Verso una grande Guerra mondiale per l’acqua?

Mi ci è voluto un po’ di tempo per meditare - sperando di coglierne il senso più profondo - le parole pronunciate da Papa Francesco in occasione del convegno internazionale «The Human Right to Water. An interdisciplinary focus and contributions on the central role of public policies in water and sanitation management» (Città del Vaticano, 23-24 febbraio), organizzato dall’argentina Catedra del Dialogo y la Cultura del Encuentro con la Pontificia Accademica delle Scienze.

Gli organizzatori hanno onorato il nome della loro cattedra facilitando il dialogo tra un eterogeneo mix di partecipanti: dai rappresentanti di istituzioni internazionali come il World Water Council e di compagnie multinazionali come Coca Cola, fino a studiosi conosciuti internazionalmente per le loro posizioni radicali contro la privatizzazione dei servizi idrici, passando per attivisti dei movimenti sociali e delle organizzazioni sindacali dei servizi pubblici di diversi Paesi latinoamericani. L’autorità morale del messaggio della Laudato si’, principale ispirazione e ragione del convegno, ha favorito un dibattito articolato e significativo, nella diversitá di opinioni e posizioni.

Nel rivolgersi a questa platea, Papa Francesco ha integrato il suo discorso ufficiale con alcuni passaggi in cui, parlando a braccio, ha espresso concetti che – immagino – egli avverta come particolarmente urgenti e meritevoli di considerazione. Innanzitutto il Papa si è domandato se «in mezzo a questa “terza guerra mondiale a pezzetti” che stiamo vivendo, non stiamo andando verso la grande guerra mondiale per l’acqua». Come prevedibile, i numerosi media presenti all’evento hanno immediatamente rilanciato l’allarme nei loro titoli, sia in Italia che all’estero

Ammetto di esser rimasto inizialmente un po’ perplesso nei confronti di questo passaggio: possibile che il Papa che ha fatto della capacità di sorprendere gli interlocutori una delle cifre distintive del suo messaggio, ricorresse alla formula ormai abusata – e mai empiricamente verificata – delle guerre per l’acqua? Da più di trent’anni autorevoli commentatori come gli ex segretari delle Nazioni Unite Boutros Ghali o Kofi Annan vengono citati per profetizzare che «le guerre del XXI secolo scoppieranno non per il petrolio, ma per l’acqua». La vera notizia dovrebbe piuttosto essere quella che negli ultimi anni non è scoppiata nessuna guerra per l’acqua, e che in diversi bacini fluviali internazionali come il Nilo, l’Indo o il Mekong, avanzano processi di negoziazione e ricerca di cooperazione, certo non senza incomprensioni, tensioni e arretramenti legati all’asimmetria di potere tra i diversi Paesi coinvolti e ai loro interessi conflittuali.

Il riferimento alla “grande guerra mondiale per l’acqua” acquista tuttavia un senso più ampio e profondo rispetto alla tradizionale immagine delle “guerre per l’oro blu” se riletto e interpretato alla luce del paradigma dell’ecologia integrale che permea la Laudato si’. Come sottolineato nell’Enciclica, «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (n. 139). Alla luce di queste parole, il riferimento alla grande guerra mondiale per l’acqua diventa innanzitutto una denuncia dei meccanismi di ingiustizia – equiparabili a una vera e propria guerra ai poveri – che impediscono l’accesso ai servizi sociali di base e il pieno godimento dei diritti umani fondamentali.

Questa idea si collega a un'altra esortazione di Papa Francesco, che ha citato per ben due volte i dati delle Nazioni Unite sulla mortalità infantile per malattie legate all’acqua, e ha concluso così il suo messaggio: «E non dimentichiamo i dati, le cifre delle Nazioni Unite. Non dimentichiamo che ogni giorno mille bambini - ogni giorno! – muoiono per malattie connesse con l’acqua”. Queste cifre sono purtroppo ben note non solo agli addetti ai lavori, ma ormai anche a buona parte dell’opinione pubblica, in quanto spesso riprese dai media. Il rischio è tuttavia che generino assuefazione o indifferenza. 

L’esortazione di Papa Francesco intende dunque scuotere le coscienze, ricordando che l’ecologia integrale non è solo un paradigma concettuale, ma anche una vera e propria opzione esistenziale, che richiede una nuova cultura della cura richiamata sia nella Laudato Si' che nell’intervento al convegno. Le mille morti al giorno per malattie legate all’acqua non sono semplicemente dovute alla scarsità della risorsa, quanto piuttosto agli effetti di relazioni di potere e di politiche pubbliche che negano l’accesso ai servizi igienici di base, o a cure mediche adeguate. I problemi legati all’acqua non si risolvono esclusivamente attraverso interventi tecnici e settoriali per aumentare l’offerta di risorse idriche, ma richiedono un impegno integrale a favore della giustizia sociale.

In questa prospettiva, una sessione del convegno dedicata interamente all’Amazzonia, ha messo in evidenza la vitalità di diversi movimenti sociali in America Latina: la Laudato Si' e più in generale il pontificato di Francesco sembrano stimolare una nuova stagione di impegno che coniuga attenzione ai temi sociali e a quelli ambientali, in cui diverse realtà ecclesiali giocano un ruolo importante. La vitalità di questi movimenti dovrebbe essere fonte di ispirazione  per le comunità cristiane in Italia e in altri Paesi europei, come già successo a suo tempo per le battaglie a favore dell’acqua bene comune.  Dopo l’exploit del referendum del 2011 - al cui successo aveva contribuito anche una significativa mobilitazione tra i cattolici – l’acqua è di nuovo sparita dall’agenda politica italiana. 

Tra pochi giorni, il 22 marzo, si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Acqua: l’invito di Papa Francesco e della Laudato si’ ci sembra allora quello di andare oltre le litanie delle cifre e i soliti allarmi per la scarsità dell’acqua, per affrontare invece i meccanismi di ingiustizia sociale ed ecologica che influiscono sulla sua distribuzione e sul suo utilizzo.

Emanuele Fantini

13 marzo 2017
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