ArticoloDinamiche globali
Inventare una grammatica dell’interdipendenza globale
Intervista a Bertrand Badie, Docente di Relazioni internazionali Centre d’études et de recherches internationales, Sciences Po (Parigi), a cura di François Euvé SJ, Direttore della rivista Études.
Sembra che stiamo assistendo a una sorta di “ritorno della forza” e che
stiamo entrando in un mondo nel quale i conflitti sono sempre più frequenti.
Che cosa ne pensa?
Nelle scienze sociali dobbiamo sempre diffidare del termine “ritorno”, perché
la storia offre biglietti di sola andata e molto raramente viaggi di andata
e ritorno, per l’ovvia ragione che le situazioni cambiano continuamente.
Il contesto odierno è senza precedenti e non è affatto simile a quello della
Guerra fredda o delle due guerre mondiali.
La prima osservazione andrebbe comunque accolta con cautela, perché
dal 1945 la forza è stata quasi sempre sconfitta. L’evento principale che
ha evidenziato questa straordinaria inversione di rotta della storia è stata
la decolonizzazione, quando i deboli hanno vinto sui forti. A suo modo,
ha segnato la fine delle guerre di conquista, che dal 1945 sono fallite quasi
ovunque. Le rare conquiste “riuscite” non sono mai state completate: la resistenza sociale è rimasta intatta. In altre parole, la forza ha perso la sua
presa. In ogni caso, non è più in grado di confermare la logica di egemonia
di un tempo. Il conflitto russo-ucraino riflette la volontà di utilizzare la
forza, ma ne esprime immediatamente il completo fallimento. Nel febbraio
2022, tutti pensavano che l’esercito russo sarebbe entrato a Kiev nel giro
di pochi giorni. Tredici mesi dopo, lo vediamo fermo in zone già parzialmente
conquistate dalle milizie russe dopo il 2014.
D’altra parte, va notato che la forza cambia forma. Cambia nell’aspetto
e anche nella logica. Si cerca
di inventarne nuove forme, come
ad esempio il potere dei deboli, che
trionfa combinando resistenza e
azioni di disturbo, o questa forma
originale di potere, ancora poco
concettualizzata, che segue i contorni
della globalizzazione e che ho cercato
di analizzare nel mio libro Les
puissances mondialisées. Repenser la
sécurité internationale (Odile Jacob,
2021). La leva di Archimede del potere
non è più la forza, ma una sorta
di capacità di agire sugli altri non
vincolandoli fisicamente, ma racchiudendoli
in una logica sistemica
da cui non riescono più a sfuggire. [continua]
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