Qual è la missione della Chiesa in Africa e qual è la posizione dei
vescovi in quelle Chiese? Papa Benedetto XVI definì la Chiesa in
Africa una sentinella che veglia su uomini e donne nella loro lotta
per una vita migliore. La Chiesa, scriveva, «si sente spinta ad essere presente
là dove l’umanità conosce la sofferenza e a farsi eco del grido silenzioso
degli innocenti perseguitati, o dei popoli i cui governanti ipotecano il
presente e il futuro in nome di interessi personali» (esortazione apostolica
postsinodale Africae munus, 19 novembre 2011, n. 30). In un continente
tormentato, la Chiesa non solo sta profeticamente al fianco degli oppressi,
ma porta avanti anche la missione di «rendere ragione della speranza che
porta in sé» (ivi). In che modo essa agisce nelle circostanze pericolose di
elezioni controverse? Per rispondere a questa domanda, ci concentriamo
sul ruolo di leadership svolto dai vescovi in occasione delle elezioni. Si potrebbe
obiettare che la Chiesa non è solo la gerarchia, ma è anche vero che
senza i vescovi non c’è la Chiesa. Papa Benedetto XVI cita san Cipriano
che, alla metà del III secolo, affermava: «La Chiesa poggia sui vescovi, e
tutta la sua condotta obbedisce alle indicazioni di questi stessi capi» (Africae
munus, n. 101). Essendo un’istituzione umana, la Chiesa è guidata da persone e nelle circostanze elettorali i vescovi agiscono in quanto
leader di comunità di fede.
Nel 2020 dodici Stati africani hanno eletto il Parlamento o il Presidente
della Repubblica: Togo (22 febbraio), Burundi (20 maggio), Malawi (23
giugno), Etiopia (29 agosto), Seychelles (22-24 ottobre), Guinea Conakry
(28 ottobre), Tanzania (28 ottobre), Costa d’Avorio (31 ottobre), Burkina
Faso (22 novembre), Ghana (7 dicembre), Repubblica Centrafricana (27
dicembre), Niger (27 dicembre). Normalmente, le elezioni offrono l’opportunità
per un dibattito politico aperto tra i cittadini e ogni discussione è
legittima. Ma in Africa, a ogni tornata elettorale si ripete uno schema negativo:
l’anagrafe elettorale viene falsificata, i risultati elettorali sono
truccati, la Costituzione viene modificata, il Presidente in scadenza
trova il modo di prolungare il proprio mandato.
La democrazia in Africa
risente degli interessi personali dei leader politici. Nell’esortazione postsinodale
Africae munus, papa Benedetto XVI ha parlato delle elezioni in
modo chiaro e consapevole: «Favorire un buon svolgimento delle elezioni
susciterà e incoraggerà una partecipazione reale e attiva dei cittadini alla
vita politica e sociale. Il non rispetto della Costituzione nazionale, della
legge o del verdetto delle urne, là dove le elezioni sono state libere, eque e
trasparenti, manifesterebbe una disfunzione grave nell’esercizio del governo
e significherebbe una mancanza di competenza nella gestione della cosa
pubblica» (Africae munus, n. 81). Pertanto, il Papa invitava i vescovi ad
agire presso gli Stati per «la riconciliazione, la giustizia e la pace» (ivi, n.
83) e a opporsi alle autorità pubbliche e private che non contribuiscono al
bene comune (cfr ivi, n. 81). Una missione alquanto delicata. [continua]
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