Dalla guerra, una speranza? Per una nuova politica dell’asilo in Europa

Fascicolo: aprile 2022
La guerra in Ucraina sta provocando una reazione inattesa e innovativa. Con una di quelle accelerazioni impreviste che le grandi crisi a volte imprimono alle vicende umane, l’Unione Europea (UE) ha aperto i confini a flussi di profughi stimati in questo momento oltre i due milioni di persone, mentre la ministra Lamorgese ha parlato di un possibile flusso di sette o otto milioni di persone. È notevole il fatto che i primi ad accogliere siano alcuni Paesi del gruppo di Visegrád (Polonia, Ungheria), che precedentemente avevano inalberato la bandiera del sovranismo contro ogni istanza umanitaria, giungendo a scomodare anche simboli e riti religiosi per sacralizzare la chiusura dei confini. Secondo fatto importante, l’UE di fatto ha prima sospeso l’applicazione delle convenzioni di Dublino, e poi attivato per la prima volta la direttiva del 2001 sull’afflusso straordinario di profughi, rimasta nel cassetto anche all’epoca degli arrivi di siriani e iracheni nel 2015: i rifugiati non dovranno neppure presentare domanda di asilo, potranno rimanere nell’UE per un anno (prorogabile fino a tre) spostarsi attraverso i confini e insediarsi nel Paese di loro scelta, avranno diritto a cercare casa, ad accedere ai servizi sanitari, a mandare i figli a scuola e a entrare nel mercato del lavoro. Terzo fatto inaspettato e positivo, l’Italia sta aprendo le porte ai rifugiati con grande trasporto, senza apparenti distinzioni politiche e contrasti interni.[Continua]

 

 

Ti interessa continuare a leggere questo articolo? Se sei abbonato inserisci le tue credenziali oppure  abbonati per sostenere Aggiornamenti Sociali

Ultimo numero
Leggi anche...

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza