Trump può davvero lasciare Parigi?

Continua a essere una pagina inedita della storia dei cambiamenti climatici: ci riferiamo al primo accordo davvero mondiale (195 Stati), firmato al termine della COP 21 nel dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016. 

L’Accordo di Parigi è tornato alla ribalta in questi giorni per l’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dato dal Presidente Donald Trump: «per tutelare imprese, lavoratori e contribuenti americani usciamo dall’Accordo e cominceremo a negoziarne uno nuovo» (leggi il testo integrale pubblicato sul sito della Casa Bianca).
 
In realtà l’art. 28 dell'Accordo di Parigi prevede che per tre anni dalla sua entrata in vigore, dunque fino al 4 novembre 2019, nessun Paese possa notificare la decisione di uscirne e che debba passare almeno un altro anno perché questa decisione possa avere efficacia. Quindi almeno fino al 4 novembre 2020 nessuno dei Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi può uscirne. Nemmeno Trump, che per completare l’iter di ritiro da Parigi dovrebbe essere prima rieletto. 

Servirà quindi tempo per capire se Trump è deciso ad andare fino in fondo oppure se si tratta più che altro di un annuncio simbolico, per soddisfare una parte del suo elettorato, ma privo di sostanziali ricadute. Anche perché molti Stati della federazione a stelle e strisce hanno già annunciato di non essere intenzionati a cambiare le proprie politiche pro-Parigi, così come molte corporation che hanno interessi nell'ambito della green economy. Numerosi anche i pronunciamenti critici e gli appelli a un ripensamento arrivati dal mondo cattolico Usa (e non solo), come mette in rilievo questo articolo di America, magazine dei gesuiti statunitensi. 

Certamente, però, l'annuncio di Trump smaschera una debolezza dell'Accordo di Parigi che avevamo già avuto modo di sottolineare: il fatto di essere "vincolante su base volontaria" non poteva non creare difficoltà nella sua messa in opera. Come dire che la responsabilità dei singoli Paesi firmatari è stata e resta centrale nella lotta ai cambiamenti climatici.

5 giugno 2017
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