ArticoloCantiere Italia
Pubblica amministrazione: serve un cambio di passo
Intervista a Francesco Verbaro a cura di Alfredo L. Tirabassi
La Pubblica amministrazione (PA) italiana è costantemente al centro delle
critiche di chi le attribuisce la responsabilità di almeno una parte dei
ritardi del Paese. La lentezza della giustizia, le lungaggini burocratiche,
la farraginosità della spesa pubblica alimentano luoghi comuni e al contempo
individuano reali difficoltà. Qual è oggi la situazione?
È vero, i luoghi comuni in materia si sprecano, ma tale cattiva fama è
sicuramente confermata anche da alcuni dati. Per fare solo alcuni esempi
relativi all’ambito economico, nell’ultima edizione del rapporto Doing Business, a causa della lentezza e inefficienza della burocrazia l’Italia si trova
al 58º posto nell’elenco delle 190 economie del mondo per facilità di
svolgere attività d’impresa, preceduta da Kenya e Kosovo e seguita da
Cile e Messico. Secondo l’Index of Economic Freedom del 2023, il nostro Paese è all’81º posto tra i 184 Paesi esaminati, preceduto da Panama e
Bahamas e seguito da Armenia e Serbia. Si constata, in altre parole, la
debolezza dell’apparato statale italiano, complesso e disordinato. Le
cause sembrano diverse, tra cui il sovraccarico di funzioni, il modo inefficiente
di svolgerle, la bassa capacità amministrativa, la scarsa attenzione
alla qualità del capitale umano e la grande instabilità politica. Emerge così
una difficoltà nell’affrontare sfide che non hanno ormai solo una dimensione
nazionale, ma anche europea, se non globale.
Queste difficoltà potrebbero essere in parte riconducibili all’espansione
dei compiti e delle strutture della PA in Italia e nei Paesi industrializzati?
Non è facile avere un’idea di che cosa sia la PA, quali ne siano le caratteristiche,
la complessità, le criticità e l’importanza e come sia cambiata nel tempo.
Inizialmente limitata a pochi ma importanti interventi, come gestire gli eserciti
o le gabelle, la PA ha conosciuto un profondo sviluppo. [continua]
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