Il primo turno delle elezioni presidenziali si terrà domenica 10 aprile,
ma da più di un anno il voto è al centro del discorso mediatico. In
questo tempo sono emerse con più forza alcune parole – caos, radicalità,
transizione, ri-ancoraggio, identità e, infine, fraternità –, divenendo la
bussola delle rappresentazioni che i cittadini francesi si fanno del prossimo
voto e riferimenti imprescindibili per i candidati intenti a far conoscere le
proprie proposte (cfr il riquadro alle pp. 250-251).
L’immaginario evocato dal caos
Il primo termine su cui ci soffermiamo è “caos”, impiegato per commentare
le più svariate circostanze: una manifestazione dei gilet gialli, la
saturazione di un ospedale durante la crisi sanitaria, un’ondata di calore o un episodio di alluvione, le conseguenze di uno sciopero dei trasporti, oppure
il caos libanese, siriano o libico... Non si tratta di un ingresso recente
nel vocabolario mediatico: lanciato più di dieci anni fa dai giornalisti Éric
Zemmour, ora candidato alle elezioni, ed Edwy Plenel, è stato rapidamente
ripreso da Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen. Oggi è usato da tutti,
anche dal moderato Yannick Jadot nel suo discorso di vittoria alle primarie
ecologiste: «Ci avete affidato l’unica missione che conta: la lotta contro il
cambiamento climatico e il caos sociale».
Stilisticamente, il caos è un’iperbole, un’esagerazione che ricorre al
registro del grandioso e dell’epico, che eleva le difficoltà della Francia
al rango dell’Iliade e dell’Odissea... o del Trono di spade: l’immaginazione
eroica della finzione è preferita al realismo delle difficoltà oggettive.
In questo contesto, l’aggettivo “grande”, nelle espressioni “grande crollo” o
“grande declino”, assume il suo pieno significato: segnala una spettacolarizzazione
della politica, come se la moderazione del quadro democratico
fosse insufficiente a descrivere la dimensione inedita del nostro tempo e
dovesse essere superata.
Caos è più di una parola, è un mito delle origini. Esiodo fu il primo a
usarlo nella sua Teogonia per dire che in principio l’acqua, il cielo e la terra
non erano ancora distinti l’uno dall’altro. Secoli dopo, Ovidio inizia il suo
lungo racconto delle origini, Le Metamorfosi, con il passaggio dal caos al
mondo, in termini molto vicini alla Genesi. Il caos è dunque inseparabile
dall’ordine. [Continua]
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