Giuseppe Toniolo, un’anima per l’economia

Fascicolo: gennaio 2020

«Noi credenti sentiamo, nel fondo dell’anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente, non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi» (Toniolo 1944). Questa è una delle frasi più conosciute e più efficaci per descrivere compiutamente la vita e le opere di Giuseppe Toniolo (1845-1918) – professore universitario e uno dei massimi esponenti del cattolicesimo italiano ed europeo a cavallo fra Ottocento e Novecento – beatificato il 29 aprile 2012 nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma.

Nato a Treviso nel 1845, uomo di Azione cattolica, Toniolo visse a Pisa per quasi quarant’anni, dopo aver vinto la cattedra di economia politica all’università della città toscana. Qui morì nel 1918, appena terminata la Prima guerra mondiale. A distanza di oltre un secolo, il pensiero, le intuizioni e le attività di Toniolo risultano, ancora oggi, attuali e significative, nonostante le variate contingenze storiche.

 

Anche l’economia ha un’anima

Toniolo percepisce abbastanza presto di essere predisposto per l’impegno culturale, in particolare per l’attività universitaria. Diventa docente di Economia politica e la sua professione lo accompagnerà fino agli ultimi giorni di vita. Egli ha vissuto intensamente il proprio tempo, provando a interpretare con arguzia e acuto spirito di osservazione le profonde trasformazioni di quegli anni. Da una parte il pensiero marxista spostava l’attenzione sulla situazione delle masse proletarie, denunciandone le condizioni disagiate di vita e di lavoro. Dall’altro lato la teoria classica – utilitarista e liberista – arrivava a qualificare come dannoso per la stabilità qualunque intervento esterno che potesse influire sull’azione delle componenti macroeconomiche e sull’autoregolazione del mercato. Toniolo, fin dall’inizio della sua carriera accademica, cercò una sintesi fra le due scuole di pensiero – l’una che assorbiva completamente gli individui all’interno della società organizzata dallo Stato, l’altra che esasperava l’individualismo, entrambe riducendo le persone a puri e semplici ingranaggi del sistema economico – sostenendo come «occorresse ridare all’uomo il suo duplice e indissolubile carattere individuale e sociale e non perdere di vista o l’uno o l’altro di tali caratteri che formano una sintesi vivente. Come vivente, l’uomo è sintesi storica, ma come razionalità operante nella storia, anche a scopi economici, l’uomo è sintesi etica» (Sturzo 1984). La dimensione antropologica dei rapporti economici appare chiaramente nella tesi da lui sostenuta per l’esame di docenza universitaria nel 1873: Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche, nella quale Toniolo contrasta la riduzione materialistica del fatto economico.

Egli sosteneva, infatti, la creazione di corpi intermedi, vere e proprie corporazioni di datori di lavoro e di lavoratori organizzate gerarchicamente e riconosciute dallo Stato. Il suo pensiero e le sue proposte d’azione si trovano riassunti in una delle sue opere più famose: il Trattato di economia sociale, pubblicato tra il 1908 e il 1921.

In questo contesto, inoltre, nel 1891 venne promulgata da papa Leone XIII l’enciclica sociale più famosa, la prima del corpus della Dottrina sociale della Chiesa: la Rerum novarum, con la quale la Chiesa prendeva ufficialmente posizione in merito alla condizione operaia e al conflitto sociale del tempo.

Toniolo si situa all’interno di quel filone di pensiero che in Italia, a partire dal secondo Settecento, prende il nome di «economia civile» e che, basandosi sui principi di cooperazione e reciprocità, interpreta l’attività economica come strumento al servizio della società, superando così la logica del profitto come criterio-guida dell’analisi economica.

A dieci anni dalla grande crisi del 2008-2009 stiamo ancora cercando, in Italia e in Europa, di risalire la china e trovare soluzioni nuove e modelli economici diversi rispetto a quelli che ci hanno portato agli eccessi e, immediatamente dopo, alle recessioni e difficoltà degli ultimi anni. La visione economica di Toniolo mostra come una società prospera e inclusiva sia frutto, da una parte, di un mercato funzionante e senza grandi disuguaglianze, dall’altra, di processi e istituzioni che attivino la solidarietà e la sussidiarietà fra i vari attori economici e sociali.

