L’impegno dei cattolici per il clima

Fascicolo: aprile 2015
In occasione del viaggio nelle Filippine (15-19 gennaio 2015), durante il quale ha incontrato i sopravvissuti al supertifone Haiyan abbattutosi sull’arcipelago nel novembre 2013 e considerato un effetto dei cambiamenti climatici, papa Francesco ha ricevuto dall’arcivescovo di Manila, card. Tagle, il Documento programmatico del Movimento cattolico globale per il clima, pubblicato il 14 gennaio scorso.
Per la prima volta prende vita una rete globale che punta a sensibilizzare i cattolici sulla questione dei cambiamenti climatici, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dell’insegnamento della Chiesa su questo tema e favorire la preghiera e l’azione pubblica dei cattolici in questo campo.
Per maggiori informazioni su questo Movimento e le sue iniziative, anche in vista della Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici convocata a Parigi a fine 2015 (COP 21), è possibile consultare il sito http://catholicclimatemovement.global, dove sono disponibili l’elenco dei membri – tra cui la rete dei gesuiti per l’ecologia e l’ambiente, Ecojesuit, www.ecojesuit.com – e le indicazioni per chi volesse aderire.

Chi siamo

Il Movimento cattolico globale per il clima è un’alleanza internazionale, la prima di questo tipo, fra cattolici di molte nazioni, continenti e condizioni di vita. Tra i suoi membri ci sono laici, religiosi e sacerdoti, teologi, scienziati e attivisti provenienti da molte nazioni tra le quali Argentina, Filippine, Gran Bretagna, Kenya, Australia, Stati Uniti d’America, uniti dalla comune fede cattolica e dall’impegno, svolto in ruoli e organizzazioni diversi, sulle questioni relative ai cambiamenti climatici.

Nella nostra collaborazione risuonano la dimensione globale della Chiesa cattolica e la condivisione della comune responsabilità per la salvaguardia della creazione di Dio, che è meravigliosa e ci dona la vita. Ci sono di ispirazione gli insegnamenti della Chiesa e ci guida la virtù della prudenza – concepita da san Tommaso d’Aquino come «la retta norma dell’azione» [cfr Catechismo della Chiesa cattolica, 1992, n. 1806]. Accettiamo i risultati della ricerca dei migliori scienziati, quali quelli riuniti nell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici), secondo i quali le emissioni di gas serra provocate dalle attività umane contribuiscono ai cambiamenti che si stanno verificando sull’intero nostro pianeta con gravissime conseguenze. Siamo infine certi che i cambiamenti climatici antropogenici – provocati cioè dall’umanità – minacciano la creazione di Dio e tutti noi, in particolare i poveri, le cui voci hanno già parlato degli effetti di un clima alterato.


Che cosa crediamo e perché

La nostra preoccupazione e il nostro impegno si fondano sulle Scritture e sulla tradizione della Chiesa. Dalla Genesi fino all’Apocalisse, i cattolici accettano come verità rivelata che il creato e il suo ordine siano un bene che dobbiamo accogliere e custodire. Questo è stato ripetuto e sostenuto dal magistero della Chiesa per due millenni. In risposta a ciò che Dio ha donato al genere umano – aria pura, acqua che sostiene la vita, frutti della terra e ricchezza del mare – noi siamo chiamati a onorare Dio, nostro creatore, per tutte queste molteplici benedizioni. Siamo obbligati a rispettare questi doni, che sono per tutti. Per questa ragione, per i cattolici i cambiamenti climatici sono una questione profondamente spirituale, etica e morale. Se il dibattito sui cambiamenti climatici investe spesso la teoria economica e i programmi politici e può coinvolgere prese di posizione partitiche e manovre di gruppi d’interesse, noi ci focalizziamo sulle questioni morali e spirituali che il tema fa emergere. I cambiamenti climatici riguardano la nostra responsabilità di figli di Dio e di credenti di prenderci cura della vita umana, specialmente quella delle generazioni future avendo cura dell’intera creazione, opera meravigliosa di Dio.

In occasione della sua visita nelle Filippine, papa Francesco ha posto l’accento sulla interdipendenza tra il creato e l’umanità. L’impatto che le condizioni climatiche estreme hanno sui più vulnerabili e sugli emarginati è chiaramente emerso quando ci siamo uniti alla preghiera del Santo Padre per tutte le famiglie colpite dal supertifone Haiyan, per le molte migliaia di morti e dispersi e per quelli, ancora più numerosi, che sono rimasti senza casa.


