Il film ripercorre le origini della band sovietica Kino e del suo celeberrimo frontman, il cantante, attore e poeta Viktor Coj (1962-1990). Il regista, che ha terminato il montaggio agli arresti domiciliari, colpito da una controversa accusa di malversazione, ci riporta ai primi anni ’80, nella fase di transito fra l’epoca brezneviana e la perestrojka di Gorbaciov. Se il taglio della pellicola è prevalentemente nostalgico (rimandando al periodo dell’adolescenza del regista) e sentimentale (dando un certo spazio al triangolo sentimentale fra Viktor, l’amico Mike e la moglie di quest’ultimo), tuttavia la storia restituisce il quadro di un’era di grandi cambiamenti, della quale il cantante riassume tensioni e contraddizioni.
Idolo di milioni di giovani in URSS, Coj si guadagnava da vivere come addetto alle caldaie del proprio condominio e viveva con moglie e figlio nella stessa sala caldaie, oggi trasformata in un museo dedicato a lui. In un’epoca in cui la scena musicale era dominata dalle pop star moscovite promosse dal Governo, il rock, sospetto prodotto culturale d’importazione occidentale, muoveva i primi passi nei club della scena underground di Leningrado.
Fu proprio la musica rock a rappresentare, negli anni ’80, un canale di scambio fra Est e Ovest alternativo ai canali ufficiali dei partiti comunisti occidentali, permettendo di percepire in modi nuovi, slegati dal clima della Guerra fredda, l’identità dell’altro, da entrambi i lati della Cortina di ferro. In Italia, l’estetica “filosovietica” dei CCCP – Fedeli alla linea segnò un punto apicale del punk europeo (la band emiliana farà una tournée in URSS pochi mesi prima della caduta del Muro) e, nel 1988, si tenne in Puglia il primo e ultimo, pittoresco festival del rock sovietico. L’evento-simbolo di questo percorso fu l’imponente concerto del 28 settembre 1991 all’aeroporto di Mosca, nel quale i mostri sacri del metal statunitense (AC/DC, Metallica, Pantera e altri) si esibirono davanti a quasi un milione di spettatori. Nel Paese dei soviet, le maglie della censura si allargavano e lo stesso Coj, alla sua morte nel 1990, fu celebrato dalla Komsomol’skaja Pravda, organo ufficiale della sezione giovanile del PCUS, come «l’ultimo eroe del rock».
Per avere la misura del cambiamento, basti paragonare la vicenda artistica dei Kino con quella, tragica, del cantante “clandestino” Vladimir Vysotskij, scomparso nel 1980, completamente escluso dai circuiti musicali e divenuto famoso in tutta l’URSS grazie ad audiocassette copiate in casa e ascoltate di nascosto da milioni di russi. Summer ci riporta a questa stagione trascorsa e lascia allo spettatore il desiderio (o la nostalgia) di condividere con altri una voglia di cambiamento, fosse pure veicolata da una canzone.