Fin dall’inizio, il progetto europeo si è proposto di eliminare le barriere di vario tipo, che ostacolavano la nascita di uno spazio economico integrato tra gli Stati membri. Un deciso avanzamento in questa direzione si è avuto con la creazione nel 1993 del mercato unico europeo, fondato su quattro principi cardini: la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e dei lavoratori. Nel corso degli anni, il mercato unico è cresciuto in modo sensibile e si sono approfonditi i legami tra le economie dei vari Paesi aderenti all’Unione Europea (UE). Anche nell’ambito della libera circolazione dei lavoratori si sono registrati notevoli progressi, come testimoniano alcune cifre: ogni giorno quasi un milione e mezzo di cittadini europei fa la spola per ragioni di lavoro da uno Stato all’altro; oltre 17 milioni di europei vivono o lavorano in un Paese diverso da quello di cui hanno la nazionalità (poco più di dieci anni fa, nel 2006, erano 9 milioni); solo nel settore del trasporto su strada sono 2 milioni i lavoratori che attraversano regolarmente i confini interni all’UE, permettendo così la circolazione di viaggiatori e merci.
Per tutelare questi cittadini si è costituita man mano un’ampia legislazione europea, che spazia dal divieto di discriminazione nella ricerca di lavoro alla possibilità di avvalersi degli uffici di collocamento dello Stato in cui si vive, dalla tutela dei lavoratori distaccati all’accesso al regime di sicurezza sociale e fiscale del Paese in cui si vive o al riconoscimento dei titoli di studio. Affinché questa dettagliata normativa possa avere una «applicazione equa, semplice ed efficace» e per evitare che ci siano «lavoratori di seconda classe», la Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker ha proposto nel 2017 la creazione di «un organo europeo di ispezione e controllo» (Juncker J.-C., Discorso sullo stato dell’Unione, Bruxelles, 13 settembre 2017, in <https://ec.europa.eu>).
L’iniziativa della Commissione ha avuto l’immediato sostegno del Consiglio e del Parlamento europeo e in tempi rapidi si è giunti all’istituzione dell’Autorità europea del lavoro (European Labour Authority, ELA), la cui sede si trova in Slovacchia, a Bratislava. La nuova Autorità ha iniziato ufficialmente le sue attività nell’ottobre del 2019, con la prima riunione del Consiglio di amministrazione, che è composto dai rappresentanti degli Stati membri e della Commissione europea e sta progressivamente entrando in funzione (la piena operatività è prevista per il 2024). La scelta di dar vita a questa nuova Autorità si inserisce nell’insieme di misure pensate per rafforzare la dimensione sociale dell’UE e rientra all’interno del Pilastro europeo dei diritti sociali (cfr Vesan P. – Corti F., «L’Europa sociale è malata: come prendersene cura?», in Aggiornamenti Sociali,5 [2019] 377-386). Le parti sociali sono coinvolte nel funzionamento dell’ELA, perché fanno parte di un apposito organismo consultivo (Stakeholder group). Con la sua costituzione si realizza, infine, anche una semplificazione a livello istituzionale, perché l’ELA assorbe alcuni comitati e network al momento esistenti. I compiti che le sono affidati – fissati nel Regolamento (UE) 2019/1149 – possono essere sintetizzati ricorrendo a tre parole: informazione, cooperazione, sostegno agli Stati membri.
Le Agenzie europee
L’ELA rientra nel novero delle Agenzie che cooperano con le istituzioni dell’Unione. Si tratta di organismi con personalità giuridica e autonomia amministrativa e finanziaria, i cui compiti variano secondo i casi: svolgono funzioni consultive sulla base di competenze tecnico-scientifiche (è il caso dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma), di raccolta e diffusione di informazioni (ad esempio l’Agenzia europea dell’ambiente) o di gestione diretta di specifici settori, come l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Ciò che le accomuna è il ruolo di supporto e di ausilio (cfr Commissione europea, Inquadramento delle agenzie europee di regolazione, COM[2002]718). Si ricorre alle Agenzie per evitare di accentrare troppi poteri regolatori nella Commissione e allo stesso tempo mantenere la governance di determinati settori all’interno dell’UE, con un maggiore coinvolgimento degli Stati membri.
In un contesto normativo complesso per la stratificazione del diritto nazionale ed europeo, la possibilità di avere un accesso semplice e completo alle informazioni su diritti, obblighi e servizi disponibili costituisce un prezioso aiuto per lavoratori e datori di lavoro. Su questo fronte l’Autorità è chiamata a svolgere un ruolo importante, attraverso il proprio sito Internet (<https://ela.europa.eu>) e pubblicazioni, oltre alla responsabilità di gestire EURES, il portale europeo a servizio per la mobilità professionale (<https://ec.europa.eu/eures>). Il secondo polo delle attività dell’Autorità riguarda le iniziative volte a favorire la cooperazione e condivisione di informazioni e dati tra gli Stati membri dell’Unione. La finalità, in questo caso, è di assicurare un’applicazione piena ed effettiva del diritto europeo in materia lavorativa in tutti quei casi in cui sono coinvolti diversi Paesi. Sempre per questo motivo, l’Autorità gioca un ruolo essenziale di coordinamento quando è necessario realizzare ispezioni transfrontaliere oppure quando si tratta di mediare in caso di eventuali controversie tra le istituzioni di diversi Stati. Infine, l’Autorità svolge anche una funzione di supporto delle politiche poste in essere dai singoli Stati europei in vari modi: realizzazione di studi e analisi sulla mobilità transfrontaliera dei lavoratori; contrasto al lavoro nero; aiuto alle amministrazioni locali per sviluppare le competenze relative all’attuazione della normativa europea.
In uno spazio economico sempre più integrato, il ruolo dell’ELA, che lavorerà in stretta collaborazione con le autorità nazionali competenti, potrà essere cruciale su due fronti, tra loro strettamente connessi: prevenire o porre fine ai casi di violazione dei diritti dei lavoratori transfrontalieri, soprattutto per il sommerso; rendere più agevole la mobilità dei cittadini europei attraverso un efficace supporto informativo e rimuovere le barriere ingiustificate.