Misurarsi con la politica. Un cattolico racconta la sua esperienza

Fascicolo: febbraio 2022

Per chi proviene dall’impegno in ambito ecclesiale e dall’aver preso parte a processi educativi e formativi relativi all’ambito sociopolitico, nel ruolo sia di promotore sia di fruitore, il misurarsi in prima persona con la dimensione della politica attiva, a partire dalla partecipazione alle elezioni, mette a dura prova conoscenze, competenze e atteggiamenti acquisiti. È quanto ho sperimentato personalmente, quando ho presentato la mia candidatura alle elezioni amministrative di Benevento nell’ambito di una lista civica, creata con amici legati da un comune impegno ecclesiale e associativo, e ho deciso di passare dall’ambito dell’impegno ecclesiale a quello politico. Fino a quel momento, oltre alla mia attività professionale, sono stato per diversi anni direttore diocesano dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, incarico da cui mi sono dimesso quando ho deciso di candidarmi, e sono stato per tredici anni coordinatore di CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune, un’esperienza di educazione alla cittadinanza attiva molto apprezzata nel territorio.

 

Riflettendo sulla mia esperienza, ho cercato di ricavare elementi di rilettura critica dei modelli formativi sperimentati e di formulare alcuni spunti per aiutare chi si cimenta nell’agone politico a “reggere” il ruolo del candidato o, più ampiamente, di organizzatore di una lista elettorale, e poi, se eletto, a svolgere al meglio possibile l’incarico politico. Ritengo infatti che chi ha già fatto un’esperienza politica, vissuta con passione e in pienezza, sia una fonte imprescindibile a cui attingere per mettere a punto iniziative più rispondenti alla realtà.

 

Volendo sintetizzare con un’espressione l’esperienza dell’immersione nel mare tempestoso di una campagna elettorale, viene spontaneo dire: «È tutto un altro mondo, un’altra cosa rispetto a quanto prefigurato nei nostri percorsi formativi». La metafora del nuoto aiuta a comprendere bene che solo gettandosi in acqua è possibile imparare a non annegare. A questo proposito è molto efficace una frase di Massimo Gramellini: «Ci vuole l’azione. Finché continui a rimanere a bordo vasca, a discettare sulla temperatura dell’acqua, non riuscirai mai a nuotare. Cerca un trampolino, chiudi gli occhi e tuffati» (Cuori allo specchio, Longanesi, Milano 2012). [Continua]

 

 

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