Lassana, l'eroe naturalizzato francese, è il simbolo della libertà che ci unisce

Lassana Bathily ha ricevuto il 20 gennaio la cittadinanza francese. Un riconoscimento per il gesto, unanimemente ritenuto eroico, compiuto lo scorso 9 gennaio. Il giovane immigrato maliano di religione musulmana, lavora come commesso al supermercato Hypercacher di Porte de Vincennes, dove irruppe Amedy Coulibaly - cittadino francese di origine maliana e anche lui musulmano - che, intenzionato a fare una strage, uccise 4 clienti.

In un lampo, Lassana intravvide una possibilità: radunò più persone possibili e le nascose in una cella frigorifera. Per non destare sospetti spense la luce e l'impianto di refrigerazione e, dopo aver contattato la polizia - secondo le testimonianze - sarebbe tornato tra i corridoi del negozio. Così facendo egli ha aggiunto il proprio nome alla lista dei tanti Schindler che nel corso della storia hanno rischiato la vita per nascondere gli ebrei da coloro che li cercano per ucciderli.

Il comportamento di questi due uomini, uno di fianco all'altro in una situazione estrema - uno che muore per togliere delle vite, l'altro che rischia la propria per salvarne altre - ci rimette davanti a una verità profonda e radicale: ogni uomo si confronta con la scelta tra il bene e il male e ogni uomo ha la libertà di compierla. Questa scelta e questa libertà accomunano tutti gli uomini e tutte le donne, al di là delle molte differenze sociali, culturali, religiose, politiche, etniche, economiche, ecc. che, ad altri livelli, sembrano frammentare irrimediabilmente l'unità della famiglia umana. In questa luce l'interrogativo etico su bene e male e la possibilità di un riconoscimento condiviso di ciò che è bene sono anche il terreno su cui possiamo incontrarci tutti, e il linguaggio capace di farci comunicare.

Con il suo gesto Lassana ci dischiude l'accesso anche a una seconda verità fondamentale. Come possono testimoniare le persone salvatesi nella cella frigorifera, la vita di ciascuno è consegnata proprio alla libertà del suo prossimo di compiere il bene. È la radice, irriducibilmente etica, del legame sociale. Non è privo di significato riscoprirlo quando ci interroghiamo sul senso, sui limiti e sulle regole dello stare insieme. Ancora di più, ritrovare questa verità ci aiuta a mettere a fuoco il fine a cui devono tendere tutte le nostre istituzioni, sistemi organizzativi e politiche sociali, dalla scuola all'informazione, dal diritto al sistema penale, dalla famiglia alla società civile e ai corpi intermedi: il loro obiettivo non può che essere quello di generare cittadini capaci di assumere la responsabilità di compiere il bene. È anche il modo migliore per provare a garantirci la tanto agognata sicurezza.

Infine, questo gesto ci ricorda che la libertà veramente preziosa, quella per cui vale la pena rischiare la vita, non è un concetto astratto, formale o autoreferenziale, ma ha un contenuto concreto molto preciso: è la libertà di compiere il bene e più radicalmente la libertà di salvare una vita. Il rimando al bene e al bene concreto che è sempre difendere e promuovere la vita, è costitutivo della libertà: un fondamento solido nel momento in cui siamo nuovamente alle prese con la ricerca di capire che cosa, come individui e come società, vogliamo essere liberi di fare.


Giacomo Costa SJ
21 gennaio 2015




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