ArticoloElezioni Regionali 2023

Lombardia: quale futuro?

Intervista ai candidati alla presidenza di Regione Lombardia

Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia del 12-13 febbraio 2023 rappresentano un appuntamento significativo per il futuro del Paese. Non solo perché si tratta del primo test elettorale dopo le elezioni politiche che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ma soprattutto perché saranno chiamati alle urne più di 12 milioni elettori, praticamente uno su cinque.

Come Rivista, da sempre siamo attenti all'evoluzione delle dinamiche politiche e sociali italiane ed internazionali, per questo abbiamo ritenuto opportuno, a beneficio dei nostri lettori e dell'opinione pubblica, mettere questo spazio a disposizione di un confronto tra le differenti proposte che si candidano alla guida delle regioni Lazio e Lombardia per favorire un voto partecipato e consapevole.

Nei giorni scorsi abbiamo sottoposto sei domande ai candidati dei due territori, impegnandoci a pubblicare le risposte nel caso in cui almeno la metà di loro - si intende la metà per ogni Regione - avesse accolto la nostra proposta. Solo l'adesione all'intervista dei candidati lombardi ha rispettato questa indicazione.

Di seguito, cliccando sui nomi dei candidati presidente, potete leggere e confrontare direttamente le risposte alle singole domande. Mentre a questi link trovate l'intervista complessiva riguardante ogni candidato/a: Attilio Fontana, Pierfrancesco Majorino, Letizia Moratti.

 

1) La politica vive un periodo di disaffezione crescente, come evidenziato anche dal costante calo dell'affluenza alle urne: perché ha scelto di mettersi in gioco? Quale visione politica anima il suo impegno?

Ho voluto ricandidarmi con convinzione e grande motivazione, per proseguire il lavoro intrapreso. Abbiamo fatto molto in una legislatura segnata da due anni di terribile pandemia, un evento inimmaginabile e molto resta da completare. La mia visione politica è liberale e solidale e si sostanzia nei principi di solidarietà, libertà e sussidiarietà.
Credo che la politica debba riscoprire il coraggio della sfida della giustizia sociale e della lotta alle diseguaglianze. Per troppo tempo questo tema non è stato presente a dovere nell’agenda delle politiche lombarde. La politica, la buona politica deve essere inoltre un elemento innovativo e produttivo di grandi cambiamenti. Di ciò c'è bisogno. Prendiamo la Lombardia: abbiamo bisogno di ricostruire il sistema sociosanitario, oggi ingiusto e discriminante e di sostenere le imprese innovative. Sono entrambe facce della stessa medaglia.
Ho deciso di candidarmi alla guida della Lombardia, dopo aver visto, in un anno e mezzo di assessore alla Sanità, le molte criticità della Regione in vari settori: da almeno dieci anni, la Lombardia ha smesso di crescere. Quando sono arrivata, ho trovato una situazione disastrosa. Non voglio tornare sulle polemiche di quel difficle periodo, legate all’emergenza Covid. Ma solo per fare un esempio, non era neppure disponibile una reale mappatura delle liste d’attesa, per i ricoveri e per le visite specialistiche. La mia impressione è che tutti gli assessori lavorassero per conto proprio, con la logica del “silos”, senza che nessuno si incaricasse di dare al lavoro della Giunta una direzione di insieme. Eppure molte materie sono, per loro natura, inseparabili, come nel caso tipico di turismo e cultura. Il mio impegno è stato sempre legato a situazioni difficili e ho saputo ottenere risultati concreti. Non vi dico che situazioni critiche ho trovato, quando sono stata chiamata alla presidenza della Rai e al ministero dell’Istruzione. Da sindaco di Milano ho saputo conquistare Expo 2015, con le olimpiadi invernali di Milano-Cortina dobbiamo assolutamente bissare quel risultato.

2) Secondo lei, quali sono gli elementi che condizionano la qualità della vita dei cittadini in Lombardia? Quali azioni ritiene necessarie per migliorarla?

Sanità, ambiente, trasporti. Sulla prima porteremo avanti il lavoro per abbattere le liste d’attesa e garantire ai pazienti cronici una presa in carico completa. Sull’ambiente continueremo a favorire la transizione ecologica verso la decarbonizzazione del territorio e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Intendiamo portare avanti lo sviluppo sul territorio dell’economia circolare, mediante la creazione di filiere di prodotto per massimizzare la produzione di materie prime seconde. Accanto a questo favoriremo l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale.
Per quanto riguarda infine i trasporti prevediamo il potenziamento del trasporto veloce tra i principali centri urbani della Lombardia, attraverso nuove infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali, a partire dal completamento della Pedemontana. Ma anche l’aumento dell’efficienza della rete di trasporti al di fuori dei principali nodi urbani; la revisione del nodo ferroviario di Milano, creando una stazione passante per risolvere le problematiche strutturali legate alla concentrazione delle linee e alla contemporanea presenza di diverse tipologie di trasporto ferroviario in centro città.
La Lombardia va a velocità troppo diverse: nei servizi, nell'accesso al lavoro, nella concentrazione della ricchezza. La Regione non ha la bacchetta magica e mai la avrà ma deve favorire le politiche di coesione. E poi deve affrontare altri temi. Penso ai disagi vissuti dai pendolari, all'eccesso di burocrazia offerto alle imprese e cosi via. È come se la Lombardia non scommettesse sulla velocità e l'efficacia delle politiche. È un palazzo chiuso autoreferenziale. Dobbiamo metterla di più a contatto con le comunità dei lombardi.
In una regione come la Lombardia, una delle più ricche d’Europa, vi sono troppe sacche di povertà. L’inflazione si mangia i salari, molti giovani non trovano lavoro o sono pagati troppo poco. Dobbiamo superare il mismatch fra domanda e offerta di lavoro, con una lotta senza quartiere alla dispersione scolastica. Nessun giovane deve uscire dalla scuola senza almeno un diploma di apprendistato. Gli abitanti delle città, in primo luogo Milano, sono alle prese con una pessima qualità dell’aria, inquinata e pericolosa. I pendolari scontano tutti i giorni la gestione cattiva dei treni regionali da parte di Trenord (un servizio che noi vogliamo mettere a gara). Vi sono famiglie in difficoltà per i costi esorbitanti degli immobili e delle locazioni, un problema che provoca anche l’espulsione di commercianti e artigiani dai centri urbani. Gli agricoltori si scontrano con il problema della siccità. Alle liste d’attesa in sanità ho già accennato. Potrei continuare a lungo. Su tutti questi problemi e molti altri ancora, abbiamo elaborato un programma dettagliato, di 130 pagine, in cui tutte le criticità sono affrontate. Nel programma di Fontana, una ventina di paginette, non ne viene citata neppure una sola.

3) Quale idea ha dello sviluppo del territorio lombardo, e quali strategie ha in mente per promuoverlo?

La mia vision strategica ha l’obiettivo di mantenere il posizionamento della Lombardia come leader nazionale e migliorare la sua attrattività internazionale, avendo come punto di riferimento le persone e il miglioramento della loro qualità della vita e agendo su alcuni driver principali: le infrastrutture materiali e digitali, per connettere il territorio in tutte le sue aree e permettere di cogliere le opportunità legate alle trasformazioni tecnologiche anche in un’ottica di transizione ecologica; il sistema dei servizi al cittadino, mantenendo un ecosistema che permetta lo sviluppo delle potenzialità individuali, partendo dal benessere delle persone e sostenendo cittadini e famiglie; gli investimenti sul capitale umano come driver per migliorare competitività e produttività, integrando tra loro le filiere scuola, formazione, lavoro e impresa per garantire lo sviluppo delle competenze del futuro; le strategie di sviluppo territoriale per una Smart Land sempre più connessa e resiliente, potenziando la coesione e l’inclusione sociale e valorizzando il patrimonio paesaggistico e culturale della Regione e, al contempo, garantendo lo sviluppo sostenibile e la protezione delle biodiversità.
La Lombardia deve riconquistare le classifiche europee in fatto di crescita economica. Una volta il PIL lombardo cresceva come la Germania. Ora non più. Dobbiamo favorire la nascita di nuove realtà innovative e per questo propongo la detassazione dell’Irap per i primi 3 anni di attività. Ho intenzione di avviare un progetto di Green Industry che, partendo dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico di Regione, possa arrivare a generare 300.000 nuovi posti di lavoro. Perché la riconversione non è decrescita felice. Al contrario è incamminarsi verso il sistema produttivo e il lavoro del futuro. Voglio rilanciare la promozione del turismo in Lombardia sfruttando al meglio le opportunità offerte dalle Olimpiadi del 2026. E voglio puntare sulla cultura che in Lombardia è un giacimento non sfruttato come dovrebbe. Perché anche il diritto al bello genera lavoro e crescita. Umana ed economica.
Noi vogliamo lanciare un piano internazionale di marketing territoriale, con dei grandi “Road Show” nelle più importanti città del mondo, volto a valorizzare le tante eccellenze dei territori lombardi e a favorire l’esportazione dei prodotti delle nostre aziende manifatturiere. I nostri paesaggi e i centri storici devono attrarre più turisti, italiani e stranieri. La nostra agricoltura fornisce cibo e vino di assoluta qualità, e sono enormi le potenzialità di questo settore, che può fare crescere anche il turismo enogastronomico. Poi non bisogna dimenticare che sono in arrivo 11,5 miliardi del PNRR, che verranno gestiti da Regione e Comuni nelle infrastrutture, nei trasporti e nel digitale. Le imprese, i lavoratori, i commercianti e gli artigiani lombardi devono sapere che dal 13 febbraio avranno una Regione schierata al loro fianco per fare crescere l’economia e la qualità della vita.

