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Quali alternative ai campi profughi? La presenza dei rifugiati nelle città

Fascicolo: giugno-luglio 2022

Il numero di rifugiati, rimpatriati, sfollati interni e apolidi che si stabiliscono nelle aree urbane è destinato ad aumentare. In particolare, nei Paesi “di primo asilo”, cioè confinanti con Stati che vivono conflitti armati o persecuzioni, le città sono spesso il “luogo”, inteso come spazio geografico, sociale e culturale, dove queste persone si stabiliscono e trascorrono lunghi periodi. L’esperienza diretta come operatore umanitario in tre continenti (Africa, America latina ed Europa) conferma che aumentano i profughi che vivono fuori dai campi.

I rifugiati in città, una maggioranza invisibile

Conflitti e catastrofi provocano spesso lo spostamento, improvviso e su larga scala, di popolazioni rurali verso le città, molto più di quanto l’opinione pubblica percepisca, a causa del persistente cliché mediatico del campo profughi isolato in campagna. Questa tendenza ha subito una forte accelerazione negli ultimi anni: sempre più rifugiati e sfollati interni sono costretti a migrare verso le città durante e dopo i conflitti, in cerca di protezione o per rendersi meno visibili, sfuggendo così ai propri aguzzini, allo stigma sociale o come strategia spontanea per evitare vari rischi. Durante l’ultimo decennio, l’evoluzione delle politiche degli Stati e delle organizzazioni internazionali sulla protezione dei rifugiati insediati in contesto urbano ha cercato di dare una risposta a questa tendenza.

Nei Paesi di primo asilo, come in quelli di transito e di destinazione, sono sempre più le città e i centri urbani ad assorbire i rifugiati: dei 32 milioni di rifugiati nel mondo, più del 65% sono ospitati in città o villaggi. È quindi necessario esaminare ciò che accade a livello locale per comprendere meglio le politiche di integrazione urbana e le sfide che si trovano ad affrontare, interpretandole come un processo che coinvolge sia i rifugiati sia le comunità che li ospitano; è anche necessario riesaminare i vincoli che governano le decisioni degli Stati di istituire dei campi profughi; infine, spetta alle organizzazioni internazionali e alle ONG, locali e internazionali, intervenire per proteggere e assistere i rifugiati fin dai primi momenti di una crisi migratoria, contribuendo alla ricerca di soluzioni durature. [continua]

 

 

 

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