ArticoloWelfare
Che cosa succederà dopo il Reddito di cittadinanza?
Le misure di contrasto alla povertà del Governo Meloni
Il provvedimento del Governo Meloni noto come Decreto Lavoro 1, approvato
dal Parlamento a fine giugno 2023, prevede sostanziali modifiche
in tema di misure di contrasto alla povertà. In particolare sostituisce
parzialmente il Reddito di cittadinanza (RdC) già a partire dall’anno
in corso e completamente dal 1º gennaio 2024.
In questo articolo si esamineranno i tratti principali della nuova legge,
identificandone gli elementi di maggior impatto sulla vita delle persone,
adottando il punto di vista di Caritas italiana, che con i poveri e la povertà
ha a che fare quotidianamente. Pur essendo troppo presto per formulare
considerazioni sulle modalità concrete di attuazione della riforma nei diversi
territori, è già possibile prendere in esame il disegno della nuova misura
e vagliarne i principali cambiamenti rispetto al RdC. Da questa operazione
si possono trarre spunti utili per commentare le scelte del Governo, prefigurare quanto accadrà e, di conseguenza, orientare le azioni dei diversi
attori, pubblici e del privato sociale, in base al nuovo assetto normativo.
Il percorso che ha condotto alla riforma
La riforma del RdC arriva dopo un periodo di dibattito pubblico tumultuoso.
Negli ultimi anni infatti, il tema della povertà e dei modi per
contrastarla si è fortemente politicizzato, in particolare da quando, nel
2018, il Movimento 5 Stelle ha fatto del RdC un provvedimento bandiera.
Come molti ricorderanno, l’approvazione del RdC fu salutata come il modo
per “abolire la povertà” e trovare un’occupazione ai beneficiari. Appena è
stato evidente che non sarebbe riuscito a produrre questi effetti (troppo)
ambiziosi, la misura, e con essa i poveri che la percepiscono, è stata attaccata
da più parti. Il programma della coalizione di centrodestra per le
elezioni del 2022 proponeva la completa sostituzione del RdC con altre
misure, come poi è avvenuto con il Decreto Lavoro. Rispetto al RdC, la
riforma introduce una significativa differenza nella definizione della platea
dei beneficiari, aprendo una frattura tra due categorie: chi può lavorare e chi
no. Risultano invece molto simili al caso del RdC il modo e l’urgenza con
cui la riforma è stata elaborata e approvata (Caritas italiana 2023a). [Continua]
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