Libia, la denuncia dell'ONU

Maurizio Ambrosini
Alla fine è arrivata l’ONU. Il discusso accordo con la Libia è stato duramente criticato  da Zeid Ràad Al-Hussein, Alto Commissario per i diritti umani, che ha parlato di «orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia». Quasi contemporaneamente, la CNN ha diffuso l’ormai famoso video sul mercato delle braccia in Libia. Come terzo atto, è uscita la denuncia dell’Ong SOS Méditerranée, impedita per quattro ore di soccorrere in mare due barconi carichi di persone e  poi costretta ad abbandonarli nelle mani della guardia costiera libica.  

Il punto è che le sorti dell’umanità indifesa e le violazioni dei diritti umani toccano la nostra coscienza solo quando diventano visibili attraverso il sistema mediatico, e in modo particolare grazie alla vecchia ma ancora influentissima televisione. Chi vuole violarli, e anche chi non vuole farsi carico di proteggerli, deve fare in modo che le crisi umanitarie rimangano o diventino invisibili. 

Ma anche quando le crisi emergono ormai non scuotono né le menti né i cuori. Il sostanziale consenso dell’opinione pubblica e della maggioranza del sistema mediatico alla politica pilatesca della delega alla Libia della protezione dei richiedenti asilo è confermato dal fatto che queste notizie sono presto scomparse dalla ribalta mediatica, e nessun attore di rilievo ha osato proporre di denunciare gli accordi formali e informali con la nebulosa libica.

Ma una notizia positiva c'è: il ministro degli Interni, Marco Minniti, ha invece onestamente riconosciuto che l’alternativa ai viaggi per mare e alle carceri libiche sono i corridoi umanitari. Un accordo per l’accoglienza di altri 1.000 profughi siriani è stato rinnovato, il Belgio dopo la Francia ha aderito al progetto, ma i numeri delle persone in cerca di asilo richiedono ben altro: 65,6 milioni nel mondo, di cui 25 milioni fuori dai confini del loro Paese. Attendiamo con tenace speranza le prossime mosse.

29 novembre 2017
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