Riforma del lavoro, si parla di «flexicurity»
Nell’ultima settimana, il dibattito politico si è concentrato sul tema della riforma del mercato del lavoro. Il governo guidato da Matteo Renzi ha proposto l’introduzione di un modello di contratto cosiddetto «a tutele crescenti» all’interno di un sistema di «flexicurity».
«Flexicurity» è una crasi dei termini inglesi «flexibility» (flessibilità) e «security» (sicurezza) e cerca di conciliare, da un lato, la maggiore facilità di licenziare da parte delle imprese e, dall’altro, adeguate tutele per i lavoratori. Introdotto negli anni Novanta in Danimarca e nei Paesi Bassi, questo sistema sarebbe finanziato dai contributi dei lavoratori, ma garantito da parte dello Stato. Si tratterebbe di una riforma radicale e molto costosa per lo Stato. Anni fa gli economisti del sito lavoce.info avevano calcolato che un simile sistema potrebbe richiedere uno stanziamento tra i 12 e i 13 miliardi di euro l’anno, cifra che potrebbe essere rivista al rialzo considerati gli attuali livelli di disoccupazione.
Aggiornamenti Sociali ha affrontato il tema nell’articolo di Renata Livraghi,
Flexicurity . Per un ulteriore approfondimento può essere utile leggere anche l’articolo di Paolo Foglizzo e Giacomo Costa
Conflitti sociali e strumenti di governance al tempo dell'impresa liquida
Milano, 19 settembre 2014 19/09/2014
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