Tensioni da abitare. Uno sguardo biblico sui confini della Terra promessa
«From the river to the sea, Palestine will be free» è lo slogan che
abbiamo ascoltato scandire nelle innumerevoli manifestazioni a
sostegno della Palestina da quando, il 7 ottobre 2023, si è riacceso
il conflitto con gli attacchi di Hamas e la risposta israeliana a Gaza.
Il fiume in questione è il Giordano, il mare è il Mediterraneo. Eppure, le
due fasce azzurre sulla bandiera dello Stato di Israele rappresentano quelle
stesse acque, che delimitano i confini attuali di Israele. Due popoli rivendicano
i medesimi confini che, nel corso della storia, sono stati
continuamente modificati, in un confronto continuo tra le istanze politiche
e simboliche di definizione, cioè tra i valori di riferimento, le grandi
narrazioni e gli immaginari che accompagnano questi confini.
L’immaginario con il quale, probabilmente, tutti abbiamo più confidenza
proviene dalla tradizione biblica e narra di una terra promessa, la cui
estensione è, appunto, dal fiume al mare. Ma è davvero sicuro che la terra
della promessa biblica si estenda proprio dal Giordano al Mediterraneo? O
è possibile anche andare oltre e spingersi a cercare un’interpretazione alternativa?
È l’esercizio che proveremo a svolgere in queste pagine, mettendo
a confronto la definizione dei confini della terra promessa nel capitolo 34
del Deuteronomio e nel primo capitolo del Libro di Giosuè. Scopriremo così
come la tensione tra i due testi offra spunti per interpretare, anche oggi, la
questione dei confini.
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