Per chi proviene dall’impegno in ambito ecclesiale e dall’aver preso parte
a processi educativi e formativi relativi all’ambito sociopolitico, nel
ruolo sia di promotore sia di fruitore, il misurarsi in prima persona
con la dimensione della politica attiva, a partire dalla partecipazione alle
elezioni, mette a dura prova conoscenze, competenze e atteggiamenti acquisiti.
È quanto ho sperimentato personalmente, quando ho presentato la mia
candidatura alle elezioni amministrative di Benevento nell’ambito di una lista
civica, creata con amici legati da un comune impegno ecclesiale e associativo,
e ho deciso di passare dall’ambito dell’impegno ecclesiale a quello politico.
Fino a quel momento, oltre alla mia attività professionale, sono stato per
diversi anni direttore diocesano dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro,
incarico da cui mi sono dimesso quando ho deciso di candidarmi, e sono
stato per tredici anni coordinatore di CIVES – Laboratorio di formazione
al bene comune, un’esperienza di educazione alla cittadinanza attiva molto
apprezzata nel territorio.
Riflettendo sulla mia esperienza, ho cercato di ricavare elementi di
rilettura critica dei modelli formativi sperimentati e di formulare alcuni
spunti per aiutare chi si cimenta nell’agone politico a “reggere” il ruolo
del candidato o, più ampiamente, di organizzatore di una lista elettorale,
e poi, se eletto, a svolgere al meglio possibile l’incarico politico. Ritengo
infatti che chi ha già fatto un’esperienza politica, vissuta con passione e in
pienezza, sia una fonte imprescindibile a cui attingere per mettere a punto
iniziative più rispondenti alla realtà.
Volendo sintetizzare con un’espressione l’esperienza dell’immersione
nel mare tempestoso di una campagna elettorale, viene spontaneo dire:
«È tutto un altro mondo, un’altra cosa rispetto a quanto prefigurato
nei nostri percorsi formativi». La metafora del nuoto aiuta a comprendere
bene che solo gettandosi in acqua è possibile imparare a non annegare. A
questo proposito è molto efficace una frase di Massimo Gramellini: «Ci
vuole l’azione. Finché continui a rimanere a bordo vasca, a discettare sulla
temperatura dell’acqua, non riuscirai mai a nuotare. Cerca un trampolino,
chiudi gli occhi e tuffati» (Cuori allo specchio, Longanesi, Milano 2012). [Continua]
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