ArticoloDibattiti aperti

Il salario minimo nell’eterna risacca della politica italiana

Fascicolo: febbraio 2024

La proposta di legge sul salario minimo, sottoscritta dalla stragrande maggioranza delle forze di opposizione, ha prodotto un’ampia discussione in Parlamento a partire dal luglio 2023. Dopo l’acquisizione di un parere formale del CNEL, il 6 dicembre la Camera ha deciso a maggioranza di sopprimere il testo originario, trasformandolo in una proposta di legge delega (A.C. 1275-A e abb., Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva, nonché di procedure di controllo e informazione) che non prevede la regolamentazione per legge delle retribuzioni minime. Una volta approvata anche dal Senato, il Governo avrà sei mesi di tempo per l’attuazione delle deleghe ricevute.

Questa discussione è avvenuta in un contesto europeo contraddistinto dall’adozione generalizzata di forme di salario minimo, nonché dalla presenza di una direttiva dell’Unione Europea (Direttiva [UE] 2022/2041 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione Europea). Oltre all’Italia, soltanto Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia non lo prevedono, ma, rispetto a questi Paesi, la situazione italiana è caratterizzata da una marcata debolezza del mercato del lavoro, in termini di frammentazione delle tutele contrattuali, precarietà diffusa, incidenza di persone a rischio di povertà e di lavoratori poveri. È quindi comprensibile che si sia giunti a proporre l’adozione di un salario minimo
legale anche nel nostro Paese. [continua]

 

 

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