Damiano Felini, "Le contraddizioni del sistema scolastico" / Carmela Palumbo, "Denatalità, inclusione e competenze, le grandi sfide della scuola" / Francesco Cortimiglia, "Formare persone: la rivoluzione copernicana dell’insegnamento" / Silvia Branca, "Orientare al lavoro, preparare alla vita"
Quando si parla della scuola, spesso la si definisce uno specchio della
società. Nel microcosmo costituito da una classe, si riflettono le attese
per il futuro e le tensioni del presente, oltre a tutte le differenze
determinate dal contesto concreto: una grande città, una realtà di provincia,
una zona poco abitata. Un osservatore attento può percepire sia la forza
delle energie investite nel territorio, sia le paure che fanno da freno; può
riconoscere le dinamiche economiche e culturali in atto e le conseguenze
che ne derivano: basti pensare al calo demografico e alla presenza di minori
stranieri. Un’altra immagine spesso utilizzata è quella che presenta la scuola come il motore della società. Nel settembre 2020, in occasione
dell’inaugurazione dell’anno scolastico nella cittadina di Vo’, dove si era
registrata la prima vittima della COVID-19, lo ha richiamato in modo
chiaro il presidente Sergio Mattarella: «La scuola serve anche a questo: a
formare cittadini consapevoli, a sconfiggere l’ignoranza con la conoscenza,
a frenare le paure con la cultura, a condividere le responsabilità».
In modo diverso, queste espressioni evidenziano il rilievo dell’istituzione
scolastica, mostrando come l’attuazione effettiva del diritto all’istruzione
riconosciuto nell’art. 34 Cost. sia fondamentale per l’itinerario di
crescita culturale non solo dei singoli, ma della collettività. Per questo
la scuola è sia uno dei beni comuni essenziali sia un luogo privilegiato per
prendersi cura del bene comune, perché forma a comprendere in che cosa
questo consista e come poterlo costruire. È quindi facile capire perché è necessario
che l’istituzione scolastica sia al centro dell’attenzione della politica
e della società civile, senza che questo si traduca in una sua politicizzazione.
Al contempo, uno sguardo attento alle scuole nel nostro Paese ne
coglie anche la complessità e le fragilità. Ci troviamo di fronte a una
realtà composita, in cui si intrecciano le aspettative e gli interessi degli
studenti e delle loro famiglie, dei docenti e della dirigenza scolastica, delle
istituzioni pubbliche e del mondo del lavoro. Si tratta di istanze tra loro diverse
e non sempre componibili, che possono rischiare di snaturare le finalità
proprie della scuola e per questo occorre compiere scelte non scontate.
La scuola è anche una realtà precaria, e non solo in senso metaforico: nel
2023 un insegnante su quattro non era ancora entrato stabilmente in ruolo
(circa 234mila docenti su un totale di 943mila in servizio); vi è carenza
cronica di fondi e di spazi adeguati e in buone condizioni, che finisce per
pregiudicare lo svolgimento delle attività didattiche. Infine, al pari di altre
istituzioni, anche la scuola fatica a ridefinire il proprio ruolo e i propri compiti
in una società segnata dalla globalizzazione e sempre più interculturale,
come osserva il pedagogista Damiano Felini nel suo contributo.
Di fronte a questo scenario, che ci restituisce in modo chiaro l’evoluzione
che la scuola sta vivendo su tanti fronti, da quello più strettamente didattico
alla sua collocazione sul piano sociale, varie domande si impongono, tra cui
una che riguarda più da vicino i docenti: che cosa significa insegnare oggi?
È difficile rispondere, se non si ha una conoscenza sufficiente della situazione
della scuola italiana in questo momento. Importanti elementi sono offerti in
questa direzione dai contributi di Damiano Felini e di Carmela Palumbo,
dirigente del Ministero dell’Istruzione e del merito, i quali da prospettive
distinte descrivono le tendenze più significative, gli ambiti più promettenti
su cui investire, le contraddizioni da sciogliere. Altri due interventi, di Francesco
Cortimiglia e di Silvia Branca, danno voce alle esperienze di quanti
sono impegnati nell’insegnamento, rispettivamente in una scuola secondaria
di secondo grado e nella formazione professionale.
Abbiamo scelto di soffermarci sull’insegnamento e il modo in cui è compreso oggi come spunto per rimettere a fuoco in che cosa consista
l’azione educativa e in che modo possa essere declinata nel contesto
odierno. Questo resta infatti il cuore essenziale della scuola come istituzione
e da qui si può ripartire per riconoscere ciò di cui i vari soggetti coinvolti
nella scuola hanno davvero bisogno e quale contributo possono dare;
da qui si possono interrogare, anche in modo critico, le molteplici richieste
rivolte alla scuola oggi, per dare risposte che non siano estemporanee. [continua]
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