Cercatori di LavOro è il progetto che la Chiesa italiana ha voluto lanciare in vista dell’appuntamento della 48a Settimana sociale dei cattolici italiani, che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017, affidandone il coordinamento a NeXt – Nuova Economia X Tutti. NeXt, rete nazionale composta da organizzazioni del Terzo settore, imprenditoriali, di consumatori, della società civile, da scuole e atenei (cfr <www.nexteconomia.org>), ha messo al servizio di questo progetto la propria competenza ed esperienza in materia di creazione e rafforzamento delle reti territoriali, analisi e rilevazione dei modelli di consumo e produzione responsabile.
In uno scenario occupazionale che in molti territori non è esagerato definire drammatico, in particolare per quanto riguarda i giovani, il progetto Cercatori di LavOro si propone di uscire dalla narrativa avvilente che vuole il nostro Paese condannato ad avvitarsi su stesso e sui propri problemi, per andare con umiltà alla ricerca di buone pratiche già in atto, cioè di esperienze locali che, a dispetto di tutte le difficoltà, sono riuscite a vincere la sfida di creare valore economico e occupazione di qualità. A Cagliari saranno presentati i risultati di questa ricerca, con l’obiettivo di favorire un cambiamento di sguardo e di mentalità da parte della Chiesa italiana, a partire da elementi concreti di speranza rappresentati da soluzioni possibili già sperimentate che possono ispirare un adattamento ad altri territori.
In sintesi, Cercatori di LavOro mira ad aiutare i cittadini a individuare iniziative responsabili e innovative operanti sul proprio territorio nell’ambito delle imprese, della scuola e della pubblica amministrazione, connetterle, metterle a confronto e farle conoscere perché possano essere d’ispirazione per altri. L’obiettivo della ricerca non è la semplice raccolta di dati, ma favorire scambi e incontri che mettano in moto pratiche generative di innovazione sociale, nel tentativo di dare attuazione, nel contesto della Chiesa e della società italiane, alle parole di papa Francesco: «Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (Evangelii gaudium, n. 223).
Chi sono i Cercatori di LavOro?
I Cercatori di LavOro sono tutti coloro che hanno dato la disponibilità a partecipare alla ricerca-azione, facendosi carico del lavoro di interrogazione e ascolto del territorio per far emergere e documentare le buone pratiche capaci di generare valore e occupazione di qualità, creando nuovi profili professionali o “rispolverandone” di antichi, o proponendo ai giovani percorsi formativi in grado di offrire prospettive occupazionali sostenibili.
L’opzione congruente con l’obiettivo generativo del progetto è stata quella di non affidare il processo di ricerca a un piccolo nucleo di addetti ai lavori, ma di farne una occasione di mobilitazione e cambiamento culturale, coinvolgendo il maggior numero di attori possibile. Pur con gli inevitabili limiti che questo comporta, la scelta è stata quindi di mettere in moto, supervisionare e coordinare un percorso nel quale i giovani e, più in generale, tutte le persone sensibili dei nostri territori, potessero incontrare, conoscere e raccontare le migliori pratiche a loro geograficamente più vicine. Da questo punto di vista si può ritenere un primo successo il coinvolgimento di oltre 200 Cercatori, grazie al sostegno ricevuto dal Progetto Policoro (l’iniziativa della Chiesa italiana per dare risposte concrete al problema della disoccupazione, in particolare giovanile, che nei suoi oltre 20 anni di attività ha costruito una articolata e capillare rete territoriale, cfr <www.progettopolicoro.it>) e dalle strutture della pastorale sociale e del lavoro delle diocesi italiane.
Oltre che di una scelta di stile si è trattato di un vero e proprio investimento: grazie alla formazione ricevuta e all’esperienza accumulata, i Cercatori di LavOro potranno diventare gli attori di una mobilitazione dal basso, puntando alla sensibilizzazione delle comunità ecclesiali e dell’opinione pubblica nella chiave della cittadinanza attiva. Le buone pratiche individuate e studiate potranno così essere riconosciute e sostenute da cittadini sempre più informati, consapevoli e responsabili.
