ArticoloDieci anni con papa Francesco

L’energia che viene dall’incontro personale con il Signore

Fascicolo: marzo 2023

«Non si era mai visto!»: quante volte lo abbiamo detto o pensato di fronte a un gesto o a una parola di papa Francesco che apriva una porta, lasciando intravedere la possibilità di qualcosa di nuovo. L’infografica che segue alle pp. 158-159 riepiloga molti di questi momenti, dando una idea della molteplicità delle direzioni verso cui puntano. Piuttosto che sceglierne alcuni per commentarli, in questa occasione ci sembra più interessante provare a indagarne le radici profonde: qual è la fonte della carica di energia che papa Francesco ha saputo trasmettere alla Chiesa e al mondo fin dalla sua prima comparsa sul balcone di San Pietro? Qual è la forza che tiene uniti gesti e parole che a prima vista possono apparire persino disparati?

La gioia del Vangelo

Per trovare una risposta riprendiamo in mano l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, con cui, a nove mesi di distanza dalla sua elezione, papa Francesco presenta il proprio programma. Si apre con parole che lo condensano in maniera efficace: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù». La gioia è il leitmotiv del pontificato di papa Bergoglio, ne attraversa tutti i documenti, comparendo spesso fin dal titolo. Ancora più interessante è riflettere sull’indole comunicativa di queste parole: non svolgono un’argomentazione dottrinale, né formulano una esortazione morale, ma parlano in forza di una profonda esperienza personale. Appartengono al registro della testimonianza o della condivisione, che riemerge assai spesso negli interventi di papa Francesco, che si tratti di semplici discorsi o catechesi, o di documenti di maggiore ampiezza e impegno, fino a lasciare spazio, in alcuni casi, a una narrazione in prima persona. La fonte di energia a cui costantemente attinge è dunque dell’ordine dell’esperienza: l’incontro intimo, personale e diretto con il Signore e con la forza del suo Spirito, che irrompe generando novità e mettendo le persone in movimento. Si tratta di un dinamismo che integra tutte le dimensioni della persona, articolando quella intellettuale e quella emotiva.

In una recente catechesi, papa Francesco descrive il frutto che nasce dall’incontro con il Signore, cioè appunto la gioia, ricorrendo a un termine “tecnico” della tradizione spirituale ignaziana, la consolazione. Si percepisce subito che parla di sé, di qualcosa che ha vissuto, ed è su questo piano e con questa forza che interpella i suoi ascoltatori. Da una parte spinge coloro che come lui hanno incontrato la gioia del Vangelo a unirsi per annunciarla a tutti; dall’altra invita chi ancora non l’ha provata a fidarsi del desiderio che lo spinge a cercarla e della testimonianza di chi afferma di averla vissuta.

La pratica del discernimento

La gioia del Vangelo è una esperienza così intensa e totalizzante da diventare il criterio che guida le scelte: si va dove si intuisce di poterla trovare. Diventa così anche misura dell’autenticità della fede: se si incontra il Signore, non può non sgorgare la gioia. A scongiurare il rischio di ingenuità interviene la consapevolezza, ben attestata in tutta la tradizione della spiritualità cristiana, che ci sono altre gioie che apparentemente assomigliano a quella del Vangelo, ma in realtà non sono autentiche, perché svaniscono senza appagare fino in fondo il nostro desiderio: «Nella vita spirituale avviene qualcosa di simile a quanto capita nelle produzioni umane: ci sono gli originali e ci sono le imitazioni»1.

Diventa allora cruciale imparare a distinguerle: è questa la funzione originaria del discernimento – altro termine chiave di questo pontificato –, setacciando le risonanze che gli avvenimenti e gli incontri mettono in moto nel cuore di ciascuno. Il discernimento è una bussola “tarata” per sintonizzarsi sul magnetismo della gioia del Vangelo. Per questo diventa uno strumento per riconoscere dove il Signore è presente, e quindi compiere scelte che ci conducano a seguire i suoi passi. Incontriamo qui un punto fondamentale, su cui non mancano equivoci e malintesi: poiché punta all’incontro con il Signore, che è vivo e operante nella storia personale e collettiva, il discernimento valorizza l’intimità della persona, ma non è mai intimistico, e la consolazione a cui fa riferimento non può essere confusa con un generico benessere psicologico autoreferenziale. Piuttosto ci butta con decisione nel mondo e nelle sfide che la storia ci propone, consapevoli della forza della tradizione, ma attenti alle novità del nostro tempo, come la crisi socioambientale a cui dà risposta l’ecologia integrale, senza paura di percorrere strade nuove, come nel caso del dialogo che ha condotto al Documento di Abu Dhabi, o entrare in relazione con attori inconsueti, quali i movimenti popolari, e battersi per l’inclusione di chi è ai margini.

