ArticoloOsservatorio
Nessun migrante è un’isola. L’esperienza delle famiglie rifugiate curde in Italia
Nelle immagini che ci vengono restituite dai media i migranti vengono
spesso rappresentati come persone “sradicate”, che affrontano
da soli la difficile impresa del viaggio e dell’integrazione
nel Paese d’arrivo. In tal modo tendono a essere considerati anche da governanti
e legislatori. Eppure, il processo migratorio, in tutte le sue fasi, è
sempre e soprattutto un’esperienza familiare.
Infatti, in questi ultimi decenni la famiglia è diventata per gli studiosi
una lente di fondamentale importanza attraverso cui interpretare i vari
meccanismi del fenomeno migratorio, sia per quanto riguarda l’analisi
della decisione di partire, sia per la comprensione della trasformazione dei
legami familiari nel Paese di destinazione. Questo interesse è dovuto al
fatto che la principale causa di migrazione verso i Paesi europei è legata a
motivi familiari, tanto che i permessi di soggiorno per ricongiungimento
familiare spesso sono più numerosi di quelli rilasciati per altre ragioni.
Eppure, si tratta di un dato che le politiche migratorie tendono a ignorare,
anche perché riconoscerlo significa ammettere che migranti e rifugiati non
rappresentano solo una forza lavoro a basso costo, ma sono persone immerse in una rete sociale, con ruoli e responsabilità familiari e con aspirazioni e
sogni per sé e per i propri cari. Ciò richiederebbe l’attivazione di politiche
sociali come l’accesso all’istruzione, alle cure e ad altri servizi, che renderebbero
più visibili e integrate persone la cui presenza è generalmente solo
tollerata quando è ritenuta “utile”. [continua]
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