Obiettivi e metodo della ricerca
L’obiettivo di Cercatori di LavOro è identificare e mappare pratiche di eccellenza in materia di lavoro e occupazione, in termini qualitativi e quantitativi. In particolare l’attenzione è diretta a tre diversi ambiti:
1) imprese e aziende capaci di creare occupazione, ma anche attente alla qualità del lavoro, secondo una serie di indicatori, tra i quali ricchezza prodotta e distribuita, senso del lavoro, lavoro agile, conciliazione tra vita lavorativa e personale, partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali e agli utili, sicurezza del lavoro, qualità delle relazioni sindacali, ecc.;
2) pubblica amministrazione, identificando le buone pratiche in materia di politiche attive del lavoro (sostegno all’incontro tra domanda e offerta di lavoro o al reinserimento lavorativo delle fasce più deboli della forza lavoro);
3) scuola e formazione professionale, individuando le esperienze che ottengono migliori risultati in materia di inserimento nel mondo del lavoro.
La mappatura delle buone pratiche, lanciata a gennaio 2017, è partita dalle informazioni già raccolte dalle organizzazioni locali, integrate con le segnalazioni dei cittadini. A ciascuna di esse i giovani Cercatori hanno somministrato un questionario messo a punto dal Comitato organizzatore delle Settimane sociali, che ha anche delineato le strategie e gli strumenti utili per il rilevamento, facendo riferimento in particolare a due dei suoi membri, Giuseppe Notarstefano e Leonardo Becchetti. La somministrazione dei questionari è stata preceduta da una fase di formazione dei Cercatori, a cui sono stati forniti strumenti per la corretta rilevazione delle esperienze virtuose, con una attenzione particolare alla responsabilità sociale e alla capacità di creare lavoro dignitoso.
L’analisi dei risultati delle rilevazioni, ancora in corso nel momento in cui questo articolo viene redatto, mira a far emergere i punti di forza, le aree di miglioramento e gli elementi di replicabilità delle esperienze per la creazione di modelli di riferimento nei tre ambiti indicati. La discussione che avrà luogo a Cagliari punterà a estrapolare strategie e comportamenti da attuare in rete con le realtà più virtuose, per costruire una progettualità condivisa in vista del bene comune.
Alcuni risultati preliminari
Su 542 buone pratiche segnalate, i questionari effettivamente accettati sono 402. Gli altri sono stati scartati perché nulli (non contenevano le informazioni richieste) o relativi ad attività in settori controversi dal punto di vista della sostenibilità (ad esempio azzardo, armi, finanza speculativa, ecc.). Tra quelli ritenuti validi, la grande maggioranza (309) proviene da realtà imprenditoriali, mentre sono in numero minore le buone pratiche esaminate in ambito scolastico (40) o nella pubblica amministrazione (52).
Dal punto di vista geografico, la copertura del territorio italiano è tutt’altro che omogenea. Probabilmente grazie al radicamento delle attività del Progetto Policoro, il Mezzogiorno fa la parte del leone, con oltre il 42% delle buone pratiche complessive. Quelle raccolte al Nord sono quasi il 34% e quasi il 24% quelle provenienti dall’Italia centrale.
È impossibile condensare in poche righe la ricchezza e la varietà delle esperienze che emergono dall’esame dei questionari: contrariamente a una opinione diffusa, il nostro Paese appare tutt’altro che privo di risorse di innovazione e generatività. Tra le scuole sono emerse esperienze in grado di ripensare i propri spazi come luoghi di pensiero e lavoro comune. Il programma di alternanza scuola-lavoro risulta lo strumento più efficace per connettere scuola e territorio, ma è necessaria una migliore selezione delle aziende coinvolte. La scelta di criteri sostenibili per la trasmissione delle competenze agli studenti e il collegamento a esperienze imprenditoriali locali è l’unica chiave per intercettare le professioni dell’oggi e del domani.
