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Leggere la realtà sociale alla luce del Vangelo. Spunti dal Sinodo 2021-2024

Foto: Synod.va

Fascicolo: febbraio 2024

Il Sinodo 2021-2024 “Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione missione” sta vivendo il delicato tempo tra le due sessioni della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024): la prima ha rilanciato alla Chiesa intera alcune piste di lavoro che consentiranno alla seconda di portare a conclusione il proprio compito di discernimento. In sintesi, possiamo descrivere il percorso sinodale nel suo insieme come un processo attraverso il quale la Chiesa si interroga sulla propria identità e su come il “camminare insieme” possa diventare sempre più lo stile dei rapporti tra i suoi membri e con l’umanità intera, in modo da risultare un testimone più credibile dell’amore di Dio che è chiamata ad annunciare al mondo. Contrariamente a quanto può sembrare, questo percorso non conduce la Chiesa a ripiegarsi su di sé. Anzi, nell’interrogarsi su se stessa e sulla propria direzione di marcia, la comunità cristiana non può esimersi da una lettura del contesto storico e sociale in cui è inserita, per una serie di ragioni diverse.

La prima e più fondamentale rimanda alla fede in un Dio che si fa conoscere come Signore della storia, che, attraverso l’incarnazione, sceglie di entrare nella storia del mondo per essere incontrato lì. La seconda è che la Chiesa non esiste fuori dal mondo, come se fosse su un altro pianeta, ma solo dentro di esso; i suoi membri fanno parte della famiglia umana, come non cessano di ricordarci le parole con cui si apre la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Vaticano II: le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei cristiani sono le medesime del resto dell’umanità. Una terza ragione per cui la Chiesa non può estraniarsi dal mondo è che la sua ragion d’essere è una missione, che costantemente la spinge a uscire da sé e a rivolgersi al mondo: si tratta di un dinamismo che emerge con forza dai documenti sinodali, che anzi lo identificano come un vero e proprio asse portante. Una quarta ragione, infine, è che per parlare della Chiesa e riflettere sul suo futuro, i cristiani non usano la lingua degli angeli, ma quella degli uomini e delle donne: ricorrono cioè a simboli, immagini, concetti e categorie che, almeno in parte, condividono con le culture delle società in cui sono inseriti e che perciò inevitabilmente sono carichi dei significati con cui in esse sono intesi. [continua]

 

 

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