al 31 ottobre al 12 novembre si terrà a Glasgow la ventiseiesima
Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico
(COP26). In questa sede, saranno oggetto di discussione i piani
di impegno adottati dai Paesi partecipanti per ridurre le emissioni globali
di gas serra. L’Unione Europea (UE) si presenta a questo appuntamento
con un piano d’azione già adottato: il Green Deal, un pacchetto legislativo
che punta a “decarbonizzare” l’economia europea, cioè a
favorire la transizione verso un modello nel quale le emissioni nette di
gas climalteranti, cioè le emissioni al netto degli assorbimenti, siano pari
a zero. In questo articolo vedremo in che modo l’UE sta progettando
questo cammino. In particolare, come caso di studio, approfondiremo la
proposta del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), uno strumento
di politica fiscale che intende incoraggiare un’economia a basso
impatto di gas climalteranti. L’esempio consentirà di mettere a fuoco le
complessità dello scenario internazionale nel quale si esprime l’impegno
europeo.
Decarbonizzare l’economia: il Green Deal e “Fit for 55”
Il Green Deal è il principale strumento con il quale l’UE punta all’obiettivo
di un’economia a impatto climatico zero entro il 2050. Alcuni passi
in questa direzione sono già stati fatti: tra il 1990 e il 2018 le emissioni di
gas climalteranti nell’Unione sono scese del 23%. Questo trend, tuttavia,
porterebbe a ridurre le emissioni nette soltanto del 60% entro il 2050.
Il Green Deal mira quindi a rendere più ambiziosa l’azione europea per
il clima. Per questo scopo, sarà necessario rivedere i principali strumenti
della politica climatica dell’UE: il sistema di scambio di quote di emissioni,
gli obiettivi climatici degli Stati membri, la regolamentazione dell’uso del
suolo, gli strumenti di fissazione dei prezzi e l’imposizione fiscale, specialmente
per quanto riguarda la tassazione dei prodotti energetici.
Le ambizioni del Green Deal implicano un fabbisogno importante
di investimenti: secondo le stime della Commissione europea, per conseguire
gli obiettivi del 2030 saranno necessari investimenti extra di circa
26 miliardi di euro all’anno (Commissione europea 2019, 285), che equivalgono
a circa l’1,5% del PIL europeo del 2018. Il 30% del fondo InvestEU,
il programma dell’UE per l’occupazione e la crescita, varato nel 2019, sarà
destinato alla lotta ai cambiamenti climatici. La Banca europea per gli investimenti
(BEI) porterà al 50%, nei prossimi quattro anni, la quota destinata
a finanziamenti “verdi”. Gli investimenti pubblici non sono tuttavia sufficienti:
è indispensabile mobilitare anche i capitali privati nella transizione
ecologica.
Gli interventi necessari per raggiungere l’obiettivo sono fortemente
interconnessi in tutti i settori economici: questo richiede di portare
attenzione ai potenziali conflitti tra obiettivi economici, ambientali e
sociali, in particolare in quelle regioni europee con un profilo economico
più dipendente dal carbone. Queste dovranno essere oggetto di interventi
di sostegno, attingendo a fonti di finanziamento del bilancio dell’UE e
della BEI, per orientare gli investimenti verso progetti sostenibili e per
garantire l’occupazione, anche mediante programmi di riqualificazione
professionale, per i lavoratori dei settori più dipendenti dal carbone. [Continua]
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