Perplessità sul metodo Stamina


«Certamente una gran parte del futuro della medicina passa attraverso le cellule staminali. Ma bisogna avere molta prudenza perché c’è ancora molto da imparare. La sfida è lasciare spazio ai ricercatori e a una ricerca seria affinché queste cellule possano essere utilizzate nel pieno delle loro potenzialità». Don Paolo Fontana, docente di bioetica al seminario teologico del Pime di Monza, esordisce così quando viene interpellato sulla questione Stamina. Il suo richiamo alla prudenza e a una ricerca scientifica seria sono continui nel corso dell’intervista.

Che cosa sono le cellule staminali?
Le cellule staminali sono un’autentica risorsa per la medicina. Hanno origini diverse: embrionale, fetale e adulta. Quelle di origine embrionale hanno un forte svantaggio di tipo etico perché il loro reperimento prevede la distruzione dell’embrione. Inoltre si è scoperto che, se infuse, posso dar vita a tumori; quelle di origine fetale (che provengono dal sangue del cordone ombelicale) e quelle da adulto non presentano invece difficoltà etiche e hanno il grande pregio di non esporre, per le conoscenze attuali, il paziente a rischi di tumore.

In quali campi delle medicina possono essere utilizzate?
Inizialmente si pensava che potessero rigenerare tessuti danneggiati. Ad esempio, nel caso dell’infarto al miocardio si credeva potessero intervenire per rigenerare le cellule danneggiate. Questa pratica si è rivelata più complessa del previsto e oggi le cellule staminali vengono impiegate per ricostruire tessuti solo in pochi casi in campo ematologico e dermatologico. Oggi si sta scoprendo che hanno invece enormi potenzialità in ambito terapeutico e possono essere utilizzate come fossero farmaci. In alcune patologie causate dal sistema immunitario sono, per esempio, in grado di modulare l’autoimmunità.

Non è però semplice trattare le cellule staminali...
Ogni cellula staminale dev’essere preparata in modo scrupoloso e con protocolli validati: in Italia l’Agenzia del farmaco (Aifa) e l’Istituto superiore di sanità sono deputati a rilasciare i permessi. Questo perché le cellule vanno incontro a una rapida degenerazione,contaminazione da parte di virus e alla possibile perdita di parti del patrimonio genetico. Se ciò accade, posono causare gravi danni all’organismo che le riceve.

Quando si parla di Stamina a che cosa ci si riferisce?
Il metodo Stamina prevede l’infusione di cellule staminali per contrastare alcune patologie di carattere neurodegenerativo. Senza entrare nel dettaglio delle polemiche in corso in queste settimane, i problemi che suscita questo sistema sono diversi. I ricercatori della Fondazione Stamina lavorano cellule staminali che non si sa da dove derivano: sono autologhe (cioè del paziente) o eterologhe (cioè da altri pazienti)? Come vengono prodotte? Sono esenti da contaminazioni di virus? Perdono parte delle loro caratteristiche? Ciò che si sa è che l’Aifa ha detto che la preparazione delle cellule non segue una buona pratica farmacologica. Un altro grande problema è la modalità di infusione e come vengono seguiti i pazienti dopo l’infusione. Se non sappiamo come vengono praparate le cellule staminali e come vengono infuse il metodo non è ripetibile e quindi non si può procedere alla sperimentazione comprendendone gli effetti nel tempo della terapia e le controindicazioni. Davide Vannoni, l’ideatore del metodo, avrebbe dovuto fornire il protocollo e lo Stato italiano avrebbe dovuto stanziare fondi per effettuare la sperimentazione clinica controllata. Il protocollo non è mai stato presentato e quindi non si è proseguito con la sperimentazione.
Vanoni sostiene che la terapia è «compassionevole». In realtà il termine «compassionevole» in senso stretto si utilizza per un farmaco ancora sperimentale ma con evidenze che ha una certa efficacia da dati pubblicati su riviste mediche specializzate: è possibile utilizzarlo su pazienti per i quali non esistono più rimedi. In questo caso la legge però prevede fattispecie e norme precise. Nel caso Stamina non si può quindi parlare di terapia «compassionevole».

Quali considerazioni possono essere tratte dal caso Stamina?
In Internet molti siti promettono cure miracolose con le cellule staminali, ma purtroppo senza alcuna sicurezza. Bisogna essere molto prudenti perché c’è ancora da imparare molto sulle staminali. La sfida è lasciare spazio ai ricercatori affinché queste cellule possano essere utilizzate nel pieno delle loro potenzialità. E, soprattutto, bisogna che la nostra domanda verso qualsiasi presidio medico sia di salute e non di salvezza. Anche la migliore cellula staminale può farci vivere meglio ma non ci garantisce l’immortalità.


17 febbraio 2014



18/02/2014
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