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I meme, nuova frontiera della partecipazione politica

Fascicolo: giugno-luglio 2023
Nella frequentazione dei social media è diventato praticamente impossibile non imbattersi almeno in un meme, cioè un contenuto che si diffonde in modo virale su Internet, spesso costituito da un’immagine o un video accompagnato da una didascalia divertente. I “meme macro”, composti da un’immagine cui viene aggiunta una frase sopra e una sotto, sono quelli più conosciuti e sono ormai considerati “classici” del formato. Ma i meme possono anche assumere altre forme, come per esempio le gif, brevi animazioni che spesso si utilizzano nelle conversazioni sui sistemi di messaggistica personale, oppure i tormentoni musicali che funzionano da base per le nostre interpretazioni canore. Tutte queste forme hanno in comune il fatto di essere il frutto di una attività di produzione e consumo alla quale ciascuno di noi partecipa con impegno variabile, modificando di volta in volta il significato associato ai meme, ad esempio cambiando la battuta con cui li condividiamo. Nonostante i meme siano ormai stabilmente uno dei modi in cui i fatti della nostra società vengono raccontati e commentati, solo recentemente si è iniziato a prenderli sul serio, come sintomi di una più generale trasformazione dei modi in cui la sfera pubblica si forma. Se si vuole provare, almeno in parte, a comprendere i mutamenti nelle forme di partecipazione civile e politica oggi, quindi, non è più possibile ignorarli. Anzi, appare opportuno soffermarsi sui significati che veicolano, aldilà delle risate, più o meno amare, che suscitano, come espressione di una “cittadinanza sciocca” (Hartley 2010) che attribuisce al cittadino digitale il potere di esaminare questioni altrimenti difficilmente accessibili. [Continua]

 

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