ArticoloOsservatorio

Sguardi disallineati: le (non) risposte politiche agli scenari demografici

Fascicolo: aprile 2025

Demografia e politica sono da sempre strettamente legate. I fatti demograficamente rilevanti, tra cui nascere, fare famiglia o separarsi, morire e migrare, si realizzano all’interno di un quadro normativo ben definito, che a sua volta potrebbe modificarsi sulla spinta di eventuali cambiamenti di tali eventi. In queste pagine ripercorreremo in sintesi la traiettoria della demografia italiana dell’ultimo cinquantennio e il suo legame con la politica, avanzando alcune proposte di riforme che potrebbero mitigare squilibri demografici presenti e futuri e migliorare il benessere delle persone.

 

1. Cinquant’anni di sorprendenti cambiamenti demografici

Fra la metà del XIX secolo e gli anni ’70 del XX nel nostro Paese la mortalità prima e la natalità poi sono drasticamente diminuite. Tale fenomeno, noto come transizione demografica, è iniziato dalle Regioni nordoccidentali, dalla Toscana e dalle città, per poi diffondersi nel resto del Paese e nelle campagne. Poiché la natalità ha iniziato a diminuire decenni dopo la mortalità, nel giro di un secolo la popolazione è raddoppiata, nonostante la forte emigrazione. Questo periodo di grande turbolenza demografica è terminato in Italia cinquant’anni fa, quando nascevano due figli per donna, l’età media alla morte era attorno a settantadue anni e le grandi emigrazioni verso l’estero erano ormai esaurite. In quegli anni, l’idea prevalente fra gli studiosi era che si fosse raggiunto un nuovo equilibrio, come già riscontrato in altri Paesi ricchi di antica transizione demografica. Questa previsione è stata smentita dai fatti, come emerge da una serie di indicatori. [continua]

 

 

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