ArticoloSocial media
I meme, nuova frontiera della partecipazione politica
Nella frequentazione dei social media è diventato praticamente impossibile
non imbattersi almeno in un
meme, cioè un contenuto
che si diffonde in modo virale su Internet, spesso costituito da
un’immagine o un video accompagnato da una didascalia divertente. I
“meme macro”, composti da un’immagine cui viene aggiunta una frase sopra
e una sotto, sono quelli più conosciuti e sono ormai considerati “classici”
del formato. Ma i meme possono anche assumere altre forme, come per
esempio le gif, brevi animazioni che spesso si utilizzano nelle conversazioni
sui sistemi di messaggistica personale, oppure i tormentoni musicali che
funzionano da base per le nostre interpretazioni canore. Tutte queste forme
hanno in comune il fatto di essere il frutto di una attività di produzione
e consumo alla quale ciascuno di noi partecipa con impegno variabile,
modificando di volta in volta il significato associato ai meme, ad esempio
cambiando la battuta con cui li condividiamo.
Nonostante i meme siano ormai stabilmente uno dei modi in cui i fatti
della nostra società vengono raccontati e commentati, solo recentemente si è iniziato a prenderli sul serio, come sintomi di una più generale trasformazione
dei modi in cui la sfera pubblica si forma. Se si vuole provare,
almeno in parte, a comprendere i mutamenti nelle forme di partecipazione
civile e politica oggi, quindi, non è più possibile ignorarli. Anzi, appare
opportuno soffermarsi sui significati che veicolano, aldilà delle risate, più o
meno amare, che suscitano, come espressione di una “cittadinanza sciocca”
(Hartley 2010) che attribuisce al cittadino digitale il potere di esaminare
questioni altrimenti difficilmente accessibili. [Continua]
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