 

Testimonianza laicale e santità del quotidiano

La spiritualità di Toniolo può essere definita prettamente laicale, in quanto incarnata e vissuta nella trama delle relazioni sociali, all’interno delle quali ognuno contribuisce a dare forma alla società. In questo è stato precursore di molti degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, rispetto alla vocazione universale alla santità (cfr Lumen gentium, nn. 39-42), al ruolo dei laici all’interno della comunità cristiana (cfr LG, nn. 30-38 e il decreto Apostolicam actuositatem) e al dialogo tra il mondo e la Chiesa (cfr Gaudium et spes, nn. 40-45).

Per approfondire e conoscere meglio il profilo spirituale di Toniolo ci si può basare sui suoi Scritti spirituali, religiosi e familiari: ne traspare una vita di fede profondamente radicata nella preghiera, che ispira la dimensione sia personale, sia sociale. Secondo Toniolo, infatti, l’esperienza concreta è un aspetto indispensabile della vita cristiana: il fedele non deve limitarsi a elaborare concetti astratti e distanti dalla realtà sulle virtù e sui valori, ma deve cercare di incarnare ogni giorno gli ideali in cui crede, impegnandosi a scoprire nell’esperienza vissuta la presenza di Dio.

Colpisce, inoltre, leggere le pagine del diario di Toniolo concernenti il «regolamento di vita», nel quale le varie attività – lavoro, studio, preghiera – si armonizzano attraverso punti di impegno quotidiani. Questa struttura semplice mostra come Toniolo avesse una chiara visione unitaria della persona, senza alcun tipo di separazione fra vita pubblica e vita privata. A ragione lo si è definito “uomo di sintesi”, proprio perché è nel vissuto privato che la sua figura acquisisce, in un apparente paradosso, la solidità che la proiezione pubblica non riuscirebbe pienamente a restituire. È solamente nella struttura della sua coscienza che il suo profilo pubblico più conosciuto raggiunge davvero la pienezza.

 

Non c’è azione senza pensiero e cultura

Toniolo lungo tutto il corso della sua esistenza ha espresso una spiritualità riflessiva, orientata all’azione e in dialogo con visioni differenti della realtà, a partire dal proprio essere docente universitario e quindi persona intellettualmente attiva: «Tutto ciò che egli scrive è in funzione di un disegno operativo», utile «alla causa e alle opere comuni» (Sorrentino 1995). Questo è nello spirito del movimento cattolico di fine Ottocento, caratterizzato da operatività e concretezza. In quegli anni vi fu una grandissima capacità di attuare grandi ideali, grandi visioni, riuscendo allo stesso tempo a incontrare e rispondere ai bisogni reali delle persone, migliorando le condizioni di vita di molti.

Toniolo, cogliendo i problemi e le difficoltà a cui l’umanità di allora andava incontro, seppe dare forma e sostegno teorico a molte iniziative che stavano nascendo in quel periodo, sottolineando l’importanza di avere una cultura cristianamente ispirata, che potesse offrire una visione sintetica della realtà, un giudizio globale sull’esistente capace di confrontarsi con la visione illuministica e con un positivismo scientifico dilaganti in Europa. Egli si cimentò con problematiche diversificate: quella che forse lo interessò più da vicino era la mancanza di istituti di credito nel mondo rurale del tempo. Dietro suo impulso nacquero le cooperative di credito, le casse di risparmio, le banche popolari e le casse rurali cattoliche, che permisero a moltissimi lavoratori e contadini di sfuggire all’indebitamento e all’usura. Queste forme di credito esistono ancora oggi e si sono diffuse in tutta Europa. Anche in questo caso – tra la visione marxista della lotta di classe e la visione individualista e utilitarista del liberismo – Toniolo seppe disegnare una via intermedia, quella della cooperazione come forma concreta di solidarietà economica, ispirandosi agli ambienti tedeschi dove, nel frattempo, stavano cominciando a nascere le Raiffeisen Bank e dove la partecipazione dei lavoratori ai profitti delle imprese stava diventando realtà.

