ArticoloMondo lavoro

Salario minimo: ragioni dell’economia e dignità dei lavoratori

Fascicolo: febbraio 2022

Per l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL, o ILO secondo l’acronimo inglese), il salario minimo può essere definito come la retribuzione più bassa che un datore di lavoro è tenuto a corrispondere a un lavoratore a fronte della sua prestazione e che non può essere ridotta da accordi individuali o dalla contrattazione collettiva (ILO 2021).

 

I primi casi di istituzione del salario minimo risalgono alla fine del XIX secolo in Australia e Nuova Zelanda. Un interessante studio (Lake 2014) li interpreta come tentativi di evitare che per i lavoratori meno qualificati il “libero” mercato del lavoro determinasse esiti salariali comparabili, se non inferiori, al tenore di vita precedente all’abolizione della schiavitù. A livello internazionale, i provvedimenti di introduzione di un salario minimo legale hanno conosciuto crescente diffusione sino agli anni ’80 del XX secolo; successivamente, a partire dalla fine degli anni ’90, si è assistito a una ripresa dei provvedimenti di istituzione e tutela legale dei salari minimi, a causa del drastico incremento delle diseguaglianze sociali e dell’aggravarsi del fenomeno dei lavoratori poveri (working poor), cioè coloro che, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del livello troppo basso della loro retribuzione, della insufficiente crescita o progressiva erosione del potere d’acquisto dei loro salari e della loro precarietà lavorativa.

 

A oggi, il 92% dei Paesi membri dell’Organizzazione internazionale del lavoro ha adottato forme di salario minimo (Matsaganis 2020). Per quanto riguarda l’Unione Europea (UE), sono solo sei i Paesi la cui legislazione non prevede un salario minimo legale universale: Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia e Italia (Lecerf 2020). Nel 2020, in attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione europea ha organizzato una consultazione delle parti sociali, cui ha fatto seguito l’elaborazione di una proposta di direttiva volta ad assicurare che tutti i Paesi membri adottino un salario minimo nazionale, istituito secondo criteri comuni (Commissione europea 2020; per un’analisi, cfr Lucifora 2020b). La proposta è attualmente all’esame di Parlamento europeo e Consiglio, a cui spetta l’approvazione.[Continua]

 

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