A dispetto di promesse solenni e proclami altisonanti, il disegno di legge sul cosiddetto ius soli è ingloriosamente rientrato ai box. Si sono prima sfilati i pentastellati, poi i centristi alfaniani, minacciando addirittura una crisi di governo. Forze, va ricordato, che avevano votato a favore del provvedimento alla Camera.
Ma ora sono aumentati gli sbarchi, e anche gli italiani nei sondaggi sembrano aver cambiato idea: niente più accelerazione dei tempi e delle condizioni di accesso alla cittadinanza per i figli degli immigrati. Così anche il PD e il governo Gentiloni ne hanno preso atto, ufficialmente rinviando all’autunno la discussione. In realtà in autunno incombe la legge di stabilità, e ammesso che il governo non cada in anticipo, la campagna elettorale sarà ancora più incombente di quanto non lo sia già ora. Dell’attesa norma per riconoscere l’italianità di chi ha frequentato le scuole nel nostro Paese probabilmente non si parlerà più fino alla prossima legislatura, e se le elezioni andranno come tutto lascia prevedere, neanche allora si formerà una maggioranza disposta a votare il provvedimento.
Cinici calcoli politici hanno avuto la meglio sulla sostanza della questione. I partiti avvertono di questi tempi che la promozione dei diritti degli immigrati fa perdere voti, e la posizione assunta sulla materia diventa la cartina di tornasole per definire la propria identità politica.
La lontananza dal merito della questione è rivelata dal principale argomento usato dagli oppositori: la riforma delle norme sulla cittadinanza farebbe aumentare gli sbarchi. Addirittura c’è chi ha osservato un sospetto aumento di donne incinte tra le persone salvate in mare. Come se non si sapesse che cosa avviene in Libia ai danni delle donne in transito.
Questi argomenti fanno breccia, e il governo li sta di fatto assecondando con gli accordi con la Libia e le misure di controllo nei confronti delle ONG che salvano i migranti. Manca di fatto un’azione prima di tutto culturale che operi le dovute distinzioni e ristabilisca una visione equilibrata del fenomeno. La cittadinanza con gli sbarchi non c’entra per nulla.