Come pensare oggi la differenza sessuale lontano da vuoti stereotipi e sterili generalizzazioni? Qual è il suo valore specifico? Dove e come si radica nel corpo femminile e in quello maschile? Nel numero di dicembre di Aggiornamenti Sociali entra nel dibattito sulla questione gender con un articolo di Susy Zanardo, professore associato di Filosofia morale all'Università Europea di Roma. Di seguito pubblichiamo il paragrafo conclusivo dell'articolo. L'accesso al testo integrale è riservato agli abbonati. I non abbonati possono comunque acquistare il fascicolo che contiene l'articolo (su carta o in versione pdf), seguendo le istruzioni alla fine del testo.
La coppia umana, per la complessità e pervasività di tutti i livelli di differenza (corporea, affettiva, psichica, cognitiva, di memoria e tradizione), appare come la forma dell’intersoggettività originaria. Ogni uomo e ogni donna, del resto, la portano in sé, poiché la coppia genitoriale è all’origine di ciò che essi sono.
Eppure essa appare in sofferenza: un tempo data per scontata, statica e granitica anche nelle forme di assoggettamento e prevaricazione, oggi è fortemente indebolita e accerchiata da forme alternative di legame. Ci si dibatte fra il sentimento di indifferenziazione e intercambiabilità di identità e ruoli maschili e femminili – per cui la differenza rischia di ricadere nell’insignificanza – e il disincanto o la rassegnazione, per cui la differenza viene vissuta come un luogo inospitale, di aperte e insistenti conflittualità. L’aspetto più inquietante è che, nella coppia, appare un vuoto di ideazione e creatività, come se fra i due non scorresse più la linfa del desiderio o come se il desiderio dell’altro fosse contratto nell’istantaneità del presente oppure proiettato in un futuro come minaccia e pericolo.
In questa inconsistenza della coppia, i figli hanno spesso più madri e padri, entrando in diverse costellazioni familiari. Ciò che manca loro è, in molti casi, l’esperienza del legame genitoriale o della relazione creativa della coppia. Diventano “orfani della coppia”. Sono perciò privati del nutrimento affettivo che proviene dalla circolazione del dono (di sé) e culmina nella trasmissione del desiderio (di senso, di fede, di amore). Se non c’è un legame fra i genitori come coppia, il bambino sperimenta un’esperienza incompleta.
Nei lenti millenni della cultura patriarcale la differenza sessuale è stata per lo più considerata come luogo di divisione; i vigorosi tentativi dei più recenti movimenti delle donne hanno rischiato di riprodurre una simile unilateralità, anche se per evitare che fossero sempre le donne a dover pagare il prezzo della differenza. La spinta all’indifferenziazione non è che l’ultima manifestazione sintomatica della diffidenza tra i differenti.
Tuttavia, la differenza sessuale può diventare anche la scommessa per nuovi cammini di umanità. Essa infatti è il luogo dove ci si educa al desiderio dell’altro. Ciò che caratterizza il desiderio è di non essere quello che origina il movimento, ma quello che è originato. Il desiderio non occupa mai il primo posto, ma si tiene al secondo, perché altri lo trae a sé. Desiderare è infatti l’attivo sperare di ricevere un bene. In questo senso la differenza è la cosa più preziosa che ho, perché essa è il “posto vuoto” custodito per l’altro. Se mi bastassi o se nell’altro amassi ancora la mia immagine riflessa, in una rassicurante specularità, allora resterei dentro il recinto della mia solitudine. La mancanza che la differenza apre non è una privazione da riempire con ogni sorta di interventi tecnici, politici o legislativi; è piuttosto l’esperienza dello svuotamento interiore per ricevere ancora e altro amore. In reciprocità. Solo così la differenza può nutrire l’infinito, generando oltre se stessa: mondo, figli, pensiero, civiltà, futuro.
Susy Zanardo
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