L’analisi dell’approccio con cui papa Francesco affronta i tre esempi citati mostra bene come il discernimento consenta di entrare in dialogo con la realtà senza assumere passivamente posizioni altrui, ma scandagliando il tesoro di cui si è portatori scoprendovi ricchezze insospettate, che consentono di fare un passo in avanti e acquisire una nuova consapevolezza della propria stessa identità, come quel padrone di casa del Vangelo di Matteo, «che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Matteo 13,52). Il discernimento non è smania di novità, perché non può prescindere dal legame con il Vangelo, con la tradizione che lo rende accessibile e con la comunità dei credenti che lo annuncia. Ma è anche un dono dello Spirito, che porta il segno della sua imprevedibilità: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Giovanni 3,8).

Compagni nella gioia

A testimonianza di questa imprevedibilità, le traiettorie che conducono le persone a sperimentare la gioia del Vangelo sono molte e diversificate: ciascuno ha la propria. Ma non per questo sono condannate alla reciproca estraneità: ascoltandone il racconto, per quanto possa apparire lontano, ai limiti dell’inimmaginabile, qualcosa entra in risonanza nel profondo e permette di riconoscerne l’autenticità. È grazie a questo che vocazioni e carismi diversi possono riconoscersi a vicenda, incontrarsi ed entrare in comunicazione. Anzi, è proprio il riconoscimento da parte della comunità, alla luce della Parola di Dio e della tradizione, a confermare a ciascuno l’affidabilità della propria esperienza e dei frutti del proprio discernimento.

La gioia del Vangelo svolge dunque anche questo fondamentale ruolo di mediazione: dalla sua condivisione nasce una fiducia che permette alle persone di incontrarsi al di là delle forme concrete dell’esperienza, delle categorie e del linguaggio con cui la si esprime, del retroterra culturale e anche ideologico di provenienza. Le differenze non vengono cancellate, ma smettono di occupare tutto il campo visivo, lasciando spazio alla possibilità di costruire un legame e di approfondirlo camminando insieme.

È su questo terreno che si gioca la possibilità di costruire una Chiesa sinodale, per usare un altro termine chiave del pontificato di papa Francesco. Camminare insieme come comunità capace di costruire unità nella diversità e di resistere alla tentazione dell’uniformità non può essere frutto di una ingiunzione moralistica o di uno sforzo volontaristico; richiede un atto di fiducia nel fatto che lo Spirito sta davvero operando in ciascuno dei compagni di cammino. Questo atto è più facile quando si dispone di una mediazione che consente a ciascuno di riconoscere le tracce della presenza del Signore nel cammino degli altri: allora diventa possibile cominciare a fidarsi non solo dello Spirito, magari un po’ in astratto, ma anche dei concreti compagni di cammino.

Al di là di ogni previsione e di ogni possibilità di programmarlo, è questo che sta succedendo nei cammini sinodali in cui da ormai un anno e mezzo è impegnata la Chiesa in tutto il mondo. Il metodo della conversazione spirituale, ispirato alla dinamica del discernimento, permette alle persone di incontrarsi sul terreno delle emozioni profonde, cioè della gioia, e di trovare il coraggio di uscire da steccati e fortini per muovere un passo verso e con l’altro. Accade nei gruppi sinodali a livello parrocchiale, ma anche nelle Assemblee continentali in corso nel primo trimestre del 2023. È il caso di quella europea, svoltasi a Praga dal 5 al 12 febbraio 2023, in cui per la prima volta si sono riuniti non solo i vescovi europei, ma delegati di ogni Chiesa che rappresentavano le diverse componenti del Popolo di Dio (donne e uomini, laici, consacrati e sacerdoti). Si è messo in moto qualcosa, il che non era affatto scontato, vista la differenza delle sensibilità e – dobbiamo riconoscerlo – anche le forti tensioni. L’Assemblea si è conclusa ribadendo la determinazione di andare avanti insieme e continuare a incontrarsi, anche sui temi più difficili: «Desideriamo che questa Assemblea Continentale non resti una esperienza isolata, ma diventi un appuntamento periodico, fondato sull’adozione generalizzata del metodo sinodale che permei tutte le nostre strutture e procedure a tutti i livelli. In questo stile sarà possibile affrontare i temi su cui i nostri sforzi hanno bisogno di maturare e intensificarsi: l’accompagnamento delle persone ferite, il protagonismo dei giovani e delle donne, l’apertura ad apprendere dalle persone emarginate...»2.

Papa Francesco non ha preso parte all’Assemblea di Praga, né alle altre Assemblee continentali. Certo era presente attraverso i molti riferimenti al suo magistero negli interventi dei delegati. Ma lo era per una ragione ancora più profonda: il Sinodo 2021-2024, con tutte le sue tappe, è possibile perché papa Francesco ha preso l’iniziativa di lanciarlo, fidandosi della sua esperienza di incontro con lo Spirito, la sua libertà e la sua creatività. Ma soprattutto ha deciso di coinvolgere la Chiesa intera, sfidandola a fare lo stesso: abbiamo un capitale di gioia sufficiente per accogliere e vincere la sfida di camminare insieme?

 

 

1 Papa Francesco, La consolazione, Udienza generale del 23 novembre 2022.

2 “Assemblea continentale europea: raccomandazioni conclusive”, <www.ccee.eu/assemblea-continentale-europea-raccomandazioni-conclusive>.

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