Vittime di mafia e vittime della migrazione: il nesso è semplice da fare. Sono persone cadute per mano della criminalità organizzata, che gestisce l’attraversamento dei confini, sfrutta il lavoro irregolare di chi non ha documenti e approfitta delle persone vulnerabili per arricchirsi. È dal lascito di queste vittime comuni, e dalla volontà di ricordarle, che è nata la collaborazione tra i presidi di Libera “Celestino Fava” di Trento e “Giangiacomo Ciaccio Montalto” di Rovereto e l’associazione Centro Astalli Trento, sede trentina del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS.
«Libera e Astalli hanno tantissimo da scambiare - dice Anna Sattanino, storica volontaria di Libera e operatrice dell’associazione -: il Centro Astalli Trento ha un grande capitale di conoscenze ed esperienze sui migranti forzati e Libera ha il suo impegno più che ventennale nell’opporsi alle mafie». Insieme, lavorano per creare una memoria militante delle vittime migranti della criminalità, una memoria che non resti mero compianto, ma diventi una forza per lottare e cambiare le cose.
La collaborazione tra queste due realtà ha dato vita a laboratori di educazione alla cittadinanza e al lavoro regolare che hanno coinvolto richiedenti asilo e studenti, e all’organizzazione di conferenze aperte alla popolazione sul tema dei diritti e dello sfruttamento lavorativo. Ora, il Centro Astalli Trento e i presidi di Libera del Trentino fanno un ulteriore passo avanti, proponendo dal 6 al 12 agosto un campo estivo di una settimana intitolato “Lottatori di Speranza”, dal modo in cui Papa Francesco ha chiamato i migranti dell’hub di Bologna (iscrizioni aperte fino al 15 luglio, maggiori info su
www.centroastallitrento.it).
Il campo, come si legge nel comunicato di presentazione, «avrà per protagonisti richiedenti asilo e rifugiati, ma anche semplici cittadini italiani impegnati in questa azione di coscienza, impegno e speranza». Ai quindici partecipanti, tra i 18 e i 25 anni, saranno offerte occasioni di formazione attraverso seminari con esperti nei temi della migrazione e racconti di migranti che hanno attraversato il Nord Africa e i Balcani per arrivare in Europa. Ma il campo sarà anche un’occasione per imparare a mettersi in gioco nella pratica, visitando le strutture di accoglienza gestite dal Centro Astalli Trento e lavorando fianco a fianco ai migranti in attività manuali, per abbellire e migliorare la struttura in cui gli ospiti vivono, e renderla più casa.
Le sette giornate del campo seguiranno il viaggio dei migranti: dal Paese d’origine all’inserimento nella società italiana. Dopo l’accoglienza nella prima giornata, nella seconda si parlerà delle ragioni all’origine della volontà di partire e delle condizioni di disuguaglianza che si vivono nei Paesi dell’Africa Occidentale e dell’Asia. In seguito, si seguiranno le rotte della migrazione approfondendo il ruolo dei trafficanti. La quarta giornata sarà dedicata alle condizioni di accoglienza in Italia e la quinta a una riflessione sul lavoro regolare e irregolare, la prospettiva più tristemente facile per i migranti. Al termine, si affronterà il difficile tema dell’uscita dai progetti di accoglienza e la sfida del vivere in autonomia in Italia.
«Il campo si inserisce tra le proposte di campi estivi di Libera, simili a quelle del progetto E!State Liberi, che ospitano i partecipanti in beni confiscati alla mafia - spiega Giorgio Romagnoni, operatore del Centro Astalli Trento -. Come in questi progetti, anche noi uniremo formazione e sperimentazione pratica per parlare di migrazione, legalità e lotta alla criminalità. Ci interessa parlare con i giovani. Attraverso il racconto di storie di vita e la condivisione profonda di esperienze comuni vogliamo far crescere la speranza ed aumentare la consapevolezza su questi temi».
L’obiettivo più importante? Guardare al migrante come valore e non come minaccia, come portatore di storie di vissuti da ascoltare e rispettare, come cittadino di domani sul quale è doveroso investire. Perché queste, come dice il comunicato di presentazione del campo, «sono le fondamenta di una civiltà matura e capace di crescere attraverso l’incontro».