ArticoloInternazionali

Sudan, una guerra civile dimenticata

Intervista a cura di Cesare Sposetti SJ

Fascicolo: marzo 2025

In Sudan è in atto una delle peggiori crisi umanitarie di questi tempi, eppure la politica internazionale e i media sembrano averla dimenticata. Ci può fare un quadro della situazione?

 

I numeri parlano chiaro: su una popolazione stimata di circa cinquanta milioni di abitanti, si contano dodici milioni di sfollati, dei quali almeno due avrebbero lasciato il Sudan, la maggior parte diretti verso Ciad, Sudan del Sud ed Egitto. Altre statistiche riferiscono di ventiquattro milioni circa di persone in stato di insicurezza alimentare acuta e di altri otto già in emergenza fame, con forte rischio di esposizione a malattie come colera e poliomielite. È la più grande crisi umanitaria attualmente in corso nel mondo.

La situazione ha cominciato a precipitare il 15 aprile 2023, quando nella capitale Khartoum sono cominciati gli scontri tra l’esercito regolare sudanese e le Rapid Support Forces (RSF), una forza paramilitare costituita nel 2013 dall’ex presidente al-Bashīr e posta direttamente al suo servizio. Gli scontri si sono poi allargati molto rapidamente in tutto il Darfur, la parte occidentale del Paese, e piano piano nelle città più importanti, come El Obeid e Wad Madani. Il Paese oggi appare spaccato, con la zona nordorientale controllata dall’esercito regolare, che ha spostato la capitale a Port Sudan, sul Mar Rosso, e il resto, incluse Khartoum, le altre città principali e il Darfur, in cui infuriano ancora i combattimenti. Nella zona controllata dall’esercito la vita continua con una certa normalità, e anche le parrocchie riescono in qualche modo a portare avanti le loro attività, pur subendo indirettamente le conseguenze del conflitto. Nelle zone contese, invece, soprattutto dall’inizio del 2025, l’esercito ha intensificato bombardamenti e attacchi, mettendo a segno alcuni successi, fra cui la riconquista l’11 gennaio dell’importante nodo strategico di Wad Madani, e la ripresa del controllo di buona parte della capitale Khartoum. Le RSF sono state sospinte verso il Darfur, dove sono nate e hanno operato per molti anni. [continua]

 

 

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