L’ONU ha più volte affermato che in Siria si sta consumando la più grande tragedia umanitaria del secondo dopoguerra, con circa 380mila morti e undici milioni di siriani sfollati o rifugiati all’estero.
Qual è la situazione odierna nel Paese? Che cosa resta delle ragioni all’origine della rivolta del 2011? Quali prospettive si aprono per il futuro? Quale può essere il contributo dei cristiani?
A metà marzo del 2011, le piazze delle principali città siriane, come era accaduto in precedenza in Tunisia e in Egitto, si sono riempite di giovani che protestavano contro il Governo del presidente Bashar al-Assad, alla guida del Paese dal 2000. Da quelle prime proteste
sono trascorsi dieci anni di guerra e violenze, che hanno colpito duramente
la popolazione. Come si è giunti a questo punto?
Dieci anni fa, quando sono scoppiate le prime proteste, i protagonisti
erano tanti giovani. Andavano nelle piazze per chiedere a gran voce un
cambiamento, alcune riforme vitali per un Paese da tempo in crisi sotto
tanti punti di vista. Dopo alcuni mesi questo movimento spontaneo, nato
da un malessere generalizzato, è stato assorbito dal gioco geopolitico delle
alleanze tra le potenze della regione medio-orientale e quelle internazionali,
in prima battuta la Russia e gli Stati Uniti.
Così hanno fatto la loro comparsa nella rivolta contro il regime di Assad i
movimenti islamisti, in particolare i Fratelli musulmani, sostenuti finanziariamente
dai Paesi del Golfo, poi lo Stato islamico. Nel corso degli anni il regime di Assad, con l’aiuto dei russi,
ha ripreso il controllo di gran
parte del territorio (cfr la cartina
nella pagina seguente). Gli interventi
dei vari attori internazionali
hanno ben presto trasformato la
Siria in un ulteriore terreno di
scontro tra sunniti e sciiti nello
scacchiere mediorientale, poiché
Assad appartiene al gruppo sciita
alauita mentre la maggioranza dei
musulmani siriani è sunnita.
L’evoluzione della situazione
siriana, con la progressiva escalation dal livello locale a quello
internazionale, non è una sorpresa per chi ne conosce la storia. Fin
dall’antichità, questa regione ha avuto un grande peso nell’equilibrio geopolitico,
costituendo una sorta di linea di frattura tra Oriente e Occidente,
un punto di incontro e di scontro.
Qual è in questo momento la situazione politica nel Paese?
Nonostante gli anni di conflitto, si può affermare che formalmente
esiste ancora lo Stato siriano, con il suo Governo, le varie amministrazioni
pubbliche, le rappresentanze all’estero. Tuttavia, sarebbe più corretto parlare
dell’esistenza di “tre Sirie”, perché il Paese è di fatto diviso in tre parti.
Innanzi tutto, c’è la “Siria ufficiale” del presidente Assad, che corrisponde
alla maggioranza del territorio nazionale e comprende le città
principali, a partire dalla capitale Damasco. Per il controllo e la gestione di
questa parte del Paese, Assad riceve un importante aiuto da parte dei russi
a livello militare e di expertise in vari campi. Sono presenti a suo fianco,
anche se in maniera non ufficiale, vari gruppi legati all’Iran. [continua]
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