Ma quale invasione?

Maurizio Ambrosini
È puntualmente uscito a fine ottobre il Dossier statistico immigrazione (a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS e Confronti), che da molti anni accompagna chi vuole conoscere con obiettività e rigore i complessi fenomeni della mobilità internazionale delle persone. Desidero segnalare alcuni dati salienti, che possono illuminare un po’ meglio le questioni oggi più dibattute.

In primo luogo, il Dossier conferma che non è in corso nessuna invasione: l’incremento dei residenti stranieri nel 2016 è stato di appena 20mila unità. Il totale è più o meno stabile da anni, intorno ai 5,3 milioni di persone. 

Malgrado la strenua opposizione e le incertezze governative in materia di riforma del codice della cittadinanza, 178mila persone nel 2015 e 200mila nel 2016 sono diventate italiane. Pur con le penalizzanti norme attuali (dieci anni di residenza), stanno giungendo a maturazione le posizioni dei molti immigrati arrivati e regolarizzati prima della crisi economica. Nessun Paese può dirsi democratico se rifiuta di accogliere tra i suoi cittadini degli stranieri lungoresidenti che ne facciano richiesta e non abbiano riportato gravi condanne. Tanto meno i loro figli.

A questo riguardo, il rapporto ricorda che sono oltre 800mila nelle nostre scuole gli studenti provenienti da famiglie immigrate, pari al 9,2% del totale. La crescita impetuosa del passato si è arrestata, così come sono molto rallentati i ricongiungimenti familiari, ma si tratta pur sempre di un numero importante di ragazzi che studiano lingua, storia, letteratura, educazione civica in Italia. Eppure la maggior parte di loro deve aspettare a lungo prima di potersi definire italiana.

A testimoniare il fatto che il mondo dell’istruzione sta anticipando i cambiamenti della società italiana contribuisce un altro dato: nelle nostre università sono immatricolati circa 72mila studenti di cittadinanza straniera. In parte sono arrivati qui appositamente per studiare, ma sempre più numerosi sono quelli che hanno conseguito il diploma di maturità in Italia, provenendo da famiglie immigrate. Molti di loro, che piaccia o no, diverranno protagonisti di un’Italia nuova, più aperta e collegata con il mondo globale.

30 ottobre 2017
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