ArticoloOsservatorio
Sguardi disallineati: le (non) risposte politiche agli scenari demografici
Demografia e politica sono da sempre strettamente legate. I fatti
demograficamente rilevanti, tra cui nascere, fare famiglia o separarsi,
morire e migrare, si realizzano all’interno di un quadro
normativo ben definito, che a sua volta potrebbe modificarsi sulla spinta
di eventuali cambiamenti di tali eventi. In queste pagine ripercorreremo
in sintesi la traiettoria della demografia italiana dell’ultimo cinquantennio
e il suo legame con la politica, avanzando alcune proposte di riforme che
potrebbero mitigare squilibri demografici presenti e futuri e migliorare il
benessere delle persone.
1. Cinquant’anni di sorprendenti cambiamenti demografici
Fra la metà del XIX secolo e gli anni ’70 del XX nel nostro Paese la
mortalità prima e la natalità poi sono drasticamente diminuite. Tale fenomeno,
noto come transizione demografica, è iniziato dalle Regioni
nordoccidentali, dalla Toscana e dalle città, per poi diffondersi nel resto
del Paese e nelle campagne. Poiché la natalità ha iniziato a diminuire decenni dopo la mortalità, nel giro di un secolo la popolazione è raddoppiata,
nonostante la forte emigrazione. Questo periodo di grande turbolenza
demografica è terminato in Italia cinquant’anni fa, quando nascevano
due figli per donna, l’età media alla morte era attorno a settantadue
anni e le grandi emigrazioni verso l’estero erano ormai esaurite. In quegli
anni, l’idea prevalente fra gli studiosi era che si fosse raggiunto un nuovo
equilibrio, come già riscontrato in altri Paesi ricchi di antica transizione
demografica. Questa previsione è stata smentita dai fatti, come emerge da
una serie di indicatori. [continua]
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