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Crollo del comunismo e cultura occidentale

Gli avvenimenti di Mosca dell'agosto 1991 segnano la fine del comunismo sovietico, uno dei maggiori fenomeni politici e culturali del sec. XX. Verso di esso una notevole parte della cultura occidentale ha assunto un atteggiamento di adesione mitizzante. Organizzazione « scientifica » dell'economia, partecipazione operaia, società ugualitaria, progressiva eliminazione dello Stato burocratico e coercitivo, erano gli aspetti principali del mito del comunismo sovietico. Ma via via è apparsa la discrepanza tra mito e realtà : ipertrofia dello Stato burocratico, regime poliziesco di terrore, gravi disuguaglianze, e negli ultimi decenni stagnazione produttiva e peggioramento delle condizioni di vita. Si è giunti così al « grande fallimento » del « socialismo reale ». I cultori del mito sovietico hanno in pari tempo dato una acritica adesione al marxismo, di cui non hanno saputo cogliere i gravi errori intellettuali sul piano della teoria economica e della teoria sociologica. Può spiegare questa irrazionale adesione al marxismo e al comunismo sovietico il loro carattere di « illusione religiosa », ossia la capacità di soddisfare l'esigenza fondamentale di dare un significato totale all'esistenza, colmando in qualche modo il vuoto creatosi nella coscienza moderna razionalistica e atea
Fascicolo: novembre 1991
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