4) A causa delle diverse crisi che il nostro Paese sta attraversando, un numero crescente di persone vive in condizioni di disagio economico e sociale. Secondo lei, quale può essere la chiave per ricostruire la coesione sociale in Regione Lombardia?

Le politiche di welfare e di sostegno alle famiglie continueranno ad essere un tema centrale per la Lombardia che guarda al futuro. Proseguirò e rafforzerò i percorsi che hanno già dato prova di efficacia e capacità di risposta ai bisogni. Attraverso il rafforzamento delle reti di prossimità, valorizzando il capitale relazionale e favorendo l’interconnessione dei cittadini con la comunità e con l’offerta del territorio. Ma anche attraverso la progettazione di servizi per specifici target, come anziani o disabili, personalizzati anche nelle forme e nei tempi di erogazione, definendo progetti individuali e di vita attraverso un approccio multidimensionale. Così come il rinnovo di misure importanti per i bimbi e gli studenti, come Nidi Gratis e Dote scuola.
E’ il tema centrale della mia campagna elettorale. Dobbiamo ricucire i territori e dare una speranza di vita alle persone, alle famiglie. Le file sempre più lunghe davanti alle mense Caritas e a Pane Quotidiano sono solo la punta di un iceberg. Il disagio, l’impoverimento sempre più esteso della ex classe media, l’aumento esponenziale dei NEET, ossia dei ragazzi che non studiano e non lavorano, sono spie di un malessere che non solo deve interrogare la politica ma deve spingerla ad agire. Regione Lombardia per ora è stato spesso un osservatore distratto. Con le politiche sulla casa penso si possa dare un sollievo a diversi nuclei familiari ma l’aspetto fondamentale è la creazione del lavoro e la conservazione dello stesso. Ogni crisi aziendale non ci può lasciare inermi spettatori. Dobbiamo difendere i lavoratori e aiutare al contempo le aziende a crescere e svilupparsi. Ci vuole, in poche parole, una visione autenticamente sociale e democratica.
In parte ho già risposto più sopra. Bisogna intervenire sulla formazione, perché è assurdo che le aziende non trovino manodopera qualificata, mentre i giovani che escono da scuola e università non trovano lavoro. Vogliamo lanciare un piano per l’edilizia residenziale pubblica, per aiutare le famiglie che non trovano casa. Studieremo un apposito “voucher” per le giovani coppie, e aiuteremo finanziariamente le giovani madri che devono conciliare vita professionale e famigliare. Dobbiamo assicurarci che tutti i disabili, in particolare quelli psichici, siano presi in carico dalla sanità regionale. Questi, e gli altri problemi che ho citato prima, sono quelli che vogliamo affrontare e risolvere, con concretezza e determinazione.

5) I dati sulla situazione giovanile nel nostro Paese evidenziano un quadro sempre più negativo. Come rispondere ai bisogni dei giovani lombardi? Quali prospettive intende offrire loro?

