Quando osserviamo i computer nei nostri uffici e i tablet sparsi
per casa, gli smartphone in tasca o gli smartwatch al polso, ci
rendiamo facilmente conto della crescente presenza di dispositivi
elettronici nelle nostre vite, mentre facciamo più fatica a percepire la
quantità di software che regola i nostri comportamenti quotidiani. La
differente tangibilità tra l’hardware dei computer, cioè le loro componenti
fisiche, e il software, cioè la componente immateriale di tutti i processi
di trattamento automatico dell’informazione, è in gran parte all’origine
di questa asimmetria. Se percepiamo facilmente che alcune nostre attività
quotidiane avvengono attraverso un software (ad esempio, leggere un
quotidiano su smartphone, condividere un’opinione via social network,
pagare le imposte online o giocare a un videogioco), altre sembrano, illusoriamente,
più indipendenti. Ma in realtà, anche quando guidiamo
un’auto è un software a decidere come e quanto frenare, potenzialmente
attivando l’ABS, o a condurre un ascensore al piano richiesto o a stabilire
la frequenza e l’intensità degli impulsi elettrici da inviare al cuore di chi
necessita di un pacemaker.
Al di là degli effetti catastrofici che i difetti di produzione (o “
bug”)
possono causare in questi tipi di software (come troppo spesso accade),
l’evoluzione tecnologica della nostra società fa sì che sempre più attività
umane siano effettivamente mediate dal software, e non sarebbe possibile
realizzarle altrimenti, perlomeno non nelle modalità oggi previste.
In questo senso, secondo il giurista statunitense Lawrence Lessig (2006), il
software è diventato “legge”: o più precisamente una autorità regolatrice che,
sostanzialmente, determina che cosa è possibile fare o non fare, e come farlo.
L’importanza crescente del software ha alimentato un ricco dibattito su
vari aspetti, quali il diritto dei cittadini a conoscerne i dettagli quando è
usato nelle politiche pubbliche, la responsabilità civile e penale dei produttori
e degli sviluppatori e, più in generale, l’etica della tecnologia (tema che
precede di molti decenni la odierna pervasività del software, cfr Ellul 1969).
In questo articolo ci concentreremo invece su un altro aspetto non meno
importante:
la conoscenza racchiusa nel software, che sta crescendo
esponenzialmente di pari passo con la sua crescente diffusione, e come
evitare che essa vada persa, divenendo inaccessibile alle generazioni future. [Continua]
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