ArticoloDialoghi
L’alternativa alla legge del più forte. Crisi e futuro del multilateralismo
Senza fiducia non c’è solidarietà, Anna Caffarena /
Dare forma a una nuova governance globale, Giovanni Barbieri /
La lezione dei negoziati climatici, Mauro Bossi SJ /
«Porre fine al disastro che emerge», Michael Schöpf SJ; intervista a cura di Giuseppe Riggio SJ
Questi primi mesi del 2025 sono apparsi particolarmente turbolenti,
persino in uno scenario internazionale già provato da diverse tensioni.
Donald J. Trump ha dato inizio al suo nuovo mandato non
solo inondando gli organi di informazione di annunci continui, spiazzanti
e spesso contraddittori, ma soprattutto ha messo in atto una serie di misure
che hanno impresso un’accelerazione al rimescolamento degli equilibri
internazionali impensabile fino a qualche anno fa, per lo meno con queste modalità. Il Presidente statunitense scatena guerre commerciali, minaccia
rotture di alleanze pluridecennali, apre a nuovi accordi con Paesi considerati
fino a ieri nemici, si ritira da organizzazioni e accordi internazionali e
taglia drasticamente i fondi per la cooperazione.
Ciò che viene radicalmente
messo in questione è il sistema multilaterale di relazioni internazionali
che dopo la Seconda guerra mondiale ha portato allo sviluppo
dell’ONU e delle organizzazioni e agenzie collegate, ma anche di altre
istituzioni esterne, come Banca mondiale, Fondo monetario internazionale,
Organizzazione mondiale del commercio, ecc.
Ancora più che in passato, non è possibile considerare tali questioni
lontane da noi, come se fossero semplicemente relegabili alla sezione Esteri
delle cronache o comunque riservate a pochi “addetti ai lavori”. Tagli così
rilevanti agli aiuti internazionali, da parte degli Stati Uniti ma anche di
altri Paesi che li stanno seguendo sulla stessa strada, stanno già mettendo
a serio rischio la vita di milioni di persone, specialmente nelle nazioni più
povere. Inoltre, il clima internazionale di tensione crescente, accompagnato
da un progressivo deterioramento del linguaggio politico e sdoganamento
della violenza, verbale e non solo, e della logica del dominio del più forte
sul più debole, ha ricadute concrete sempre più evidenti, anche nel nostro
Paese. Per fare solo qualche esempio, l’imposizione di dazi rappresenta una
seria minaccia alle nostre esportazioni, l’aumento delle spese militari porta
a tagli alla spesa sociale, per non parlare delle conseguenze sull’occupazione
e sulle scelte di consumo, sul nostro modo di immaginare e progettare il
futuro, fino a toccare anche le nostre relazioni quotidiane. [continua]
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