Puntiamo alla pianificazione delle politiche giovanili a livello urbano e metropolitano per favorire il loro protagonismo attivo, il rilancio della socialità e delle opportunità di aggregazione, il sostegno ad esperienze e luoghi educativi ingaggianti e positivamente coinvolgenti, l’ampliamento dell’offerta culturale e degli eventi, anche tramite la riqualificazione di spazi esistenti. Sosterremo percorsi di studio e alta formazione, estendendo gli strumenti del diritto allo studio e stimolando il comparto bancario e assicurativo all’utilizzo dello strumento del prestito d’onore. Inoltre vogliamo creare un fondo per sostenere l’avvio di nuovi nuclei e corrispondere alle esigenze di autonomia rispetto alla famiglia di origine (casa in locazione, attività lavorativa, ecc..) da collegare a tutte le altre politiche (nidi gratis, dote scuola, dote lavoro, trasporti e mobilità, ecc..). Vogliamo anche sostenere la creatività, attraverso incentivi all’autoimprenditorialità ed agli incubatori di impresa, con formule pensate a coniugare professioni artigiane e innovazione digitale che favoriscano il ricambio generazionale. Infine con percorsi di avvicinamento a Milano-Cortina 2026 vogliamo promuovere di eventi a favore della popolazione studentesca per favorire la cultura sportiva (es. Giochi della Gioventù e Lombardiadi), olimpiadi per gli studenti di scuole primarie e secondarie.
Come dicevo il problema dei NEET è una delle grandi questioni di questo tempo. E’ necessaria una straordinaria alleanza tra scuola, università, mondo produttivo e terzo settore nella sua più ampia accezione. E Regione Lombardia può e deve essere il regista di questa iniziativa Dobbiamo investire sulla formazione professionale potenziando le strutture esistenti e generando nuove occasioni formative. La risposta mai come in questo caso deve venire in particolare dalle azioni dal basso. In ultimo dobbiamo investire sulla nuova generazione in termini di socialità, creatività sostegno alla cultura nuovi talenti. La nuova generazione è una straordinaria risorsa su cui scommettere. Smettiamola di viverla come un problema
Innanzitutto con istruzione e formazione. Mai più abbandoni scolastici, mai più NEET, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono un corso di formazione. E’ indispensabile coinvolgere Comuni e Regione, scuola e università in una grande azione comune, per aiutare i giovani a scegliere gli studi che apriranno loro una strada nella vita. Quelli in difficoltà devono essere aiutati con un sostegno anche psicologico, fin dalla scuola primaria e secondaria, perché non possiamo pensare di scaricare tutti i problemi sugli insegnanti. Uno dei fattori che può giovare ai giovani lombardi, è lo sport. La Regione Lombardia deve sostenere lo sport come strumento di promozione di un corretto stile di vita, alla portata di tutti, per riscoprire l’ambiente, la socialità, la salute e l’attività di prevenzione da importanti patologie. Lo sport da sempre ricopre un ruolo determinante nella nostra cultura, sociale e familiare, grazie alla sua funzione educativa non solo per le giovani leve, ma anche per i genitori. Noi vogliamo finanziare anche l’associazionismo sportivo, creare di nuove piste ciclabili per il turismo ecologico e la valorizzazione dei territori. Aumenteremo gli investimenti a sostegno dello sport lombardo.

6) Indichi una cosa che vorrebbe cambiare e/o migliorare nei prossimi cinque anni. Per quale scelta, provvedimento o azione vorrebbe essere ricordato?

Vorrei essere ricordato per aver risolto definitivamente il problema delle liste d’attesa e per aver consentito alla Lombardia di rialzarsi dopo la devastazione della pandemia. Siamo già sulla buona strada, ma c’è ancora da fare. Voglio portare a termine il mio lavoro.
Voglio riportare giustizia ed equità nel welfare. Penso sia una necessità che sente tutta la comunità lombarda. Intendo modificare radicalmente le modalità attraverso le quali la Regione affronta il tema degli effetti della crisi climatica. Quella della sostenibilità è una sfida per creare occasioni, anche occupazionali. E’ un’opportunità che dobbiamo cogliere E infine penso a una piccola cosa, un gesto che nulla ha di populista. Spostare un ufficio della Presidenza all’interno di una casa popolare di Milano. Perché è dalla prossimità che può venire la comprensione delle effettive esigenze. E’ una cosa che tra l’altro ho già fatto da Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano e l’esperienza è stata più che positiva.
Ne ho già indicate molte. Se devo sceglierne una su tutte, direi il completo azzeramento delle liste d’attesa nelle visite e nei ricoveri. La sanità è di gran lunga il settore più importante fra le competenze regionali, dunque è giusto che sia al primo posto anche nelle mie ambizioni.
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