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Le parole chiave delle presidenziali francesi

Fascicolo: aprile 2022

Il primo turno delle elezioni presidenziali si terrà domenica 10 aprile, ma da più di un anno il voto è al centro del discorso mediatico. In questo tempo sono emerse con più forza alcune parole – caos, radicalità, transizione, ri-ancoraggio, identità e, infine, fraternità –, divenendo la bussola delle rappresentazioni che i cittadini francesi si fanno del prossimo voto e riferimenti imprescindibili per i candidati intenti a far conoscere le proprie proposte (cfr il riquadro alle pp. 250-251).

 

L’immaginario evocato dal caos

Il primo termine su cui ci soffermiamo è “caos”, impiegato per commentare le più svariate circostanze: una manifestazione dei gilet gialli, la saturazione di un ospedale durante la crisi sanitaria, un’ondata di calore o un episodio di alluvione, le conseguenze di uno sciopero dei trasporti, oppure il caos libanese, siriano o libico... Non si tratta di un ingresso recente nel vocabolario mediatico: lanciato più di dieci anni fa dai giornalisti Éric Zemmour, ora candidato alle elezioni, ed Edwy Plenel, è stato rapidamente ripreso da Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen. Oggi è usato da tutti, anche dal moderato Yannick Jadot nel suo discorso di vittoria alle primarie ecologiste: «Ci avete affidato l’unica missione che conta: la lotta contro il cambiamento climatico e il caos sociale».

Stilisticamente, il caos è un’iperbole, un’esagerazione che ricorre al registro del grandioso e dell’epico, che eleva le difficoltà della Francia al rango dell’Iliade e dell’Odissea... o del Trono di spade: l’immaginazione eroica della finzione è preferita al realismo delle difficoltà oggettive. In questo contesto, l’aggettivo “grande”, nelle espressioni “grande crollo” o “grande declino”, assume il suo pieno significato: segnala una spettacolarizzazione della politica, come se la moderazione del quadro democratico fosse insufficiente a descrivere la dimensione inedita del nostro tempo e dovesse essere superata.

Caos è più di una parola, è un mito delle origini. Esiodo fu il primo a usarlo nella sua Teogonia per dire che in principio l’acqua, il cielo e la terra non erano ancora distinti l’uno dall’altro. Secoli dopo, Ovidio inizia il suo lungo racconto delle origini, Le Metamorfosi, con il passaggio dal caos al mondo, in termini molto vicini alla Genesi. Il caos è dunque inseparabile dall’ordine. [Continua]

 

 

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