ArticoloLaboratori di cittadinanza

Diritti e doveri, trama e ordito della democrazia

Nel dibattito pubblico è comune associare diritti umani e democrazia, due elementi che appaiono indiscutibili, perché tutti teniamo ad essi, o almeno così siamo soliti affermare: i primi sono considerati meritevoli di tutela sia all’interno sia all’esterno di ogni singolo Stato; la seconda è riconosciuta come l’unica forma politica legittima e accettabile, poiché è basata sul consenso dei cittadini. In un tempo in cui, però, in tante parti del mondo la tutela dei diritti umani non è scontata e la vitalità della democrazia viene talvolta seriamente messa in dubbio, diventa urgente capire quale rapporto esista fra questi due elementi e se sia opportuno, se non necessario, fare appello ad altri riferimenti per fondare in modo più solido i legami sociali.

Su che cosa si fonda la cittadinanza?

Il rapporto tra diritti umani e democrazia non è di certo unidirezionale. Sappiamo che i diritti umani sono condizione necessaria perché si possa realizzare un governo democratico: non ci può essere democrazia se certi diritti non sono garantiti. D’altra parte, sappiamo anche che non c’è garanzia dei diritti, e quindi una reale tutela delle persone, se non all’interno di un contesto democratico. Si tratta di una questione di vecchia data. All’inizio dell’Ottocento, nel celebre discorso su La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, lo scrittore e politico francese Benjamin Constant (1767-1830) affermava che la libertà dei cittadini è necessaria per stabilire meglio i governi democratici, che a loro volta sono necessari per tutelare meglio queste libertà. Diritti umani e democrazia, dunque, non possono non camminare insieme, come ritiene anche la migliore filosofia politica del Novecento.

Il duplice riferimento ai diritti umani e alla democrazia è al centro del discorso corrente sulla cittadinanza, intesa spesso come mera sommatoria di diritti. Siamo cittadini in senso pieno in quanto siamo titolari di diversi tipi di diritti, che affondano le loro radici in distinti momenti storici: i diritti civili o di libertà, quelli politici o di partecipazione alla vita politica, quelli sociali, che permettono l’integrazione piena dei soggetti all’interno della comunità politica. Questi diritti non sono separati gli uni dagli altri, anche se spesso si sente dire che i diritti sociali sono “un di più”, un “lusso”, e possono quindi essere rimossi dall’agenda politica quando non è possibile sostenerli. In realtà ciò è falso: i diritti sociali, sebbene a livello politico siano stati tra gli ultimi conquistati nel secolo scorso, sono precondizione per la garanzia degli altri diritti. Ad esempio, senza il diritto all’istruzione, che ne sarebbe del diritto alla libertà di espressione del pensiero o addirittura del diritto di voto? Anche l’affermazione, spesso sostenuta in modo strumentale, che i diritti sociali, a differenza degli altri, implichino un costo per la collettività non ha fondamento, visto che tutta la struttura dello Stato, con i costi che comporta, ha tra le proprie finalità la garanzia dell’insieme dei diritti. [continua]

 

 

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