Tra i Comuni l’indagine rileva strumenti innovativi a sostegno del lavoro di qualità come la mappatura e la selezione di imprese socialmente e ambientalmente responsabili, o l’adozione di procedure e regolamenti che permettono di affidare la riqualificazione di un bene di proprietà pubblica (ad es. un immobile) a gruppi o associazioni di cittadini, “remunerandoli” con una quota dei frutti una volta completata l’opera. Rispetto al tema dell’immigrazione, si segnalano casi innovativi in cui le strutture di accoglienza sono utilizzate come luoghi di incubazione di professioni utili al territorio.
Ben più variegato è il panorama del settore imprenditoriale, in cui emerge innanzi tutto la forza del movimento cooperativo nelle sue diverse componenti: dai consorzi che rendono disponibili servizi alle imprese associate, aumentandone la produttività, alla cooperazione sociale. In quest’ultimo ambito risultano estremamente promettenti le esperienze di agricoltura sociale in grado di integrare fasce di popolazione disabile o le iniziative capaci di responsabilizzare i detenuti attraverso il lavoro nella filiera del recupero e del riciclaggio. Di grande interesse sono anche quelle esperienze manifatturiere innovative che puntano sulla qualità non solo dei prodotti ma anche dei processi tecnologici, e sulla formazione continua dei lavoratori per l’acquisizione di nuove competenze, sfuggendo a una competizione giocata sulla riduzione dei salari. Lo stesso discorso vale per quelle realtà imprenditoriali che sanno intercettare la domanda di senso della popolazione anziana, attraverso iniziative innovative di sostegno domiciliare che costruiscono ponti tra le generazioni, come nel caso di anziani che accolgono in casa giovani in cambio di compagnia e un po’ di collaborazione e assistenza.
In sintesi, l’analisi delle buone pratiche evidenzia come queste siano in grado non solo di soddisfare fasce di mercato in espansione, ma anche di coniugare l’attività imprenditoriale con la produzione di senso e di legame sociale, a partire dal rapporto instaurato con i propri lavoratori: è questa la chiave del loro successo. Comportamenti socialmente responsabili e promozione di una occupazione di qualità non sono solo questioni etiche, ma anche fattori di competitività di imprese e territori.
A Cagliari e dopo
Durante la Settimana sociale saranno dedicati all’esame e alla riflessione sulle buone pratiche mappate 100 Tavoli di LavOro, in cui saranno suddivisi tutti i partecipanti. Ciascun Tavolo lavorerà su una sola delle macroaree identificate (Formazione lavoro, Creare lavoro, Qualità del lavoro), con l’obiettivo di identificare i fattori chiave per il successo nella creazione di buon lavoro e di elaborare proposte su come i cittadini possono sostenere le buone pratiche presenti sul territorio. Saranno inoltre condivise proposte rivolte alle istituzioni per incentivare la replicabilità dei modelli più promettenti. I risultati raggiunti dai Tavoli saranno sintetizzati e resi disponibili ai partecipanti e ai media.
Il progetto Cercatori di LavOro non terminerà con la Settimana sociale, ma proseguirà sulla base delle strategie elaborate e condivise a Cagliari, partendo dall’esperienza e dalla competenza delle diocesi e dalle risorse di creatività e innovazione presenti sul territorio. Tra le traiettorie più promettenti per questa fase 2.0 del progetto vi sono l’ampliamento e l’approfondimento dell’indagine sulle buone pratiche e l’elaborazione di sistemi di monitoraggio dei comportamenti di amministrazioni pubbliche, imprese e istituzioni formative sul tema del lavoro sostenibile e responsabile, favorendo la connessione o la creazione di reti territoriali. Altri sviluppi possono derivare dalla promozione di nuove forme di imprenditoria giovanile che, sulla base dei bisogni fatti emergere dalle reti locali e dei modelli imprenditoriali virtuosi evidenziati dalla ricerca, siano in grado di creare nuovi posti di lavoro già orientati alla sostenibilità e alla qualità sociale e ambientale.
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