Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII santi insieme: la data della canonizzazione non è ancora fissata, ma papa Francesco ha dato via libera a entrambi. Una decisione chiara nella sua «cattolicità» e particolarmente significativa visto il ruolo ricoperto nella storia della Chiesa del XX secolo dai due pontefici.
Entrambi hanno saputo entrare nel cuore dei fedeli, entrambi, in epoche e con modalità diverse, hanno saputo diventare fenomeni mediatici, ma, per così dire, ciascuno rinvia a un diverso modo di vivere il proprio ministero e a una diversa immagine di Chiesa: da una parte l'iniziatore del Concilio che ha radunato tutto il mondo a Roma per discutere e confrontarsi sul posto della Chiesa nel mondo contemporaneo, dall'altro l'instancabile viaggiatore che si è reso presente e vicino anche alle popolazioni degli angoli più sperduti del mondo; da una parte l'artefice della Ostpolitik del Vaticano, dall'altra un simbolo della Chiesa perseguitata dal comunismo.
Canonizzarli insieme significa ribadire che non esiste un solo modello di papato, che la santità ha a che vedere con le persone e il modo in cui si rendono trasparenti alla multiforme azione di Dio nella storia, e non con le scelte e le azioni concrete che esse compiono.
Con questa decisione papa Francesco riafferma che lo Spirito che agisce nella storia non cerca l'uniformità e non ha paura della diversità, e quindi non deve averne neppure la Chiesa. Peraltro non siamo di fronte a una novità: il 3 settembre 2000, infatti, proprio papa Roncalli, l'uomo del Vaticano II, era stato beatificato insieme a Pio IX, il pontefice del Vaticano I, del Sillabo e del Non expedit.
Ma si può risalire molto più indietro, fino alla decisione di festeggiare insieme, il 29 giugno, gli apostoli Pietro e Paolo, protagonisti negli Atti degli apostoli di robuste divergenze sulla direzione in cui far avanzare la Chiesa e della loro riconciliazione nello Spirito.
Più innovativa la decisione di papa Francesco di approvare la canonizzazione di Giovanni XXIII senza attendere la certificazione di un secondo miracolo. Si tratta di un requisito legale, non teologico o dottrinale, e quindi, a norma di diritto canonico, il papa ha la facoltà di sospenderlo. Una decisione del tutto legittima, per quanto inusuale, e perfettamente all'interno delle prerogative del ruolo pontificio: anche in questa occasione papa Francesco mostra come sia possibile "osare" il nuovo senza uscire dalla tradizione integrale e autentica della Chiesa: quello che conta non è la forma ma la sostanza.