Il tempo si sta esaurendo

Le conseguenze dei cambiamenti ambientali, che già si sentono in modo drammatico in molti Stati, soprattutto quelli insulari del Pacifico, ci ricordano la gravità dell’incuria e dell’inazione. Il tempo per trovare soluzioni globali si sta esaurendo. Possiamo trovare soluzioni adeguate soltanto se agiremo insieme e concordi. Esiste pertanto un chiaro, definitivo e improrogabile imperativo etico di agire. La lotta efficace contro il riscaldamento globale sarà possibile unicamente attraverso una risposta collettiva responsabile, che superi gli interessi e i comportamenti particolari e si sviluppi libera da pressioni politiche ed economiche. Una risposta collettiva che sia anche capace di superare la sfiducia e di promuovere la cultura della solidarietà, dell’incontro e del dialogo; capace di mostrare la responsabilità di proteggere il pianeta e la famiglia umana. (Papa Francesco, Messaggio alla 20ª Conferenza degli Stati parte alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, 27 novembre 2014).


Un invito alla preghiera, un invito all’azione

I vescovi delle Filippine hanno affermato: «Noi siamo un popolo di speranza». Con lo stesso spirito crediamo che, lavorando insieme e con la grazia di Dio «abbiamo la possibilità di cambiare il corso degli eventi» [Catholic Bishops’ Conference of the Philippines, What is happening to our beautiful land, 29 gennaio 1988, www.cbcponline.net/documents/1980s/1988-ecology.html].

Per prima cosa riconosciamo che, storicamente, il confronto sulla crisi climatica si è incentrato più su aspetti intellettuali che sulle profonde implicazioni spirituali e morali del nostro fallimento a prenderci cura della creazione di Dio. I responsabili della Chiesa sono quindi invitati a parlare con voce profetica e a iniziare un dialogo spirituale con tutti i popoli, e soprattutto con i leader del mondo politico e imprenditoriale e con i consumatori che mettono in atto politiche e pratiche con effetti climatici distruttivi.

Riconosciamo anche la nostra necessità di una conversione continua per una maggiore aderenza al desiderio del Creatore: che tutti abbiano vita e l’abbiano in abbondanza. Fino a che le implicazioni morali dell’origine umana dei cambiamenti climatici non saranno state stabilite con chiarezza e accettate, è improbabile che le società possano o vogliano passare, in un appropriato lasso di tempo, a tecnologie, economie e stili di vita sostenibili.

Così, alla luce di una crescente evidenza scientifica e delle esperienze del mondo reale, offriamo la nostra preghiera per ottenere da Dio la grazia della guarigione, mentre lavoriamo nel mondo per prenderci cura e difendere coloro che sono nel bisogno e tutto il creato. Lo facciamo sollecitando i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo a difendere il bene comune, prendendo le parti di quanti sono meno in grado di difendersi da soli: i popoli più poveri, i nostri figli, nati o non nati, le generazioni future e tutte le forme di vita che popolano la creazione di Dio.

Sapendo che sono disponibili, e in abbondanza, soluzioni positive, ci impegniamo a sostenere le richieste di stringenti accordi internazionali sul clima, e al tempo stesso invochiamo e incoraggiamo la conversione dei cuori induriti. Invitiamo tutti i cattolici ad approfondire la questione dei cambiamenti climatici e impegnarsi, sia per accrescere la consapevolezza di questa questione cruciale, sia per agire nello spazio pubblico. E, per finire, affidiamo i nostri sforzi a Gesù Cristo, che rende nuove tutte le cose.


Conclusione: in continuità con l’insegnamento della Chiesa

Papa Francesco sta per pubblicare un’enciclica sulla cura dell’ambiente. Questo documento svilupperà gli insegnamenti di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, così come di molti vescovi di ogni parte del mondo. Abbiamo già percepito questa continuità nelle parole pronunciate da papa Francesco fino ad oggi. Con questa dichiarazione noi, firmatari di questo documento, intendiamo collaborare a portare al mondo questi insegnamenti della Chiesa. Concludiamo con queste parole di speranza, offerte al mondo all’inizio del pontificato di papa Francesco: «Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio» (Papa Francesco, Omelia della Messa di inizio pontificato, 19 marzo 2013).
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