Responsabilità di proteggere: una risposta non solo militare
Il 3 marzo, una serie di attacchi aerei russi ha raso al suolo un villaggio
vicino al confine russo-ucraino. Non si è trattato, nel linguaggio asettico
del diritto militare, di “danni collaterali”. Secondo la CNN, non
c’era nessuna installazione militare nelle vicinanze, né gli osservatori hanno
segnalato in zona unità dell’esercito ucraino come potenziali obiettivi di un
legittimo attacco. Come nel caso di Guernica nella guerra civile spagnola
(1937), il bombardamento del villaggio è stato un atto di terrore puro e
semplice, vietato dal diritto internazionale umanitario. Purtroppo gli attacchi
contro obiettivi civili si sono ripetuti, in molti villaggi, sobborghi e città,
colpendo edifici residenziali, ospedali e scuole. Come a Grozny, in Cecenia,
negli anni ’90, e ad Aleppo, in Siria, nel 2016, la strategia russa, o meglio
la strategia di Putin, è sottomettere la popolazione con i bombardamenti.
Alla guerra in Ucraina si può applicare la dottrina internazionale
della responsabilità di proteggere (R2P, dall’inglese responsibility to protect)
come rimedio a questa barbarie, perché l’Ucraina ha bisogno di aiuto per
proteggere i suoi cittadini, ma probabilmente non nel senso dell’intervento
militare diretto per salvare i civili minacciati. [Continua]
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