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Dieci di anni di guerra: che cosa resta della Siria

L’ONU ha più volte affermato che in Siria si sta consumando la più grande tragedia umanitaria del secondo dopoguerra, con circa 380mila morti e undici milioni di siriani sfollati o rifugiati all’estero. Qual è la situazione odierna nel Paese? Che cosa resta delle ragioni all’origine della rivolta del 2011? Quali prospettive si aprono per il futuro? Quale può essere il contributo dei cristiani?
Fascicolo: marzo 2021

A metà marzo del 2011, le piazze delle principali città siriane, come era accaduto in precedenza in Tunisia e in Egitto, si sono riempite di giovani che protestavano contro il Governo del presidente Bashar al-Assad, alla guida del Paese dal 2000. Da quelle prime proteste sono trascorsi dieci anni di guerra e violenze, che hanno colpito duramente la popolazione. Come si è giunti a questo punto?

 

Dieci anni fa, quando sono scoppiate le prime proteste, i protagonisti erano tanti giovani. Andavano nelle piazze per chiedere a gran voce un cambiamento, alcune riforme vitali per un Paese da tempo in crisi sotto tanti punti di vista. Dopo alcuni mesi questo movimento spontaneo, nato da un malessere generalizzato, è stato assorbito dal gioco geopolitico delle alleanze tra le potenze della regione medio-orientale e quelle internazionali, in prima battuta la Russia e gli Stati Uniti.

Così hanno fatto la loro comparsa nella rivolta contro il regime di Assad i movimenti islamisti, in particolare i Fratelli musulmani, sostenuti finanziariamente dai Paesi del Golfo, poi lo Stato islamico. Nel corso degli anni il regime di Assad, con l’aiuto dei russi, ha ripreso il controllo di gran parte del territorio (cfr la cartina nella pagina seguente). Gli interventi dei vari attori internazionali hanno ben presto trasformato la Siria in un ulteriore terreno di scontro tra sunniti e sciiti nello scacchiere mediorientale, poiché Assad appartiene al gruppo sciita alauita mentre la maggioranza dei musulmani siriani è sunnita.

L’evoluzione della situazione siriana, con la progressiva escalation dal livello locale a quello internazionale, non è una sorpresa per chi ne conosce la storia. Fin dall’antichità, questa regione ha avuto un grande peso nell’equilibrio geopolitico, costituendo una sorta di linea di frattura tra Oriente e Occidente, un punto di incontro e di scontro.

 

Qual è in questo momento la situazione politica nel Paese?

 

Nonostante gli anni di conflitto, si può affermare che formalmente esiste ancora lo Stato siriano, con il suo Governo, le varie amministrazioni pubbliche, le rappresentanze all’estero. Tuttavia, sarebbe più corretto parlare dell’esistenza di “tre Sirie”, perché il Paese è di fatto diviso in tre parti. Innanzi tutto, c’è la “Siria ufficiale” del presidente Assad, che corrisponde alla maggioranza del territorio nazionale e comprende le città principali, a partire dalla capitale Damasco. Per il controllo e la gestione di questa parte del Paese, Assad riceve un importante aiuto da parte dei russi a livello militare e di expertise in vari campi. Sono presenti a suo fianco, anche se in maniera non ufficiale, vari gruppi legati all’Iran. [continua]

 

 

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