ArticoloElezioni regionali Lombardia 2023
Intervista a Pierfrancesco Majorino
1) La politica vive un periodo di disaffezione crescente, come evidenziato anche dal costante calo dell'affluenza alle urne: perché ha scelto di mettersi in gioco? Quale visione politica anima il suo impegno?
Credo che la politica debba riscoprire il coraggio della sfida della giustizia sociale e della lotta alle diseguaglianze. Per troppo tempo questo tema non è stato presente a dovere nell’agenda delle politiche lombarde. La politica, la buona politica deve essere inoltre un elemento innovativo e produttivo di grandi cambiamenti. Di ciò c'è bisogno.
Prendiamo la Lombardia: abbiamo bisogno di ricostruire il sistema sociosanitario, oggi ingiusto e discriminante e di sostenere le imprese innovative. Sono entrambe facce della stessa medaglia.
2) Secondo lei, quali sono gli elementi che condizionano la qualità della vita dei cittadini in Lombardia? Quali azioni ritiene necessarie per migliorarla?
La Lombardia va a velocità troppo diverse: nei servizi, nell'accesso al lavoro, nella concentrazione della ricchezza. La Regione non ha la bacchetta magica e mai la avrà ma deve favorire le politiche di coesione. E poi deve affrontare altri temi. Penso ai disagi vissuti dai pendolari, all'eccesso di burocrazia offerto alle imprese e cosi via. È come se la Lombardia non scommettesse sulla velocità e l'efficacia delle politiche. È un palazzo chiuso autoreferenziale. Dobbiamo metterla di più a contatto con le comunità dei lombardi
3) Quale idea ha dello sviluppo del territorio lombardo, e quali strategie ha in mente per promuoverlo?
La Lombardia deve riconquistare le classifiche europee in fatto di crescita economica. Una volta il PIL lombardo cresceva come la Germania. Ora non più. Dobbiamo favorire la nascita di nuove realtà innovative e per questo propongo la detassazione dell’Irap per i primi 3 anni di attività . Ho intenzione di avviare un progetto di Green Industry che, partendo dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico di Regione, possa arrivare a generare 300.000 nuovi posti di lavoro. Perché la riconversione non è decrescita felice. Al contrario è incamminarsi verso il sistema produttivo e il lavoro del futuro. Voglio rilanciare la promozione del turismo in Lombardia sfruttando al meglio le opportunità offerte dalle Olimpiadi del 2026. E voglio puntare sulla cultura che in Lombardia è un giacimento non sfruttato come dovrebbe. Perché anche il diritto al bello genera lavoro e crescita. Umana ed economica.
4) A causa delle diverse crisi che il nostro Paese sta attraversando, un numero crescente di persone vive in condizioni di disagio economico e sociale. Secondo lei, quale può essere la chiave per ricostruire la coesione sociale in Regione Lombardia?
E’ il tema centrale della mia campagna elettorale. Dobbiamo ricucire i territori e dare una speranza di vita alle persone, alle famiglie. Le file sempre più lunghe davanti alle mense Caritas e a Pane Quotidiano sono solo la punta di un iceberg. Il disagio, l’impoverimento sempre più esteso della ex classe media, l’aumento esponenziale dei NEET, ossia dei ragazzi che non studiano e non lavorano, sono spie di un malessere che non solo deve interrogare la politica ma deve spingerla ad agire. Regione Lombardia per ora è stato spesso un osservatore distratto. Con le politiche sulla casa penso si possa dare un sollievo a diversi nuclei familiari ma l’aspetto fondamentale è la creazione del lavoro e la conservazione dello stesso. Ogni crisi aziendale non ci può lasciare inermi spettatori. Dobbiamo difendere i lavoratori e aiutare al contempo le aziende a crescere e svilupparsi. Ci vuole, in poche parole, una visione autenticamente sociale e democratica.
5) I dati sulla situazione giovanile nel nostro Paese evidenziano un quadro sempre più negativo.
Come rispondere ai bisogni dei giovani lombardi? Quali prospettive intende offrire loro?
Come dicevo il problema dei NEET è una delle grandi questioni di questo tempo. E’ necessaria una straordinaria alleanza tra scuola, università, mondo produttivo e terzo settore nella sua più ampia accezione. E Regione Lombardia può e deve essere il regista di questa iniziativa Dobbiamo investire sulla formazione professionale potenziando le strutture esistenti e generando nuove occasioni formative. La risposta mai come in questo caso deve venire in particolare dalle azioni dal basso. In ultimo dobbiamo investire sulla nuova generazione in termini di socialità, creatività sostegno alla cultura nuovi talenti. La nuova generazione è una straordinaria risorsa su cui scommettere. Smettiamola di viverla come un problema
6) Indichi una cosa che vorrebbe cambiare e/o migliorare nei prossimi cinque anni. Per quale scelta, provvedimento o azione vorrebbe essere ricordato?
Voglio riportare giustizia ed equità nel welfare. Penso sia una necessità che sente tutta la comunità lombarda. Intendo modificare radicalmente le modalità attraverso le quali la Regione affronta il tema degli effetti della crisi climatica. Quella della sostenibilità è una sfida per creare occasioni, anche occupazionali. E’ un’opportunità che dobbiamo cogliere E infine penso a una piccola cosa, un gesto che nulla ha di populista. Spostare un ufficio della Presidenza all’interno di una casa popolare di Milano. Perché è dalla prossimità che può venire la comprensione delle effettive esigenze. E’ una cosa che tra l’altro ho già fatto da Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano e l’esperienza è stata più che positiva.
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