Di fronte al crescere dei richiami al fascismo, che inevitabilmente segneranno anche la ricorrenza del 25 aprile,
l'editoriale del numero di aprile Aggiornamenti Sociali si interroga sul valore della storia, cercando una via alternativa a quelle percorse da chi nega gli eventi del passato e da chi, all'estremo opposto, vi rimane ancorato senza elaborarli.
L'impressione - scrive il direttore Giacomo Costa SJ - è che «il richiamo ai valori della Resistenza e della Costituzione abbia perso una reale capacità di incidere, per risultare sostanzialmente protocollare, in particolare nei confronti delle generazioni più giovani». Osservando anche il contesto internazionale, «appare giustificata la preoccupazione che si finisca per dare una patente di legittimità, soprattutto in ambito politico, a comportamenti di violenza anche fisica, di prevaricazione, di insulto, di intolleranza e discriminazione verso chi è portatore di una diversità di qualsiasi tipo, oltre a una cultura politica che con molte ambiguità lega valori tradizionali come patria e famiglia - e spesso anche Dio e religione - ad atteggiamenti autoritari e a un’attenzione paternalista verso i bisogni non di tutti, ma solo di quelli tra i poveri che possono essere riconosciuti come “nostri”».
Di fronte alle tesi revisioniste, continua l'editoriale, «la storia sembra perdere ogni riferimento alla verità e il suo metodo, fatto di uso critico delle fonti e di comparazione dei documenti, pare smarrire la sua potenza. Continuare a insistere, a portare fatti e a dibattere non serve a niente: negazionisti e revisionisti sono impossibili da convincere». Senza dimenticare che la narrazione del passato rappresenta, da sempre, anche uno strumento di legittimazione del potere.
Così come appare indebolirsi la "forza" del metodo storico, altrettanto in difficoltà sembra essere la figura del testimone, tanto più quando lo scorrere del tempo ci allontana dai fatti che si vorrebbero ricordare. Così, «la negazione del passato diventa condizione di possibilità del suo ripetersi».
Di fronte a queste patologie, «si apre la domanda su come elaborare un’etica e una politica della giusta memoria, che renda generativo il passato, consentendo l’espressione e l’appropriazione dei valori e dei significati di coloro che ne sono stati protagonisti». Appare dunque inevitabile, secondo Costa, «affrontare insieme la questione della verità della storia».
Rifacendosi alla tradizione biblica, l'editoriale spiega che «la verità non è semplicemente ciò che è scoperto, ma ciò su cui ci si può appoggiare per non cadere, è il terreno su cui si può camminare insieme senza sprofondare. (...) Vero è ciò che, pur fragile, unisce, sostiene, collega, coinvolge, promuove la solidarietà e il bene comune; non lo è ciò che divide, isola, frantuma, crea divisione, opposizione e conflitti non costruttivi».
Con riferimento al 25 aprile, ma più ampiamente al particolare momento politico che stiamo vivendo, «in cui è effettivamente in gioco il fondamento dell'identità del Paese», l'editoriale di Aggiornamenti Sociali conclude con un auspicio: «Sulla base di una verità che non si impone, ma si propone come spazio di vita, abitato e abitabile, dalle molte facce ma mai ridotto in frantumi o a brandelli, diventa possibile ricorrere al passato per fondare una identità collettiva, senza che sia divisivo o escludente. (...) Il suo valore dovrà essere reso riconoscibile anche a chi non l’ha vissuto in prima persona, in modo da risultare accogliente e inclusivo per tutti, anche per chi è arrivato da poco nel nostro Paese, portandosi dietro un passato diverso, ma che può risuonare con il nostro. Scoprire ciò che lega oggi le nostre memorie, articolandone le differenze, è la sfida che le ricorrenze storiche ci ripropongono ogni anno».