ArticoloMondo lavoro
Salario minimo: ragioni dell’economia e dignità dei lavoratori
Per l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL, o ILO secondo
l’acronimo inglese), il salario minimo può essere definito come la retribuzione
più bassa che un datore di lavoro è tenuto a corrispondere
a un lavoratore a fronte della sua prestazione e che non può essere ridotta
da accordi individuali o dalla contrattazione collettiva (ILO 2021).
I primi casi di istituzione del salario minimo risalgono alla fine del XIX
secolo in Australia e Nuova Zelanda. Un interessante studio (Lake 2014)
li interpreta come tentativi di evitare che per i lavoratori meno qualificati
il “libero” mercato del lavoro determinasse esiti salariali comparabili, se
non inferiori, al tenore di vita precedente all’abolizione della schiavitù. A
livello internazionale, i provvedimenti di introduzione di un salario minimo
legale hanno conosciuto crescente diffusione sino agli anni ’80 del XX
secolo; successivamente, a partire dalla fine degli anni ’90, si è assistito
a una ripresa dei provvedimenti di istituzione e tutela legale dei salari
minimi, a causa del drastico incremento delle diseguaglianze sociali e dell’aggravarsi del fenomeno dei lavoratori poveri (working poor), cioè
coloro che, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di
esclusione sociale a causa del livello troppo basso della loro retribuzione,
della insufficiente crescita o progressiva erosione del potere d’acquisto dei
loro salari e della loro precarietà lavorativa.
A oggi, il 92% dei Paesi membri dell’Organizzazione internazionale del
lavoro ha adottato forme di salario minimo (Matsaganis 2020). Per quanto
riguarda l’Unione Europea (UE), sono solo sei i Paesi la cui legislazione
non prevede un salario minimo legale universale: Austria, Cipro, Danimarca,
Finlandia, Svezia e Italia (Lecerf 2020). Nel 2020, in attuazione del
Pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione europea ha organizzato
una consultazione delle parti sociali, cui ha fatto seguito l’elaborazione
di una proposta di direttiva volta
ad assicurare che tutti i Paesi
membri adottino un salario minimo
nazionale, istituito secondo
criteri comuni (Commissione
europea 2020; per un’analisi, cfr
Lucifora 2020b). La proposta è
attualmente all’esame di Parlamento
europeo e Consiglio, a cui
spetta l’approvazione.[Continua]
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