno (Commissione europea 2019, 285), che equivalgono a circa l’1,5% del PIL europeo del 2018. Il 30% del fondo InvestEU, il programma dell’UE per l’occupazione e la crescita, varato nel 2019, sarà destinato alla lotta ai cambiamenti climatici. La Banca europea per gli investimenti (BEI) porterà al 50%, nei prossimi quattro anni, la quota destinata a finanziamenti “verdi”. Gli investimenti pubblici non sono tuttavia sufficienti: è indispensabile mobilitare anche i capitali privati nella transizione ecologica.

 

Gli interventi necessari per raggiungere l’obiettivo sono fortemente interconnessi in tutti i settori economici: questo richiede di portare attenzione ai potenziali conflitti tra obiettivi economici, ambientali e sociali, in particolare in quelle regioni europee con un profilo economico più dipendente dal carbone. Queste dovranno essere oggetto di interventi di sostegno, attingendo a fonti di finanziamento del bilancio dell’UE e della BEI, per orientare gli investimenti verso progetti sostenibili e per garantire l’occupazione, anche mediante programmi di riqualificazione professionale, per i lavoratori dei settori più dipendenti dal carbone. [Continua]

 

 

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