L’indignazione come fattore di creatività è una convinzione anche di Stéphane Hessel: «a quelli e quelle che faranno il secolo che inizia [il XXI secolo, n.d.r.], diciamo con affetto: creare è resistere. Resistere è creare» (p. 45). Reduce dai campi di concentramento e protagonista della Resistenza francese, uno dei dodici membri della Commissione dei Diritti
dell’uomo che, nel 1948, scrisse l’omonima Dichiarazione universale sotto l’egida delle Nazioni Unite (il testo è disponibile nell’Appendice del pamphlet, pp. 49-61), l’A. invita a rifuggere dall’indifferenza, «il peggiore di tutti gli atteggiamenti» (p. 15). Ma per che cosa bisognerebbe indignarsi? Almeno per due grandi motivi: l’immenso divario, in continua crescita, tra molto poveri e molto ricchi; i diritti dell’uomo e lo stato del pianeta. In particolare, Hessel si rivolge ai giovani: «guardatevi attorno, e troverete gli argomenti che giustificano la vostra indignazione, il trattamento riservato agli immigrati, ai sans papiers, ai rom. Troverete situazioni concrete che vi indurranno a intraprendere un’azione civile risoluta» (p. 19). L’invito è a una indignazione non violenta, perché «la violenza volta le spalle alla speranza. Le dobbiamo preferire la fiducia, la fiducia della non-violenza. È questa la strada che dobbiamo imparare a percorrere» (p. 25). Forte dei suoi numerosi viaggi nella Striscia di Gaza, tra il 2002 e il 2009, Hessel esprime la sua indignazione per quella che definisce «una prigione a cielo aperto per un milione e mezzo di palestinesi» (p. 21); eppure anche in questa situazione quello che salta agli occhi e che l’A. mette in luce è «il comportamento degli abitanti, il loro patriottismo, il loro amore per il mare e le spiagge, la loro costante preoccupazione per il benessere dei figli, innumerevoli e ridenti. L’ingegno con cui affrontano tutte le carenze di cui sono vittime […]. In mancanza del cemento per ricostruire le migliaia di case distrutte dai carri armati, li abbiamo visti fabbricare mattoni» (ivi). Nel tentativo di tener vivi i principi e i valori della Resistenza, ma soprattutto l’«universale sentimento di repulsione nei confronti di nazismo, fascismo e totalitarismo» (p. 17), di cui è impregnata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, l’A. invita a impegnarsi per «una società di cui andare fieri» (p. 6), in cui l’interesse generale prevalga su quello particolare, l’equa distribuzione delle ricchezze prodotte dal mondo del lavoro sul potere del denaro. «Il pensiero produttivistico promosso dall’Occidente ha trascinato il mondo in una crisi per uscire dalla quale è necessario rompere radicalmente con la vertigine del “sempre di più”, sia in ambito finanziario sia in quello delle scienze e della tecnica. È ormai tempo che etica, giustizia ed equilibrio duraturo diventino preoccupazioni prioritarie» (pp. 27-28). Un appassionante invito ad affinare lo sguardo, per indignarsi e per lasciare spazio alla creatività; una lezione di vita da Stéphane Hessel, classe 1917.