Per questo suo essere uomo d’azione e di pensiero allo stesso tempo, Toniolo è da tutti considerato il padre ispiratore dell’idea di Università cattolica nel nostro Paese. Già nel 1900, di ritorno da un viaggio a Lovanio, pubblicò un saggio sull’insegnamento superiore cattolico: in esso, egli rifletteva sull’opportunità di una università cattolica e sulle condizioni necessarie per la sua realizzazione, auspicandone la nascita in breve tempo. Inoltre, sappiamo che fin dagli inizi del Novecento padre Gemelli e Toniolo intrattennero rapporti epistolari e che il professore fu ben felice di pubblicare sulle sue riviste alcuni lavori scientifici del medico diventato frate francescano. L’Università cattolica del Sacro Cuore vedrà la luce solo nel 1921, dopo la morte di Toniolo; quando, però, nel febbraio del 1920, padre Gemelli e gli altri si riunirono davanti a un notaio per costituire l’Istituto di studi superiori che avrebbe poi dato vita alla nuova università, decisero unanimemente di intitolarlo proprio a Giuseppe Toniolo.

 

L’uomo giusto al momento giusto

Figura poliedrica e versatile, Toniolo è stato tra i primi laici che non si sono limitati soltanto alla difesa dei legittimi interessi della Chiesa e del Pontefice, ma che hanno anche cercato di spingere questi ultimi a confrontarsi con i grandi problemi della società contemporanea e a dialogare con un mondo in continuo e profondo cambiamento, aprendo spazi comuni di dialogo e ricerca.

Basandosi su una solida competenza culturale e scientifica, egli ha progressivamente acquistato maggiore autorevolezza, non fermandosi a rimpiangere una società e una cristianità passate, ma rinnovando la tradizione e aprendo nuove strade e nuovi percorsi per i cattolici, cercando così una nuova collocazione nel contesto del proprio tempo e non rimanendo ai margini del dibattito culturale e delle scelte decisive per lo sviluppo della società.

Come scrive oggi mons. Sorrentino, «siamo nel pieno di una crisi economica le cui radici vanno certamente al di là dell’economia. L’orizzonte è quello di una crisi di valori e di relazioni, che investe singoli, comunità, nazioni. Una crisi di civiltà. C’è del nuovo che nasce, in positivo e in negativo, nel travaglio di un discernimento al quale siamo tutti responsabilmente chiamati. Toniolo può aiutarci a “decifrare” questa crisi. Ci ricorda l’urgenza di restituire un’anima alla cultura, alla famiglia, alla politica. Uomo di sintesi, è convinto che la dimensione trascendente, in senso specificamente religioso, sia cosa a cui una civiltà degna di questo nome non possa rinunciare. Se questo è il suo messaggio, come non ritenerlo l’uomo giusto al momento giusto?»

Risorse

 

Opere di Giuseppe Toniolo

Toniolo G. (1944), Indirizzi e concetti sociali all’esordire del secolo XX, Gregoriana, Padova.

— (1952), Scritti spirituali, religiosi, familiari e vari, I-II, prefazione di F. Costa, Città del Vaticano.

— (1949-1952), Trattato di economia sociale e scritti economici, I-IV, prefazione di F. Vito, Città del Vaticano.

Bibliografia

Sorrentino D. (2012), L’economista di Dio. Giuseppe Toniolo, AVE, Roma.

— (ed.) (1995), Giuseppe Toniolo. Voglio farmi santo, AVE, Roma.

Sturzo L. (1984), «Giuseppe Toniolo», in Blackfriars, ora in Id., Scritti storico-politici (1926-1949), a cura di L. Brunelli, Edizioni Cinque Lune, Roma, pp. 257-258.

7 gennaio 2020
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