Aggiornamenti Sociali: costruiamo uno spazio aperto

Fascicolo: gennaio 2025

Quanto è cambiato il mondo dal 1950? Di getto la risposta è: «Tanto!». Il quadro politico internazionale è profondamente mutato; le distanze si sono accorciate grazie alla facilità di viaggiare e informarsi su quanto accade dall’altro lato del pianeta; l’aspettativa di vita è notevolmente cresciuta; le regole sociali sono state riscritte in modo radicale a partire dagli anni ’60; con il concilio Vaticano II la Chiesa è entrata in una nuova fase che non si è ancora chiusa. Forse è cambiato fin troppo e troppo rapidamente, se consideriamo i ritmi con cui l’umanità e la natura possono adattarsi a novità significative come quelle introdotte nella nostra quotidianità dai progressi scientifici e tecnologici degli ultimi decenni.

Al contempo, il nostro presente non è così diverso da quello di 75 anni fa, perché non sono così diverse le domande fondamentali che ci accompagnano, quelle per cui vale la pena interrogarsi e impegnarsi nel cercare risposte come collettività. Come costruire una pace durevole, imparando a gestire le divergenze e le conflittualità tra gli Stati e non solo? Come sradicare la povertà, la fame, le altre molteplici forme di ingiustizia a livello sociale ed economico che ledono la dignità delle persone, affinché nessuno sia lasciato indietro? Come rendere effettiva la tutela dei diritti individuali e collettivi e far comprendere che il rispetto dei doveri è uno dei modi per partecipare alla realizzazione del bene comune?

Per cercare di rispondere a queste domande – e a quelle che sono sorte in seguito, in particolare legate alla cura della nostra casa comune – è nata Aggiornamenti Sociali nel 1950 per iniziativa dei membri del Centro Studi Sociali dei gesuiti a Milano, come ricordato da p. Giacomo Costa (pp. 3-4), persone radicate nel Vangelo e consapevoli di aggiungere il proprio contributo a quelli dati da altri uomini e donne con differenti orizzonti culturali. Nel corso di questi decenni Aggiornamenti Sociali ha continuato a portare avanti questo compito, impegnandosi a capire quali strade sono percorribili per dare concretezza a quel «Come» con cui iniziano le nostre domande. Nel farlo ha man mano tenuto conto dei mutamenti verificatisi nella società, cercando di leggerli e comprenderli, anche al fine di aggiornare la propria missione e il modo di esprimerla. L’anniversario dei 75 anni di pubblicazione è allora un’opportunità per condividere con i lettori il modo in cui comprendiamo in questo momento storico il servizio che svolgiamo.

 

Sempre connessi, di corsa e spaesati

Tra i tanti elementi che caratterizzano il nostro tempo, plasmandolo e alle volte condizionandolo, vi sono tre fattori che ci sembrano particolarmente rilevanti in una prospettiva generale e con importanti ripercussioni anche per il nostro impegno come Aggiornamenti Sociali.

L’avvento della tecnologia digitale ha avuto una portata dirompente nelle nostre vite. Nuove professioni sono nate e altre sono sparite, ma soprattutto è cambiato il modo di lavorare in tutti i settori. Anche l’ambito dello studio e della ricerca è ormai inconcepibile senza le risorse messe a disposizione dalla potenza dei computer e dell’intelligenza artificiale, senza la miniera infinita di dati e informazioni accessibili in Internet. Il nostro modo di vivere le relazioni, comunicare, fare acquisti, trascorrere il tempo libero, informarci ed esprimere le nostre idee passa ormai in gran parte attraverso i nostri smartphone. Abbiamo bisogno di una connessione per tutto questo e per un certo periodo abbiamo creduto che quella fosse la strada anche per essere connessi tra noi. Oggi abbiamo capito, o almeno stiamo iniziando a farlo, che non c’è nessun automatismo: la connessione a Internet non implica la connessione relazionale, così come le piazze virtuali non assicurano maggiore democraticità di quelle reali, le relazioni tramite app non ci mettono al riparo da illusioni e delusioni, e così via. In fondo, abbiamo solo riscoperto una vecchia lezione: le risorse tecnologiche sono strumenti e come tali bisogna imparare a usarle, perché possono rendere più semplice la nostra vita sotto tanti punti di vista, ma paradossalmente possono anche rinchiuderci in una bolla solipsistica.

