ArticoloOsservatorio

Nessun migrante è un’isola. L’esperienza delle famiglie rifugiate curde in Italia

Fascicolo: novembre 2024

Nelle immagini che ci vengono restituite dai media i migranti vengono spesso rappresentati come persone “sradicate”, che affrontano da soli la difficile impresa del viaggio e dell’integrazione nel Paese d’arrivo. In tal modo tendono a essere considerati anche da governanti e legislatori. Eppure, il processo migratorio, in tutte le sue fasi, è sempre e soprattutto un’esperienza familiare.

Infatti, in questi ultimi decenni la famiglia è diventata per gli studiosi una lente di fondamentale importanza attraverso cui interpretare i vari meccanismi del fenomeno migratorio, sia per quanto riguarda l’analisi della decisione di partire, sia per la comprensione della trasformazione dei legami familiari nel Paese di destinazione. Questo interesse è dovuto al fatto che la principale causa di migrazione verso i Paesi europei è legata a motivi familiari, tanto che i permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare spesso sono più numerosi di quelli rilasciati per altre ragioni. Eppure, si tratta di un dato che le politiche migratorie tendono a ignorare, anche perché riconoscerlo significa ammettere che migranti e rifugiati non rappresentano solo una forza lavoro a basso costo, ma sono persone immerse in una rete sociale, con ruoli e responsabilità familiari e con aspirazioni e sogni per sé e per i propri cari. Ciò richiederebbe l’attivazione di politiche sociali come l’accesso all’istruzione, alle cure e ad altri servizi, che renderebbero più visibili e integrate persone la cui presenza è generalmente solo tollerata quando è ritenuta “utile”. [continua]

 

 

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