Prende il via con il numero di aprile 2020 la collaborazione tra Aggiornamenti Sociali
e il Magis, Ong dei gesuiti della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù (qui maggiori dettagli). Primo frutto di questa partnership è un articolo sul Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo, ora minacciato - oltre che da cronici problemi a livello socio-economico - anche dall’integralismo di radice islamica. L’articolo (leggi) è firmato da un collaboratore del Magis, che in Burkina Faso, insieme alla Provincia dell’Africa occidentale dei gesuiti, sostiene una radio comunitaria. Qui la presentazione di questa esperienza.
In Burkina Faso, i valori evangelici e quelli civici viaggiano in modulazione di frequenza. In un Paese in cui la cultura orale è ancora molto forte e, allo stesso tempo, la maggior parte della gente è analfabeta, la radio è lo strumento migliore per comunicare con la popolazione, soprattutto quella che vive e opera in campagna o in zone poco urbanizzate. Ancora di più oggi, che il Sahel vive un momento di forte instabilità legato alla minaccia jihadista e alle dinamiche politiche interne.
Per questo motivo la diocesi Ouahigouya, nel Nord del Burkina Faso, ha deciso di puntare su Radio Notre Dame du Sahel, potenziandola e aumentandone il raggio d’azione. Il progetto è portato avanti insieme alla Provincia dei gesuiti dell’Africa occidentale e alla Fondazione MAGIS.
Notre Dame du Sahel è stata fondata dal Centro di comunicazione diocesano il 1º novembre 1997 con l’idea di creare uno strumento di comunicazione per meglio annunciare il Vangelo e aiutare i fedeli a crescere sul piano spirituale e morale.
Nel tempo, la radio si è rivelata uno strumento molto potente di informazione e di formazione anche in ambiti diversi da quello puramente pastorale.
«Il messaggio che trasmettiamo attraverso la radio – spiega infatti Victor Ouedraogo, responsabile del Centro di comunicazione diocesano – è un messaggio ispirato dal Vangelo ma rivolto a tutti, per aiutare le persone a prosperare spiritualmente, moralmente, fisicamente e intellettualmente. Siamo impegnati a favorire il dialogo interreligioso perché viviamo con musulmani, che sono circa l’80% della popolazione, mentre i cattolici sono solo l’8%. Lavoriamo anche per il risveglio delle coscienze dei cittadini, la cultura della democrazia, la promozione e il rispetto dei diritti umani, in particolare per le donne e i bambini, spesso vittime di numerosi abusi».
Nel corso degli anni la radio si è via via strutturata. Oggi vi lavorano 15 persone tra musulmani, cristiani (cattolici e protestanti) e animisti. Per il momento le trasmissioni non coprono l’intera diocesi, ma solo la metà (6 parrocchie su 12). Con l’aiuto dei gesuiti e del MAGIS, si spera di coprire l’intero territorio, potenziare gli impianti per raggiungere le zone di confine e anche la vicina regione del Mali (scossa anch’essa da fermenti jihadisti). Nel Centro di comunicazione diocesano, oltre alla radio, si utilizzano altri canali di comunicazione come audiovisivi, stampa, Internet, social network; la strategia è quella di passare attraverso una comunicazione integrata per accompagnare le opere pastorali e sociali della diocesi e per promuovere la convivenza e lo sviluppo umano integrale nelle comunità locali.