Vivere sempre connessi ha un ulteriore risvolto: la percezione che il nostro tempo ci sfugga continuamente dalle mani, di vivere a una velocità che non accenna a smettere di aumentare, di essere sempre in ritardo, in debito di fiato e di forze, e forse anche di idee e di consapevolezza di quanto viviamo. Ci ritroviamo «schiacciati da un oggi totalizzante e asfissiante» (Riggio G., «Il valore del tempo nell’era dell’immediatezza», in Aggiornamenti Sociali, 8-9 [2023] 435), che ci appare ancor più difficile da decifrare, perché la frammentazione dei tempi e la nostra sempre più fragile attenzione non ci vengono in soccorso. Ce ne rendiamo conto quando l’urgenza, vera o presunta, di prendere delle decisioni, imposta dall’accelerazione in cui siamo immersi, sfocia in una scelta istintiva e irriflessa, o si scontra con l’impossibilità di sbilanciarsi in un senso o nell’altro. Questo accade a livello tanto personale quanto collettivo e spesso le ragioni rimandano alla fatica di avere una chiara memoria del cammino fatto e alla difficoltà di individuare la meta verso la quale si desidera andare.

Da qui la sensazione ricorrente di essere spaesati e smarriti. Siamo orfani di quei luoghi, per rimanere nella metafora spaziale, che ci aiutano a maturare come persone, a conoscerci e a riconoscere i nostri talenti, a imparare come relazionarci all’interno di una comunità, a dialogare e a scontrarci con la diversità di punti di vista, a ragionare sul presente e sognare il futuro. Luoghi che abbiamo conosciuto e che oggi sono particolarmente deboli (è il caso dei corpi intermedi: partiti, sindacati, esperienze associative nel mondo laico ed ecclesiale), o che attraversano una fase incerta di ridefinizione, come le nostre istituzioni scolastiche e universitarie, a cui si chiede tanto e non sempre dando indicazioni tra loro compatibili. Ci muoviamo evidentemente in una maniera di comprendere i luoghi che esula da una concezione meramente fisica per mettere al centro la dimensione relazionale come indicato nel Documento finale del Sinodo 2021-2024 (cfr in questo numero: Costa-Foglizzo, pp. 27-34).

 

Tessere nuovi legami

In questo contesto, come Aggiornamenti Sociali porta avanti la sua missione? Quale aiuto ci proponiamo di dare a chi legge i nostri articoli, ci segue attraverso il sito Internet o i canali social, partecipa alle formazioni o agli incontri che organizziamo o a cui siamo invitati? Riteniamo che due siano gli aspetti più significativi, che non riguardano le pur rilevanti scelte di carattere più tecnico (ad esempio, quali strumenti potenziare o ripensare a livello comunicativo), ma che attengono al contributo che possiamo dare al dibattito sociale e culturale del nostro Paese.

Siamo abituati da sempre a pensare il lavoro della Redazione come un’attività collettiva, in un continuo dialogo tra chi ne fa parte e chi ci accompagna in questo impegno di riflessione e analisi perché membri del Comitato scientifico o del Gruppo esperti, o perché collaborano con noi in modo strutturale, come la Comunità di vita cristiana (CVX) e la Fondazione Magis, o su singole iniziative. In questo modo, cerchiamo di metterci in ascolto della realtà in cui viviamo, attenti agli interrogativi presenti nella società, in particolare quelli meno mediatizzati, che toccano le vite di chi è ai margini (cfr Riggio G., «In ascolto della realtà», in Aggiornamenti Sociali, 1 [2022] 5-8). La riflessione condivisa che ne scaturisce, che poi si traduce nei contenuti realizzati, è secondo noi un argine alla disintermediazione che viviamo in questo tempo. Ci poniamo tra il flusso continuo e indistinto di notizie, eventi, polemiche e polarizzazioni, e i nostri lettori, che hanno stretto un patto di fiducia con noi, conoscono la visione della società che ci anima e in molti casi vi si riconoscono, e sanno che possono trovare in quanto scriviamo criteri per formarsi una loro opinione. Così pensiamo di poter offrire un aiuto per non scivolare nell’indifferenza o nell’impotenza, per trovare ragioni che motivino la partecipazione, per suscitare il senso di giustizia che spinge al cambiamento.

Accanto a questo aspetto che da tempo ci accompagna, e che felicemente si ritrova anche in altre realtà dell’informazione (cfr le esperienze presentate alle pp. 11-26), sentiamo che c’è un passo in più da compiere in questo momento in cui i luoghi della partecipazione sono rarefatti e indeboliti. Il nostro desiderio è diventare sempre più uno spazio aperto, vivo e vivace, tanto reale quanto virtuale, dove sia possibile imparare a tessere legami saldi all’interno della comunità, senza temere la pluralità di visioni, valorizzando le potenzialità dei singoli e dei gruppi. Non da soli – abbiamo capito che nessuna avventura vale la pena di essere vissuta senza compagni di cammino – ma collaborando con altri, a partire proprio da quei luoghi che oggi fanno più fatica. L’uso creativo che lettori e lettrici fanno dei nostri articoli, gli esiti delle attività formative svolte con tante realtà e associazioni, con i giovani e nelle scuole, ci incoraggiano ad andare avanti in questa direzione e alimentano il sogno e la speranza che Aggiornamenti Sociali possa essere un crocevia per tanti e una casa per tutti quelli che lo desiderano.

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