ArticoloScenari globali
Migranti climatici: una questione di diritti umani
Secondo una recente ricerca, il 2023 ha registrato almeno 12mila decessi
a causa di inondazioni, incendi, cicloni, tempeste e frane a livello
globale, il 30% in più rispetto al 2022. Si tratta di numeri elevatissimi,
anche tenendo in considerazione le statistiche degli eventi climatici catastrofici
del passato a livello globale.
Questi fenomeni colpiscono in modo
particolarmente intenso i Paesi e le popolazioni più povere del pianeta. Tra
i peggiori disastri del 2023 (Piemontese 2023) si registrano infatti il ciclone
Mocha in Myanmar, il ciclone Freddy in Mozambico e Malawi, il gelo
estremo in Afghanistan e la siccità in Amazzonia. A questi si aggiunge il
ciclone Daniel, che a settembre 2023 ha colpito la città di Derna in Libia, causando il crollo delle due dighe erette a sua protezione. Considerando il
solo caso della Libia, secondo i dati raccolti da un gruppo internazionale di
ricercatori aderenti all’iniziativa “World Weather Attribution”, le precipitazioni
estreme nel Paese nordafricano si ripetono in genere una volta ogni
300 o 600 anni, ma il cambiamento climatico antropogenico le ha rese 50
volte più probabili e del 50% più intense rispetto all’ipotesi di una temperatura
media globale rimasta ai livelli preindustriali (Zachariah et al. 2023).
In tali condizioni, diventa non solo necessario mantenere la sicurezza delle
infrastrutture, ma anche disporre di piani di mitigazione del rischio che
possano proteggere da eventi climatici potenzialmente sempre più violenti.
Il contrasto al cambiamento climatico è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda
2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che vede
tra i propri valori di riferimento il principio “Non lasciare indietro
nessuno” (Leave No One Behind, LNOB). Sebbene non sia legalmente vincolante,
esso può incentivare l’impegno globale a includere i più emarginati
e vulnerabili nel perseguimento di uno sviluppo che non abbia ripercussioni
negative sul nostro pianeta. Eppure, a meno di dieci anni dalla scadenza
fissata per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile
contenuti nell’Agenda 2030, vi sono popolazioni che rischiano di vedere
aggravate disuguaglianze e vulnerabilità preesistenti a fronte dei cambiamenti
climatici globali. [continua]
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